Il vento, trascinandosi l'umidità del Tamigi e il calore primaverile, sferzava dolce e pungente seguendo la velocità del veicolo. Si scontrava col metallo, si miaschiava con le note che stavano occupando l'abitacolo tanto quanto l'intero corpo della donna.
"You
Said you'd follow me anywhere
But your eyes
Tell me you won't be there
I got to learn how to love without you
I got to carry my cross without you
Stuck in the middle and I'm just about to
Figure it out without you..."Le ciocche ricciolute ondeggiavano in balia del movimento. Eppure, al contempo, si sentiva di esser risucchiata da ogni vocabolo che accompagnava la musica, diffusa dalle casse della vettura.
And I'm done sitting home without you
Fuck, I'm going up without you
I'm going to tear this city down without you
I'm going Bonnie and Clyde without you...Now I'm running away my dear
From myself and the truth I fear
My heart is beating I can't see clear
How I'm wishing that you were here..."L'ossimoro di quella canzone - Without You - creato dall'energetica melodia e dalle nostalgiche parole, rappresentava alla perfezione ciò che sentiva in quel momento: gioia del presente e timore del futuro.
Lanciò uno sguardo al guidatore, l'uomo che la stava portando al secondo primo appuntamento della propria vita: il lungo e mordibo ciuffo era stato tirato all'indietro nella tipica acconciatura elegante, che lui sfoggiava più raramente rispetto a quella sbarazzina di tutti i giorni. In questo modo il suo viso appariva aperto al mondo, luminoso; le linee marcate e spigolose e il sorriso ancora più evidente sugli occhi vispi.
Hanna spostò l'attenzione al paesaggio che li circondava, seppur non fosse all'altezza della bellezza di Lewis.
Si trovavano sul Blackfriars Bridge: un ponte delimitato da un tozzo parapetto da cui crescevano, come arbusti in serie, grosse e alte lanterne a tre teste. Dal fondo della strada si annidavano i classici palazzi londinesi e, tra loro, verso sinistra il The Shard - un grattacielo in vetro dalla struttura piramidale - si stagliava in alto. Norah le aveva detto che almeno una volta nella vita si sarebbero dovute recare presso uno dei suoi lussuosi ristoranti e cenare insieme con la città sullo sfondo, immersa nella notte e completamente aperta alla loro visuale grazie ai vetri ampi e limpidi.
Allora, per l'ennesima volta, la figura del fotografo si insinuò nei propri sogni, pensieri, insistente - proprio come lo era nella realtà - nel voler appartenere al suo futuro.Scosse la testa per scacciare via ogni cosa e concentrarsi solo su quel momento.
«Dove stiamo andando?»
Lewis abbassò il volume dell'autoradio, lasciando che la musica aleggiasse tra loro in sottofondo. Voleva evitare qualsiasi tipo di silenzio adesso che erano rinchiusi nella macchina, tesi e agitati.
«Lasciati sorprendere», ammiccò verso di lei, distogliendo per un attimo gli occhi dalla strada.
Le stava proponendo in maniera implicita di mollare il timone a lui, come se non fosse consapevole di quanto Hanna odiasse le sorprese e aveva anche capito il perché: lei voleva avere tutto sotto controllo. Era stato ovvio fin dal loro primo incontro, ma si percepiva anche nelle piccole cose. Un esempio lampante era il modo con cui Hanna ordinava la scrivania quando lavoravano insieme, oppure da come tendesse a raddrizzare ogni cosa nel proprio appartamento. Anche quella stessa mattina, dopo essersi appartenuti corpo e anima, non era riuscita a trattenersi dal bisogno di eliminare quello che lei definiva "caos totale".
Lewis impazziva al pensiero di riuscire a farla sorridere come quando la baciava, sorprenderla in positivo e dimostrarle che si può stare bene anche nella semplicità e nel disordine.Questo era uno dei motivi per cui la stava portando in un luogo un po' al di fuori dei suoi standard eleganti.
Sapeva quanto Hanna sapesse essere spontanea e solare: l'aveva vista giocare come una ragazzina con Christine, comportarsi come una sorella con Norah, ammirare con passione le cose banali che chiunque altro snobbava, piangere del dolore altrui. Come poteva dimenticare lo sguardo della riccia quando l'aveva portata da Will? Lei avrebbe voluto uscire fuori da quella gabbia che si era costruita e l'aveva capito dal fatto che aveva provato a fare dei passi impercettibili verso di lui, ma non ci era riuscita perché immobilizzata dal proprio di dolore.
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That's How The Light Gets In
ChickLit[35 capitoli - in corso...] Hanna Landi si è trasferita a Londra per studiare Journalism a soli diciannove anni. No, la realtà non è propriamente questa. Però è questo ciò che tutti pensano e l'unica persona che sa la verità è Norah, sua coinquili...