23. Kiss me more...

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Nᴏᴀʜ

Passa un'altra settimana e non è cambiato proprio un cazzo.

Posso ignorarla quanto mi pare, ma il mio corpo e il mio cervello sono sempre consapevoli della sua presenza. E parliamoci chiaro: non guardarla è impossibile.

«Ehi, sto parlando al vento?!». La voce acuta di Evie mi arriva forte e chiara dall'altro capo del telefono.

«Ehm, scusa, puoi ripetere?», chiedo. È mezzanotte passata e venti minuti fa mi ha chiamato perché non sapeva cosa fare.

Dormire è passato di moda?, mi sono interrogato.

La sento sbuffare. «Tanto non ti importa», dice, arrabbiata. «L'unica cosa di cui ti frega è quella snob perfettina»

Prendo un lungo sospiro e mi pizzico la base del naso. Non posso controbattere perché effettivamente ha ragione. Sto con lei solo per tenere distante Paige, quindi sì, lo stronzo sono io.

A discapito di quanto credono gli altri, Evie non è così male. Il divorzio dei suoi l'ha resa aspra e ha sempre voglia di mettere zizzania, ma è il suo modo per attirare le attenzioni che non ha ricevuto.

Io ci ho provato, lo giuro, ma non è riuscita a far cambiare rotta ai miei pensieri. Mi sento una pessima persona e portare avanti la cosa non ha senso.

«Senti, Evie, io-»

«Cosa? Sai che è così, è inutile mentire», mi rimbecca.

«Infatti non voglio», replico subito. Mi passo una mano tra i capelli prima di frapporla fra la testa e il cuscino. «Detesto doverne parlare al telefono...»

«La sostanza è sempre la testa. Dillo e facciamola finita con questo teatrino. Io non ti interesso, giusto?»

Avrei preferito dirlo con parole più carine, ma effettivamente non esiste un modo 'carino' per dire a qualcuno che non vuoi più starci assieme.

«Mi dispiace tanto...»

«Risparmiatelo», scatta. Percepisco tutta la sua ira da qui e sono certo che mi stia maledicendo in mille lingue diverse. «Ciao», mi fredda per poi staccare la telefonata.

Fisso per un secondo il display nero del cellulare, poi lo poso sul comodino. Un lieve bussare alla porta ne precede lo scricchiolio e nella stanza si affacciano Ben e Isabelle.

«Ehi», saluta dolcemente quest'ultima.

Sfoggio un piccolo sorriso. «Ehi, buon compleanno»

E si, oggi festeggiano i loro diciotto anni. Tra noi, però, sono io il più grande, e infatti li ho compiuti lo scorso luglio.

«Grazie. Ti sentivamo dalle nostre stanze. Cosa è successo?»

Faccio spazio sul letto, invitandoli a prendere posto. «Io e Evie abbiamo deciso che è meglio se smettiamo di vederci», mormoro, con gli occhi rivolti al soffitto.

«Era l'ora», commenta Ben, esalando un respiro di soddisfazione. «Sai, mi chiedevo quando sarebbe venuta l'ora che la finissi con quella pagliacciata», abbassa il capo e scuote la testa, divertito. «Come se tutto il mondo non sapesse che sei cotto di Paige»

Mordicchio il labbro e storco il naso. «Possiamo archiviare la questione? Grazie»

Sono molto suscettibile al riguardo e provo così tanti sentimenti contrastanti che non so nemmeno più io cosa mi stia succedendo.

«Lo sai che è stata molto male per le cose che le hai detto?», mi riferisce Isabelle. «Me l'ha confessato Chloe. Dice che Paige ti detesta»

Queste parole sono come delle coltellate allo stomaco. Abbasso le palpebre e mi insulto da solo, perché sono stato cattivo con lei e, anche se le ho rifilato un mucchio di stronzate – perché non ho mai pensato nulla di tutto quello per davvero – , riconosco di aver sfruttato i suoi punti deboli.

Regina delle NeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora