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Dire che nel mio ufficio regna il silenzio più totale è l'eufemismo più grande della storia. Sento solo il rumore delle mie dita che provocano un'eco nella mia tastiera, espandendosi per tutta la stanza. Ogni tanto il classico tlin mi avvisa che è arrivata una nuova email, e di conseguenza, altro lavoro. Spero vivamente che invece di lasciarmi in balia di tutto questo assillante lavoro, Ashton arrivi e mi porti via da questo posto. Ma Ashton non arriva. I minuti passano, e Ashton non arriva.

Dopo l'incredibile modo con cui abbiamo passato la serata ieri, ho ancora la testa fra le nuvole in un modo frequente. Continuo a pensare alle sue labbra su di me, al suo 'ti amo' detto così improvvisamente, senza particolari preavvisi. Alla doccia fatta insieme, al modo in cui mi toccava come se fossi la sua bambina. Alle parole dolci che continuava a sussurrarmi nell'orecchio. Se pensavo che la notte più bella della mia vita l'avessi passata in quell'hotel a Milano, mi sono dovuta ricredere. La notte più bella della mia vita è stata ieri sera, in casa mia, con Ashton. Il mio corpo è ancora pervaso dal suo profumo, quell'incredibile profumo che non dimenticherei per nessuna ragione al mondo.

Improvvisamente, sento bussare alla porta.

"Avanti." Mormoro con discrezione, togliendo gli occhiali e appoggiandoli accanto alla tastiera del computer. Alzo lo sguardo e finalmente vedo lui. Indossa una camicia azzurro chiaro, un paio di pantaloni neri di tela, e con una mano si tiene sulla spalla una giacca nera intonata ai pantaloni. Dio, quanto è bello. "Ehi." Lo saluto, tirando fuori un enorme sorriso che esprime quanto io sia felice di vederlo.

"Ti posso disturbare un secondo?" É ancora fermo sullo stipite della porta, controllando ciò che sto facendo. Annuisco invitandolo ad entrare. Lo raggiungo e do un giro di chiave alla porta. Gli afferro il viso tra le mani, baciandolo con foga. Le sue mani mi tengono per i fianchi, stringendomi il più possibile a lui.

"Potresti disturbarmi anche se fossi incasinata di lavoro fino alle ossa." Gli sussurro sulle labbra. Lui sorride, baciandomi di nuovo, sempre con maggiore forza.

"Non riesco a lavorare questa mattina." Ammette.

"Troppi pensieri nella testa?" Chiedo, per poi mordermi il labbro.

"Solo un pensiero: ieri sera. È stato fantastico." Mi bacia con foga, attirandomi di più a se.

"Tu sei stato fantastico."

Si siede sulla poltrona in pelle color bordeaux, trascinandomi con se e facendomi sedere a cavalcioni su di lui. Con una mano porta una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre con l'altra continua ad accarezzarmi una guancia, mugolando leggermente per il contatto con la mia pelle estremamente morbida.

"Sei bellissima, Madeleine Smith, sei dannatamente bellissima." Si avvicina violentemente al mio viso prendendo il mio labbro inferiore tra i denti, e mordendolo leggermente. Gemo, afferrandogli qualche capello alla base della nuca e tirandoglielo. Lui, di conseguenza, per soddisfare il piacere che gli sto dando, forza la stretta sul mio labbro, spingendomi sempre di più verso di lui, e io non posso fare a meno di sentire il ringonfiamento sul cavallo dei suoi pantaloni che spinge sul punto giusto.

"E tu, Ashton Irwin, sei maledettamente sexy."

Mio malgrado, mi alzo. Ashton segue i miei movimenti, alzandosi anche lui.

"Ashton, sarà meglio se torno a lavorare. Pensa se Spencer venisse qua e ci trovasse così." Mormoro dispiaciuta.

"Già, pensa se poi mi trovasse con una macchia di rossetto Chanel sul viso e con la camicia slacciata. Mentre invece tu sei qui con la parte inferiore del vestito rialzata e i capelli tutti arruffati. Penserebbe che ho rubato la verginità ad un'altra ragazza. Non so da cosa l'abbia tirata fuori una cosa così, giuro." Dice ridacchiando, passandosi una mano fra i ricci.

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