13. Piccoli diverbi

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Nᴏᴀʜ

Lunedì fa sempre schifo.
La voglia di alzarsi dal letto è pari a zero e con la testa sono ancora fermo a questo fine settimana. Sotto sotto sono stato contento che i miei cugini fossero occupati, così ho potuto passare una serata in compagnia della ragazza più interessante che abbia mai incontrato.

Chissà quante cose si nascondono dietro quegli occhi scuri e gli abiti firmati.

La voce acuta di Isabelle mi richiama. «Noah, vedi di muoverti! Ti ricordo che oggi dobbiamo andare al museo mineralogico con la scuola!»

Mi concedo un altro paio di minuti, poi mi tiro in piedi e pesco un paio di pantaloni e una maglietta dall'armadio. Come un fulmine entro ed esco dal bagno e trovo tutti già pronti al piano di sotto.

Zio Carter, avvolto nel completo color cachi, sorseggia dalla sua tazza il caffè. «Quando andrai al college, chi ti sveglierà?», mi prende in giro.

Metto una ciambella zuccherata sotto i denti. «Imposterò una sveglia con la voce di Isy, così sarò sicuro di sentirla», e passandole vicino le scompiglio i capelli rosa.

Faccio un salto di sopra per recuperare le cuffie e le aggancio al collo mentre Benji chiude la porta.

Il cortile pullula di gruppetti di ragazzi sparsi qua e là a parlare, i pullman gialli sono parcheggiati poco più distanti. Con le mani nelle tasche e la testa ancora sul cuscino seguo Ben verso i distributori.

«Ciao Noah», saluta qualcuno. Alzo lo sguardo alla mia destra e noto una ragazza che sventola la mano con un sorriso stampato in faccia, lo stesso vale per le due amiche al suo fianco. Ricambio, in segno di educazione.

«Chi cazzo è?», chiede Ben a bassa voce, confuso.

Alzo le spalle. «Non ne ho la più pallida idea»

Quando torniamo da Isy, scopriamo che non è sola.

«Buongiorno principessa». Benji buca il suo succo di frutta e si porta la cannuccia alle labbra.

Si voltano entrambe verso di noi. «Buongiorno», dice Paige.

Non mi sfuggono le occhiate dei ragazzi, che la guardano e poi ridacchiano.

«Ti sbavano dietro, eh», constata Ben, inorridito.

«Sono maschi diciassettenni in preda agli ormoni, ragionano con i testicoli», replica Paige, piatta. Ormai dev'esserci abituata.

«Sei bellissima, è ovvio che guardino una come te.», dice Isabelle, una punta di tristezza nella voce. Anche Paige sembra essersene accorta dato che la riprende.

«Ehi, guarda che anche tu sei bellissima. Confucio diceva: Ogni cosa ha la sua bellezza, ma non tutti la vedono.», cita. «E, a essere sincera, non ambirei ad essere oggetto della loro attenzione»

Passo un braccio attorno al collo di mia cugina e l'attiro a me. «Non sei da meno di nessuno, Isy, quante volte devo dirtelo? Sei perfetta così come sei»

È sempre stata una grande insicura. A dodici anni ha imparato a truccarsi e a piastrarsi i capelli e non esce di casa se ha un pelo fuori posto.

Mi circonda la vita e Ben le fa alzare il mento. «Potrai anche essere irritante certe volte, ma nessun coglione di questi ti meriterebbe mai», le dice con convinzione. Ed ecco un piccolo sorriso spuntare sulle sue labbra.

«Ragazzi», è la voce del professore. «Tutti a bordo, tra poco partiamo!»

Ci avviciniamo in massa agli autobus e un ragazzo della squadra di rugby – ipotizzo, osservando il bomber giallo e bianco con la scritta LionsFire – sfreccia fino a scavalcare tutta la fila e raggiunge Paige, col piede sul primo scalino.

Regina delle NeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora