3. Regina delle nevi

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Pᴀɪɢᴇ

Al suono della campanella che segna l'ora di pranzo i corridoi della scuola si riempiono di ragazzi, che si dirigono verso gli armadietti per posare le proprie cose oppure si recano direttamente alla mensa per godersi i quaranta minuti di pausa.

Ringrazio il cielo per avere Avril, che mi prepara tutte le mattine da mangiare, così da non dover subire le conseguenze del cibo della mensa. Vado alla ricerca di un tavolo libero, e proprio mentre mi avvio verso uno all'angolo salta fuori una bionda, tutta pompon e antipatia.

«Guarda, guarda», dice Chloe con un sorrisino che non riesco a decifrare. «Paige White. Ti sei rifatta viva finalmente. Che c'è, anche il regno dei morti non ti sopportava?»

Chloe è considerata la classica ragazza perfetta: capelli chiari, occhi azzurri, fidanzata con il capitano della squadra di rugby e punta delle cheerleader. Io, però, conoscevo una Chloe diversa.

«Ciao anche a te Chloe, se non ti spiace vorrei andare a mangiare, quindi... ciao»

Mi blocca. «Meglio così, altrimenti devi tornare in ospedale di nuovo. Reparto anoressia, corretto?»

Vedo che le voci girano qui. Per non dire la verità, mia madre ha preferito mentire dicendo che avevo avuto problemi con i disturbi alimentari. Tra DCA e uso di antidepressivi non so quale sia peggio, francamente.

«Senti biondina effervescente», le dico in tono spazientito. «Tu, di me, non sai proprio un bel niente, non più, okay? Hai fatto le tue scelte. Quindi fa silenzio e tornatene dalle tue cagnoline con i fiocchi. Proprio ora, l'ultima cosa di cui ho bisogno è la tua vocina petulante che mi dà sui nervi» 

Intanto qui è sceso il silenzio e tutti hanno assistito a questa bella sceneggiata. Ottimo.

Raggiungo finalmente il tavolo nello stesso momento di Isabelle, seguita ovviamente da Benjamin e Noah. «Oh, scusate, vado a cercane un altro libero»

Prima che possa muovere anche solo un passo Isabelle mi blocca. «Aspetta, perché non ti siedi con noi?»

«Non vorrei dare fastidio»

«Nessun fastidio», mi assicura Benjamin, che posa il vassoio sul tavolo e scivola sulla panca. Annusa la brodaglia che presenta oggi la mensa. «Ma è roba commestibile?», mi domanda.

Mi accomodo, facendo attenzione alla gonna, e tiro fuori dalla borsa i contenitori del pranzo. «Non ti saprei dire, ma per fortuna quella roba c'è solo il martedì. Gli altri giorni servono pietanze più fattibili»

«Di sicuro questa poltiglia non farà bene al mio tempio», afferma, massaggiandosi la pancia.

«Beh, l'anno scorso, a novembre, tutti quelli che toccarono quella roba si sentirono male. Hanno chiamato l'idraulico perché tutti i bagni erano intasati dal vomito» gli confesso, e lui d'istinto allontana il vassoio così come gli altri.

«Volete?», indico loro la mia pasta.

«Ma no, non possiamo, è il tuo pasto», fa Isabelle.

«Non fate storie, ve lo sto offrendo. E poi Avril me ne prepara sempre troppo», e spingo l'altro contenitore verso loro. Prima o poi farò una statua a quella donna.

«Beh, se il cibo dev'essere buttato, tanto vale mangiarlo», puntualizza Benjamin per poi fiondarsi sugli spaghetti con le polpette.

Isabelle ha la faccia di chi vorrebbe darsi uno schiaffo in fronte, però alla fine accetta. «Grazie mille, allora»

L'unico che se ne sta in silenzio è Noah, che con i due occhi celesti che si ritrova mi mette in soggezione. Il suo sguardo è così intenso che mi si chiude lo stomaco. Chissà a cosa sta pensando.

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