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Ieri sera, quando sono tornata al piano di sotto da Luke, ho dovuto sorbirmi una ramanzina peggiore di quella che fanno i genitori quando scoprono che i figli escono di nascosto. Era disperato perché non mi trovava più e stava cominciando a pensare che me ne fossi andata senza di lui. Fortunatamente, penso che tutto si sia risolto, anche se il suo atteggiamento di ieri sera mi ha fatto parecchio arrabbiare.

Flashback

"Insomma, Maddie! Io non posso nemmeno voltarmi per fare due chiacchiere con Michael e Calum che tu sparisci come se fossi una rondine quando arriva la primavera. Cerca di gestirti un po', porca miseria. Non sono stato programmato per seguirti in ogni dove."

"Ma Luke, che vuoi da me? Ho trovato Spencer e qualche mio collega e ho preferito andare a discutere di qualcosa di più importante di quella stupide partite di calcio di cui parlate sempre tu, Michael e Calum. È inconcepibile starvi ad ascoltare ogni santa volta."

"Certo, dai la colpa a me e alle dannate partite di calcio. Come se io non sapessi che eri a fartela con il tuo capo. Lo hai visto in giro? No, e nemmeno tu c'eri. Non mi sorprenderei se qualcuno annunciasse che sei diventata la sua puttanella personale." La mia mano si scontrò contro la sua guancia, emettendo un suono forte e tonico. "Sei impazzita?" Urlò.

"Così impari." Dissi afferrandogli il colletto della camicia e avvicinando il suo viso verso il mio. "Caro Luke Hemmings, non crederti superiore a me solo perché hai nel sangue qualche millilitro in più di alcool, resti comunque il mio saccente e idiota fidanzato, che sa contare fino a mille e a volte dimentica l'alfabeto." Lo spinsi contro il muro. "E ora andiamocene a casa."

Fine flashback

So che avere quella reazione nei confronti di Luke quando quello tra i due ad avere ragione era lui è stato totalmente esagerato, ma dovevo pur coprire in qualche modo le mie scappatelle occasionali. Ormai era come diventato il mio pane quotidiano. Mi dispiaceva, ma più la cosa andava avanti, più mi spingeva a seguirla. Non mi è mai piaciuto far soffrire le persone, ma da quando conosco Ashton sembra che le cose che un tempo odiavo fare, ora adoro farle. Per questo non so se questa 'relazione' è un bene o un male. Potrebbe ritorcermisi contro, e a rimetterci sarei solo io. Perderei tutto, e tutti. Perderei il mio ragazzo e i miei migliori amici, perderei il lavoro, ma soprattutto perderei lui.

La tremenda paura di soffrire mi investe. La paura che lui non sia come gli altri per poi dimostrarsi negativamente diverso. Così negativamente diverso da farmi trasalire brividi per tutto il corpo. La paura che lui possa rendermi sua in un modo inimmaginabile, in un modo letteralmente diverso da come qualcuno se lo immagina. Avere queste paure è la cosa peggiore del mondo. Sapere che bacerai qualcuno, ma non sapere se a lui basterà quel bacio per impossessarsi di te.

In fondo, Ashton all'inizio voleva perfino obbligarmi a stare con lui; era così bisognoso di me che mi aveva perfino ricattato. Se non fossi stata con lui avrei perso il lavoro, e solo ora mi rendo conto che non ho accettato quell'accordo per il lavoro, bensì per lui. Ancora non lo sapevo, ma nelle mie vene scorreva velocemente la brama di sentire le sue labbra su di me, le sue mani grandi che mi toccano dappertutto. Bramavo ognuna di queste cose e se non l'ho mai detto a nessuno, beh, sono la bugiarda più abile che esista.

Non lo conosco in fondo. So solo che si chiama Ashton Irwin, che è stato cresciuto da una coppia omosessuale e che si è creato una vita da solo. Non siamo come dire, amici da una vita, non siamo così confidenti da poterci permettere di parlare liberamente della nostra vita come se stessi ripetendo a memoria la Divina Commedia all'insegnante di letteratura. Sembrerebbe strano prendersi la libertà di parlargli in un modo così comune, ma la cosa più strana è che ogni volta che le sue labbra toccano le mie, mi sento come se conoscessi già tutto di lui. Ogni mio neurone assorbe ogni cosa che riguarda Ashton, e tutto questo fa così impressione. È sempre nella mia mente, e io non posso impedirlo.

