28 - Il momento

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«Non passate nessun giorno senza un rischio.
Andate al dunque. Esagerate.
Il pericolo più grande è la prudenza, il calcolo.
Siate sfrenati nei sensi e nell'immaginazione.»

DIANA'S POV

Era il mio momento.

Dovevo abbandonare le labbra dolci di Harry e racimolare tutta la forza e concentrazione che avevo per immolarmi completamente a quello che dovevo fare.

Così mi allontanai da lui, trovando i suoi occhi verdi a fissarmi consapevoli, con una vena di apprensione nello sguardo che svanì non appena gli sorrisi.

«Stai attenta.» disse, prima di mollare la presa sui miei fianchi per afferrarmi il viso tra le mani. «E non esitare a chiedere aiuto. Se qualcosa si mette male, fila via senza pensarci due volte, ok?»

Me lo aveva ripetuto così tante volte che ormai avevo perso il conto, ma non mi mostrai scocciata o stufa, semplicemente annuii, guardandolo negli occhi in una tacita promessa, facendo combaciare le nostre mani, prima di accompagnarle lontano dal mio viso.

«A dopo, Signor Spencer.» gli dissi, liberandomi dalla sua presa, e lui sorrise, con le sue fossette a marcargli il viso. «A dopo, Signora Spencer.»

E proprio nel momento in cui Philip Collins aveva iniziato il suo discorso, incominciai a incamminarmi verso l'uscita del salone con passo lento e calibrato, in modo da non destare alcun sospetto.

Uno degli chaperon all'ingresso mi osservò curioso, vedendomi uscire dalla sala proprio nel momento in cui il magnate stava iniziando il suo discorso. Ma una volta avergli sorriso con fare civettuolo e avergli indicato in direzione del corridoio che mi avrebbe condotto ai bagni, non se ne importò più, continuando la conversazione che stava avendo con uno dei camerieri.

«Ok D, la stanza dei server è nell'ala est dell'edificio. Continua a camminare.»

La voce di Niall era calma e professionale come mai l'avevo sentita, così gli obbedii prontamente, facendomi strada nei corridoi bianchi e moderni dell'edificio.

Superai i bagni, guardandomi alle spalle per cercare di capire se l'uomo all'ingresso della sala mi avesse vista e, quando appurai che non lo avesse fatto, continuai a camminare.

«Sono quasi alla fine del corridoio, vado a destra?» Gli chiesi, posizionandomi in un punto in cui la telecamera che avevo di fronte a me non potesse riprendermi.

«Vai pure, ho fermato le immagini della telecamera proprio ora.» annuii, consapevole che lui potesse comunque vedermi e procedetti per la mia strada. «Non c'è nessuno in guardia fissa, ma tieni gli occhi ben aperti, potrebbe arrivare chiunque da un momento all'altro.»

Avevamo scelto quel momento per muoverci proprio perché sapevano che ogni persona presente avrebbe abbassato la guardia, presa dai festeggiamenti. Ma questo non voleva dire che potessi farlo anche io. Niall mi sarebbe stato di grande aiuto, ma era anche molto limitato nei suoi movimenti, proprio per via dell'altissima sicurezza informatica di cui disponeva  l'edificio.

Poteva evitare che le telecamere mi riprendessero fermandone le immagini, ma era chiaro che non potesse evitare di farmi incontrare qualcuno.

Alla mia sinistra avevo gli ascensori e di fronte a me, le scale che mi avrebbero portata al piano di sotto.

«Mi scusi, signorina?» la voce di un uomo, alla mia destra, mi fermò.

Quando mi girai verso di lui, vidi un uomo sulla quarantina vestito completamente di nero, e il badge sulla sua giacca mi fece immediatamente comprendere che fosse un addetto alla sicurezza.

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