Capitolo 2

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Un uomo come Lewis era troppo all'avanguardia per non fiutare che le reali intenzioni del suo migliore amico andassero al di là di ciò che voleva fargli intendere.

«Perché mi hai chiesto di fare un favore a quella ragazza, Arthur?»

«Io ti ho chiesto di fare un favore a me, non a lei, Lewis», precisò l'altro, non appena ebbe liberato il fumo dalla bocca.

Il fotografo scosse la testa, ridendo come uno che conosce la verità e ascolta una bugia. Scrollò la cenere dalla sigaretta picchiettandola con le dita affusolate.

Arthur era davvero bravo ad eludere le domande. Sì, era diretto, ma non come lo era Lewis: uno rispondeva girandoci intorno, con furbizia, mentre l'altro rispondeva come un treno che ti arriva dritto in faccia. Non che Lewis non sapesse giocare di provocazione, solo che - quando poteva permetterselo - non aveva peli sulla lingua.

Alla fine era pur sempre un uomo educato e riusciva a discriminare i casi opportuni da quelli inopportuni.

«Non sapeva neanche che mi avrebbe incontrato oggi», puntualizzò.

L'avvocato buttò a terra la propria sigaretta consumata e la spense calpestandola col piede, fasciato elegantemente in un mocassino Saint Laurent.

«Non lo sapeva perché si è fidata di Norah e di me», replicò Arthur. «Hanna ha raggiunto un punto della propria carriera invidiabile ai propri colleghi. E questo progetto è un'opportunità per farsi un nome a livello nazionale, se non internazionale.»

Lewis continuava a non capire. Di fotografi ne era pieno il mondo, anche di bravi quanto - se non più - di lui.

«Questo non risponde alla mia domanda.» Spense la sigaretta allo stesso modo dell'amico, solo che lui ai piedi portava le inseparabili amiche sneakers. Il suo lavoro e il suo animo preferivano la comodità all'eleganza. Lewis amava colpire l'attenzione delle persone - dapprima per il contenuto e poi per l'aspetto - perciò sfoggiava gli abiti eleganti nelle giuste occasioni. Lo diceva sempre ad Arthur che, se lo avessero visto troppo spesso agghindato a matrimonio, le persone si sarebbero immunizzate. Allora non avrebbe ottenuto lo stesso effetto sorpresa.

«Lewis, ascoltami: Norah è preoccupata per Hanna, ecco lei... » Arthur riflesse prima di continuare: «Lei è particolare».

Come se non l'avesse notato! Quella ragazza sembrava vivere in un mondo tutto suo, perfetto ed anestetizzato. Sì, anestetizzato pensò fosse il termine giusto.

Stava giudicando il libro dalla copertina? Alla fine i suoi pensieri erano giustificati: la prospettiva che stava usando era quella della "prima impressione" e non del "pregiudizio".

«Particolare dici?» fece con tono ironico. «Okay, non la conosco e non voglio affrettarmi con le affermazioni... è che ha qualcosa che non va, non so se mi spiego.»

«Sembra quasi che si limiti ad esistere. Mhmh, proprio così. Comunque, se io non parto pregiudicato, lei sicuramente ha ben espresso il suo disappunto nei miei confronti», aggiunse.

Arthur non sapeva cosa replicare. Lewis ci aveva visto giusto e tutti quella mattina lo avevano percepito. «Dalle il modo di mostrarsi, Lewis. Se non fossi stato certo che insieme avreste fatto un ottimo lavoro, non ti avrei chiesto nulla.»

Già, ma quanto ci si può trovare a livello lavorativo se manca un'ammirazione a livello personale?

L'uomo più basso si staccò dalla parete a cui era appoggiato. Nascose le mani nelle tasche dei pantaloni e: «Sapevi che non mi sarei tirato indietro di fronte ad una sfida e sapevi che lei, invece, l'avrebbe fatto se avesse saputo che si trattava di me», esplicò.

Arthur sorrise, colpevole. Senza dare una risposta a Lewis, si avvicinò alla propria Jaguar e si arrestò prima di aprire lo sportello. «Certo che potevi vestirti meglio oggi. Hai pur sempre avuto un colloquio con la donna più elegante della città!», lo prese in giro, accompagnando la frase con un occhiolino.

Rimasto sul marciapiede, di fronte allo Starbucks in cui si era svolto l'incontro, Lewis alzò il dito medio verso l'avvocato. Quest'ultimo scoppiò in una risata a pieni polmoni e un minuto dopo era già lontano.

Lewis si guardò e - pur sapendo che Arthur amava prenderlo per i fondelli - pensò di aver fatto un ottimo lavoro con gli abbinamenti quella mattina. Annuì col capo, soddisfatto, e si accomodò sul sedile della propria Range Rover.

Per quanto tutta quella situazione lo stuzzicasse, nel giro di un paio d'ore non avrebbe più pensato ad altro se non ai propri impegni. Non amava rimuginare sulle cose. A Lewis Green piaceva viverle.

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