21. Vogue Paris

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Pᴀɪɢᴇ

È tutta la sera che mia sorella fa su e giù per il salotto, ansiosa e allo stesso tempo eccitata per il grande evento di domani. Da che ne ho ricordo, le sfilate della Le Blanc sono sempre state magiche, capaci di lasciare davvero a bocca aperta il pubblico.

Il locale scelto per questa volta è uno dei posti più raffinati di tutta Los Angeles: lo Standard Downtown LA.

Ci saranno persone importanti, amici dei miei genitori, ma soprattutto ci saranno gli inviati di Vogue Paris, il magazine di moda migliore insieme a Cosmopolitan.

Il tavolo è cosparso di scartoffie che, per la mia mania dell'ordine, sto accuratamente sistemando in differenti blocchi.

Cassie batte la matita contro il mento, mordicchiando la punta di tanto in tanto. «Allora, ricapitolando. Il catering? C'è, e dovrebbe arrivare lì nel primo pomeriggio. Gli abiti, invece, saranno lì domani mattina, le modelle sono arrivate oggi e gli inviti sono stati mandati il mese scorso», osserva mentre spunta le caselle sulla lista delle cose da fare.

«Sarà tutto perfetto vedrai», la rassicuro. «Ehi, Cass, non è che possiamo invitare Alex?» Sarebbe una bella sorpresa anche per mamma del resto.

«Non credo ci siano problemi, ma domani mattina ne parlerò con papà», mi dice.

«Ti spiace se viene anche Chloe o qualcun altro? C'è posto?», aggiungo. A Isabelle queste cose piacciono, magari può essere un passo in avanti nella riparazione del nostro rapporto.

«Ma certo, più siamo meglio è!», e mi allunga una manciata di buste per lettere dorate.

Mi vibra il cellulare.

𝖨𝗌𝖺𝖻𝖾𝗅𝗅𝖾: 𝖣𝗈𝗆𝖺𝗇𝗂 𝗇𝗂𝖾𝗇𝗍𝖾 𝗌𝖼𝗎𝗈𝗅𝖺, 𝖾̀ 𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝖺𝗍𝖺 𝖽𝗂 𝖽𝗂𝗌𝗂𝗇𝖿𝖾𝗌𝗍𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾.

Perfetto, avrò una mattinata tranquilla per o meno. Cassie sbadiglia. «Ora mi sa che dobbiamo andare a letto, domani sarà caotico almeno quanto un matrimonio»

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Il mio sonno viene interrotto da qualcuno che strilla al piano di sotto.

«Ma cosa succede?», borbotto fra me e me strofinandomi gli occhi. Mamma e papà sono già vestiti di tutto punto, come sempre, mentre Cassandra è ancora in pigiama. Mamma è seduta sul divano e si massaggia le tempie, mentre papà siede a capotavola con le mani intrecciate sotto al mento e lo sguardo pensieroso.

Mia sorella consuma il pavimento ma si blocca quando mi nota. «È saltato tutto!», esclama.

Io, molto più pacata di lei, incrocio le braccia al petto. «In che senso?»

«Mi ha appena chiamato il locale e mi ha detto che c'è stato un guasto e bisogna cambiare tutto l'impianto e, secondo l'elettricista, ci vorrà qualche giorno», mi spiega. «Non avrò mai il tempo di trovare un altro locale che possa ospitare una sfilata in meno di quanto... otto ore?!»

Mai una cosa che vada bene, rifletto.

«E ora che si fa?», chiedo.

Mamma scrolla le spalle. «Dobbiamo cancellare la sfilata»

«E che ne penseranno i giornalisti? Voi avete fatto tutto questo lavoro per poi buttarlo via? No, non esiste. Troveremo una soluzione», insisto.

«E quale, sentiamo?», subentra papà, titubante.

«Be'... un'idea ci sarebbe e non dovremmo dar conto a nessuno.», sostengo. «La risposta è sotto i nostri occhi. Perché non organizziamo la sfilata qui? Insomma, questa casa è enorme, potremmo allestire tutto fuori in giardino e la passerella potrebbe essere minimizzata con un tappeto rosso che gira attorno alla piscina», propongo.

Regina delle NeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora