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I miei tacchi 100 laccati in vernice nera si fanno spazio sui gradini di marmo dell'azienda. Il rumore meccanico dei tasti dell'ascensore risulta più rumoroso del solito. Tutto intorno a me sembrava urlare,sembrava di avere intorno milioni e milioni di spettri che urlano le mie colpe nei confronti di Luke.

L'ascensore si apre davanti a me,aprendomi la via che dirige al mio ufficio. Il corridoio bianco sembra costruire intorno a me un'infinità spettrale,come se stessi entrando all'inferno secondo le mie stesse indicazioni,pronta al peggio.

Con un giro di chiavi apro la porta del mio ufficio. Lo schermo del computer è ancora nella stessa posizione in cui l'ho lasciato,senza minimamente essere stato spostato di un millimetro. Il faldone pieno di documenti è ancora sulla mia scrivania. Lo apri per controllare quante email devo spedire alle case di moda,e scorgo un biglietto appena dopo la prima pagina. È tutto piegato,ma riesco comunque a leggervi al suo interno.

«Alle 11 nel mio ufficio. -A.»

A. A di Ashton. Lui voleva vedermi e ogni volta che mi diceva qualcosa o percepivo mi dicesse qualcosa diventavo più tenue. Come se Ashton fosse la carta vincente per abbattermi. La mia distruzione. Il modo migliore e più lieve per farmi crollare. Comincio a lavorare,cercando di distrarmi. Magari se lavoro,dimenticherò tutto. Spedisco una email alla Gucci per l'ordine esclusivo di 30 gonne attillate con lo spacco,quando all'improvviso sullo schermo del monitor mi compare una email nuova. È stata automaticamente segnata tra i preferiti. La apro.

«Se non ti presenterai all'appuntamento,non disturbarti a tornare domani mattina.»

Cos'era? Un ricatto? Ashton mi avrebbe licenziato se non avessi fatto ciò che voleva lui? Non voglio ridurmi a diventare la sua schiavetta,prendo il lavoro molto seriamente,e di certo per me questa è un'importantissima industria multimiliardaria basata sul lavoro e non sulle molestie nell'ufficio del capo.

Però,a malincuore,penso ancora alle sue labbra sulle mie. Quel gesto è stato orribile,ma baciarlo è stato qualcosa di puramente sensazionale. Le sue labbra erano così morbide,così vellutate. Le sue mani,anche se avevano un tocco violento,erano così soffici e inconfondibili. Mi manca qualcosa di ieri sera,forse. O forse no. Forse è solo uno dei tanti pensieri da scacciare dal mio fantasioso cervello.

11 a.m.

Metto in stand-By il computer e chiudo la tastiera bianca e ben spolverata nel cassetto della mia scrivania in mogano. Scosto la sedia nella parte cava della scrivania e mi dirigo fuori dalla porta. Mi guardo intorno per controllare che non ci sia in giro nessuno. Non voglio che qualcuno mi marchi di gia come 'la nuova fiamma di Irwin' oppure 'una nuova scimmia per il suo circo'. Mi incammino verso l'ufficio di Ashton. Percepisco che ha sentito il rumore dei miei tacchi,perché ancora prima che io arrivi,vedo la sua figura uscire per metà dallo stipite.

"Entra." Si limita a dire. Mi afferra il polso con la mano sinistra e mi trascina con forza nel suo ufficio. Chiude la porta a chiave,spingendomi contro il muro.

"Capo." Dico con fermezza. Lui alza lo sguardo.

"Chiamami Ashton." La sua voce ha un tono leggermente diverso. Non è lo stesso tono con cui mi ha accolto il mio primo giorno. Non lo so,forse è decisamente più amichevole,più sentimentale come tono. Non vorrei rovinare tutto con le mie paranoie.

"Ashton.. Quello che c'è stato fra di noi ieri sera è stato.." Provo a dire,ma vengo interrotta.

"Lo so,è stato così inaspettatamente bello." Dice tagliando corto. Evidentemente sa già cosa voglio dirgli ma vuole evitare a ogni costo la scena. Si riavvicina lentamente a me,come se volesse prendere la cosa dolcemente.

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