«'Cause my darling, you and I
Could take over the world
One step at a time
Just you and I»HARRY'S POV
Ventisette anni passati a svegliarsi alle cinque del mattino da una campanella assordante erano qualcosa che il mio orologio biologico non si era dimenticato nemmeno quando ero andato a dormire meno di un'ora prima.
Dopo la doccia con Diana, passata ad esplorare i nostri corpi nuovamente, avevo sentito le energie da mio corpo abbandonarmi definitivamente, come se l'adrenalina che aveva circolato nel mio sangue per tutta la giornata fosse terminata dopo aver raggiunto il mio perenne scopo: avere Diana sotto le mie mani, sentirla mia.
Lei faceva uscire quella parte di me provocatoria e predatrice, chetando quella che non appena si trovava in una situazione al di fuori di qualsiasi schema mentale prefissato, si agitava al punto di sentirsi affogare sotto il peso degli imprevisti.
Nemmeno la mia rabbia nei suoi confronti, la mia ossessione per l'ordine e la disciplina, erano riusciti a dissipare l'attrazione nei suoi confronti. Quell'irrimediabile senso di perdizione che lei, con i suoi occhi da cerbiatta, riusciva sempre a risvegliare, soprattutto se vestita semplicemente di un asciugamano, di lentiggini e cicatrici.
Avevo temuto di perderla, quella sera. Anni e anni di lavoro mi avevano messo sempre davanti a questo tipo di rischio, che avevo sempre accettato come il buon soldato che ero sempre stato. Invece, non appena avevo perso le sue notizie, ero semplicemente impazzito. La lucidità infatti non avrebbe fatto parte di nessuna mia scelta se Niall dalla sua postazione non mi avesse parlato con voce calma, obbligandomi quanto meno ad inventare una scusa di un malessere con le persone che mi avevano incastrato in una conversazione proprio nel momento in cui l'uomo aveva colto di sorpresa Diana.
Mi ero sentito dannatamente orgoglioso di lei quando l'avevo ritrovata con un corpo privo di sensi ai suoi piedi, il corpo di una persona che era il doppio di lei, che avrebbe potuto schiacciare il suo in un secondo se lei non fosse stata quello che era: una donna incredibilmente dotata di un intelletto e forza fuori dal normale.
Ma quell'orgoglio aveva presto lasciato il posto ad una rabbia cieca, per via dei mille "e se?" che avevano tormentato il mio cervello fino alla mia discussione con lei.
E se quell'uomo fosse stato armato?
E se lei non avesse avuto la meglio?
E se lei ne fosse uscita ferita?
Aveva agito chiaramente senza pensare, non sapevo se tutto ciò che aveva fatto fosse stato dettato dalla necessità di provare quel qualcosa di più che la facesse sentire più viva o da un suo insito desiderio di autodistruzione, l'unica cosa che sapevo era che mai, mai in vita mia avevo provato quel tipo di preoccupazione, nemmeno quando avevano sparato a Louis.
Perché la possibilità di perdere i miei fratelli era una cosa a cui ero stato abituato tutta la vita e - soprattutto - se fosse successo, sarei stato consapevole che loro avrebbero avuto la forza di lottare per respirare ancora, che avrebbero lottato con le unghie e con i denti per poter rimanere in quel mondo per la quale loro lottavano.
Cosa che invece non ero assolutamente certo di poter dire di lei. Lei aveva già esposto il modo in cui stava vivendo la sua vita per inerzia, il modo in cui lei si sentisse di non meritare la seconda possibilità che le era stata data e la sola idea che per un momento lei avrebbe potuto mollare, mi aveva terrificato.
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ARGEMONIA [HS]
FanfictionDiana Denvers ha ventitré anni e il corpo segnato da cicatrici che sono il suo promemoria perpetuo dei cinque anni passati nell'esercito americano. Dopo aver perso il suo plotone in Afghanistan, torna nella sua città natale per un congedo temporaneo...