"And if it's right, I don't care how long it takes. As long as I'm with you, I've got a smile on my face."
HARRY'S POV
L'avevo fatto.
Con quel "Sì, con tutto me stesso" avevo espresso a parole ciò che le stavo dimostrando ormai da tempo. Quello che ormai avevo reso palese anche agli occhi più ingenui. Non mi restava che sperare che il suo cuore timoroso, con quel dolore che lo avvolgeva come una gabbia invalicabile, mi permettesse di farmi spazio nel suo mondo meraviglioso, forse un po' annuvolato, forse un po' ammaccato, ma che era suo.
E mi rendevo conto che il mio gesto fosse stato un po' egoista, un po' azzardato. Ma non potevo mentire, non in quell'occasione. Perché nonostante fossi stato addestrato per mentire anche di fronte alle evidenze, a sopportare torture di ogni genere pur di non parlare della mia casa e dei nostri scopi, il mio amore per lei era qualcosa che non doveva essere condannato a rimanere un segreto.
Diana doveva essere consapevole di tutte le carte in tavola per poter decidere se e quando andare avanti, lasciando che il suo passato rimanesse tale senza che questo le condizionasse il futuro. Un futuro nel luogo che io chiamavo casa da tutta la vita. Quella stessa casa che da quando era arrivata lei avevo considerato ancor di più come tale. Quella stessa casa in cui c'era la mia famiglia, quella famiglia che l'aveva accolta come una sorella e che quotidianamente si preoccupava per lei, ancora una volta messa alla prova dalla vita.
Non avevo avuto modo di tastare la sua reazione immediata a quel mio "Sí, con tutto me stesso", perché sua sorella e suo cognato erano arrivati a casa con tutte le intenzioni di cenare con noi prima di riportare i bambini a casa. E quando finalmente erano usciti di casa, si era congedata con la scusa di essere troppo stanca ed era andata a letto senza nemmeno chiedermi quando l'avrei raggiunta.
Avevo deciso di non farmi mangiare dai dubbi e dalle mie insicurezze. Avevo deciso che non volevo che queste condizionassero la mia presenza lì, nella casa in cui lei era cresciuta. Avevo deciso che avrei continuato a fare quello che avevo sempre fatto. Le sarei stato vicino pur concedendole i suoi spazi.
Per questo non l'avevo seguita immediatamente nella sua camera.
Avevo bevuto due birre e mi ero arrovellato la testa chiedendomi se avessi fatto la cosa giusta. Mi ero fatto una doccia senza di lei e avevo anche sentito il desiderio di piangere per la portata di tutte quelle responsabilità che avevo deciso di sobbarcarmi pur di alleggerire il carico delle sue.
L'Harry prima di Diana era un uomo diverso. Era un uomo che non voleva che la sua felicità e la sua sicurezza dipendessero da altre persone oltre i suoi fratelli. Ero certo che se avesse potuto vedermi, mi avrebbe riso in faccia e dato del gran coglione per essere caduto nella trappola con cui lui aveva sempre definito l'amore.
Eppure quell'Harry non mi mancava. Non mi mancava la superficialità con cui trattava tutto ciò che non riguardasse l'ambito lavorativo, il modo in cui le donne per lui fossero solo due cose: compagne di guerra o di letto. L'Harry di prima avrebbe semplicemente preso ciò che voleva e se quello si fosse rivelato troppo difficile da raggiungere, si sarebbe tirato indietro, giustificandosi con un "non ne vale la pena".
Ma questo Harry, quello che aveva deciso di mettere in discussione tutto, non era più il bambino capriccioso di un tempo, no.
Questo Harry aveva scelto la sua battaglia e non si sarebbe arreso sino la sua vittoria, perché aveva imparato a leggere la persona che più di tutte voleva al suo fianco. Questo Harry aveva letto negli occhi color ambra di Diana Denvers la speranza di vivere una vita diversa, la voglia di riscatto e la necessità di essere amata, fragilità e cicatrici comprese.
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ARGEMONIA [HS]
FanfictionDiana Denvers ha ventitré anni e il corpo segnato da cicatrici che sono il suo promemoria perpetuo dei cinque anni passati nell'esercito americano. Dopo aver perso il suo plotone in Afghanistan, torna nella sua città natale per un congedo temporaneo...