37 - Casa

1.3K 81 34
                                    

«And it's alright
Calling out for somebody to hold tonight
When you're lost, I'll find a way, and I'll be your light
You'll never feel like you're alone
I'll make this feel like home.»

HARRY'S POV

Nelle ore in quell'ospedale sono state molte le cose che ero riuscito a comprendere. Prima tra tutte, l'amore per il cibo delle sorelle Denvers. Quelle due donne, nonostante il loro essere minute, erano in grado di ingurgitare più cibo di me e Niall messi insieme - il che è tutto dire.

Infatti, quando avevano fatto fuori due hamburger a testa e avevano quasi litigato per le ultime patatine rimaste, avevo ceduto loro le mie piuttosto di non sentirle più battibeccare su chi ne avesse mangiate di più o di meno.

Vederle interagire era stato qualcosa di esilarante e scioccante al tempo stesso. Avevo avuto modo di comprendere le loro dinamiche familiari solamente tramite i racconti di Diana, ma il loro essere in grado di fare finta che fossero lì per diletto e non perché loro madre fosse in terapia intensiva, era la cosa che più di tutto mi aveva lasciato basito.

Quando ero tornato dalla tavola calda, infatti, mi sarei aspettato di vedere su di loro dei visi sconvolti e tristi. Invece, con mia sorpresa, le due stavano parlando tra di loro, scambiandosi aneddoti di ogni tipo. Amanda parlava dei suoi figli e di sua suocera insopportabile, mentre Diana commentava allegramente ogni singola cosa che dicesse sua sorella.

Era chiaro che il loro principale obbiettivo fosse quello di evitare di pensare a quello che stava succedendo e questo faceva loro onore, che continuavano a dimostrare la loro forza d'animo. Non che ne dovessi essere completamente stupito, visto il modo in cui Diana aveva dimostrato la sua negli ultimi mesi.

Quando l'avevo seguita e vista al di fuori dell'ospedale, di spalle presa a fissare il vuoto, avevo davvero temuto un crollo da parte sua ben peggiore di quello che poi era effettivamente stato. Sentirla piangere tra le mie braccia era stato davvero devastante, così come il senso di impotenza che si era impossessato di me quando mi aveva esposto tutti i suoi sensi di colpa. Il modo in cui lo aveva vomitato fuori, senza temere alcun giudizio da parte mia, poi, era stato qualcosa che mi aveva lusingato e spaventato allo stesso tempo.

Stare lì con lei era una decisione che avevo preso senza il minimo ripensamento, ma mentirei se dicessi che l'idea di essere il suo punto di riferimento in una situazione a me completamente estranea, avere a che fare con la sua famiglia e con delle responsabilità che nella vita mai mi ero dovuto - voluto - prendere, non mi facesse paura.

Sapevo come imbracciare delle armi, come approcciarmi ad uno scontro a fuoco e a corpo a corpo, la strategia da utilizzare in ogni campo di battaglia, ma i rapporti umani - soprattutto quelli così intensi - come quello che avevo con Diana, erano per me un'incognita che affrontavo giorno per giorno, destreggiando tra i miei forti sentimenti e il suo duro vissuto.

Alla ricerca di quell'equilibrio per non far soccombere il mio egoismo e la mia costante necessità di starle più vicino, di sancire il nostro rapporto e renderlo più concreto di quello che già era.

La mia voglia di presentarmi a sua sorella come il suo uomo, quello che si sarebbe impegnato sempre per farla stare bene e al sicuro. Quello che avrebbe fatto di tutto e di più piuttosto di non farla soffrire come era invece obbligata ancora a fare. Quello che avrebbe accettato sempre ogni sua decisione e che non si sarebbe mai posto tra lei e qualsiasi cosa la rendesse felice.

Non sapevo cosa Diana avesse raccontato ad Amanda, ma il fatto che al mio ritorno da loro non mi avesse riempito di domande, mi aveva fatto pensare che Diana le avesse imposto di non parlarne più, piuttosto che perché avesse già ricevuto tutte le risposte alle sue domande.

ARGEMONIA  [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora