19 - Solo stanotte

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«Hot as a fever
Rattling bones
I could just taste it
Taste it
But it's not forever
But it's just tonight»

HARRY'S POV

Il tragitto dalla piscina alla mia camera era stato decisamente frenetico. Dopo essermi infilato velocemente la mia camicia, che nemmeno mi ero premurato di allacciare, avevo concesso a Diana solo un paio di minuti per potersi cambiare in modo da non attraversare l'intera Argemonia mezza nuda. Poi l'avevo praticamente trascinata per i vari corridoi, tra baci umidi e mani curiose che non accennavano a smettere di muoversi le une sul corpo dell'altro.

Come in quel momento, con lei intrappolata tra il mio corpo e la porta in legno, le mie labbra sulle sue e le mie mani che le avevano appena sollevato il vestito fino alla vita, per poter stringere tra le mie dita quel culo perfettamente sodo e imprimere la loro impronta tramite schiaffi che non avevano fatto altro che farla gemere di piacere sulla mia bocca ancora bisognosa di lei. Tra i nostri corpi non vi era distanza alcuna, le nostre gambe erano intrecciate tra di loro, i nostri bacini a scontrarsi ripetutamente alla ricerca di quell'appagamento che sembrava essere ancora fin troppo lontano, nonostante il modo in cui ero riuscito ad affondare in lei poche ore prima.

E se solo mi soffermavo a pensare a come le sue pareti mi avevano avvolto, umide, calde, bisognose e impazienti, la pressione del mio sangue saliva a dismisura e la voglia di replicare ciò che era successo in quel bagno aumentava esponenzialmente, al punto da non riuscire a respirare a dovere, al punto di sentire la necessità di cercare sempre più ossigeno nella bocca di lei, pace sul suo corpo e una guerra infinita nella mia testa.

«Devi aprire la porta, Styles.» riuscì a dire, tra un bacio e l'altro, ed io quasi soffrii quando dovetti distanziarmi per poter portare una mano al taschino della mia camicia e recuperare la chiave che mi avrebbe concesso finalmente di averla comodamente su un letto e godermi tutto ciò che era disposta a concedermi.

Non mi staccai da lei nemmeno per un secondo, dalle sue labbra gonfie dei miei baci mentre aprii la porta, sospingendo lei all'interno della stanza, prima di richiudermela alle spalle con un calcio una volta dentro.

Accesi la luce, perché una notte con lei l'avrei dovuta vivere avendo la possibilità di poterla osservare chiaramente, senza niente - a parte me - a coprire quel corpo perfetto, creato per depistarmi dal comprendere cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato.

«Ti voglio nuda. - Le dissi, mordendole il labbro inferiore. - Adesso.»

I nostri sguardi si incrociarono per un istante, prima che lei recepisse il messaggio. Ambra liquida in giada tremante.

Era stupenda, con i suoi capelli ancora lievemente umidi e i suoi occhi accesi dall'eccitazione, il labbro inferiore stretto tra i denti a mostrare la sua impazienza.

Stava per provvedere da sola alla mia richiesta, ma prima che potesse farlo, le mie mani andarono sul bordo del vestito e glielo sfilarono via frementi e, quando notai che non si era premurata di rimettere la sua biancheria quando si era tolta il costume, i miei occhi quasi bruciarono alla visione del suo corpo completamente nudo con solo quegli stivali indosso.

«Porca puttana, Denvers.» le dissi, facendo un passo indietro per poter osservarla nella sua interezza, i seni nudi e pieni, con qualche ciocca di capelli a ricoprirli, la linea dei leggeri addominali a solcarle il busto, il suo monte di venere perfettamente liscio e le sue gambe parzialmente coperte dal velluto delle sue scarpe.

ARGEMONIA  [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora