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Sono passati due giorni e il mio sonno sembra essersi ristabbilito.
In due giorni avevo reso casa piú sicura, memorizzando i dati di me, mamma, Morgan, Happy e di Peter in modo tale da confermare chi potesse varcare la soglia.
Jarvis era collegato a tutto, alla tv, alla cucina e ai suoi utensili meccanici, alla lavatrice e a qualche braccio robotico nascosto in garage, insomma era la casa. Quel giorno sarebbe accadute molte cose: Peter sarebbe partito e nel pomeriggio avrei rincontrato Shuri.
«Benvenuto, signor Hogan» lo accoglie Jarvis aprendo la porta.
«Cosa mi sono perso?» chiede Happy guardandosi intorno.
«Ho rimpiantato Jarvis» rispondo prendendo il cappotto.
«Posso venire anche io?» chiede Morgan attaccandosi alla gamba mentre mi mostrava i suoi occhioni.
«Ricordi il patto? No aeroporto, sí in ufficio.»
Mette il broccio e si stringe alla gamba.
«Morgan, lascia tua sorella e metti apposto i pennarelli» ordina la mamma alzando gli occhi dal libro.
«Va bene...» mormora con la testa bassa. Lascia la presa e le dò un bacio sulla testa.
«Ci vediamo dopo» saluto uscendo fuori seguita da Happy. «Hai il numero di May?» chiedo stupita guardando il telefono e chiudendo la portiera.
«Sí, mi ha mandato la posizione dell'aeroporto.»
«Solo per questo?» chiedo ancora facendo un sorriso birricchino.
«Smettila!» sbuffa poggiandolo sul porta-telefono.
Sghignazzo guardando fuori dal finestrino il paessaggio andare all'indietro.
«Quindi, non sa che stiamo andando?»
«No, spero di arrivare prima che parta» dichiaro. Forse alla velocità che andavamo sarei riuscita a salutarlo.
Dopo un pó arriviamo all'aereporto e davanti a noi si presentavano una fila di auto e un centinaio di persone.
«Chiamo May» dice il capo della sicurezza.
Mi guardo intorno e prendo gli occhiali. «Alex, scansione persone. Trova Peter.»
Guardo uno ad uno le persone che andavano avanti e indietro con i propri bagagli, fino a che non individuo i nomi di Peter e May davanti all'entrata.