Dentro di me il desiderio di confessargli i miei sentimenti è quasi surreale. Ogni volta che lo vedo mi viene l'istinto di saltargli al collo e di urlargli il famigerato ti amo, tutti i miei istinti si spengono. Ma non ho nemmeno il coraggio di scappare da lui, perché infondo lui è il mio veleno e il mio antidoto. Lui mi fa soffrire, ma lui cura i miei mali. E in fondo, forse è anche per questo che lo amo.

"Buongiorno." Sbotta Luke, seccato, mentre continua a rigirarsi nel letto, e prendendosi buona parte del lenzuolo.

"Giorno, Luke." Il mio tono di voce, come al solito saccente, tende a dimostrare a Luke che dev'essere lui quello a chiedermi scusa per ciò che è successo ieri sera. Non sarò io a farlo, e se si aspetta che gli chieda scusa, può anche dimenticarselo.

Mi alzo scostando il lenzuolo e affossandolo su tutto il corpo di Luke ancora assonnato, per poi alzarmi stiracchiandomi per bene, e scendere a passo felpato per fare colazione. La macchinetta del caffè di ultima generazione che mi hanno regalato Michael e Calum per Natale l'anno scorso emette il classico suono di quando il caffè è pronto. L'aroma comincia ad espandersi per tutta la cucina, e io inspiro a pieni polmoni quell'odore così rilassante e mattutino.

"Ne è rimasto un goccio anche per me?" Domanda Luke, quando ormai ho già bevuto il mio caffè. Annuisco debolmente, afferrando la caffettiera e versando gli ultimi gocci di caffè rimasti nella tazza di ceramica colorata che Luke semplicemente adora. Lo vedo appoggiarsi al piano della cucina, sedendosi sopra esso. Il suo sguardo continua a scrutare ogni mio singolo movimento, mentre pulisco i fornelli e lavo la caffettiera, buttando il caffè in eccesso nel filtrino. Non appena appoggio la caffettiera nell'armadietto dello scolapiatti, cerco di uscire da quella stanza per andare a farmi una doccia. Non appena faccio per andarmene, la mano morbida e fredda di Luke calma tutte le mie tensioni, bloccandomi in quell'angolo tra la cucina è il soggiorno.

"Madeleine." Mormora, provando a girarmi lentamente nella sua direzione. Mi volto io, guardandolo negli occhi nel modo più serio possibile. "Mi dispiace davvero tanto." Sembra davvero dispiaciuto. E chi non lo sarebbe? Io al posto suo mi sarei già buttata da un ponte, ma il mio livello di autostima è sempre stato in bilico tra alti e bassi, quindi forse non faccio nemmeno testo con Luke.

"Luke, ci sono rimasta malissimo." Oh, Luke. Quanto avevi ragione a trattarmi così.

"Lo so, e mi dispiace, davvero. Non avrei mai voluto dirti quelle cose. Ma le cose fra di noi ultimamente sembrano andare sempre peggio. A volte ho l'impressione che tu non mi ami più come una volta, Maddie." La sua voce comincia a tremare, qualche lacrima gli scende lungo il viso. Le mie nocche gli accarezzano delicatamente gli zigomi, impedendo alle lacrime di andare oltre.

"Io.." Qualche lacrima scende anche a me, inondando i miei occhi.

"Tu cosa, amore? Mi stai lasciando?" Mormora, con gli occhi totalmente rossi dal pianto.

Tutto ciò mi sta uccidendo. Odio far soffrire le persone, specialmente Luke. D'accordo, non lo amo più come una volta; ma tengo comunque molto a lui, ha saputo darmi tanto e non voglio che lui si senta.. come si sta sentendo adesso.

D'istinto lo abbraccio, stringendolo il più forte possibile a me. Gli accarezzo qualche punta di capelli biondi che gli ricoprono il collo, mentre le sue mani vagano sulla mia schiena.

"Maddie, sii sincera. Mi vuoi lasciare si o no?"

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