Pᴀɪɢᴇ
Ottobre è appena cominciato, ma in California è come se fosse sempre estate.
Io ed Isy ci siamo occupate del programma elettorale negli ultimi giorni e proprio stamattina abbiamo ritirato i volantini in cartoleria. Concordiamo nell'appenderli e distribuirli prima di andare a pranzare, per cui ci dirigiamo alla lezione di storia, che abbiamo in prima ora.
Nel banco infondo all'aula, vicino alla finestra, noto una chioma bionda familiare che intercetta la mia presenza e mi rivolge uno sguardo sprezzante prima di tornare a prestare attenzione alla sua compagna di banco.
Dopo aver preso posto e fatto l'appello, il signor Dawson, il professore, si alza e comincia a strutturare uno schema concettuale, ma viene interrotto dall'arrivo del preside.
Scattiamo tutti come molle. «Preside Evans», salutiamo.
«Ragazzi, oggi diamo il benvenuto ad una nuova compagna di classe. Prego signorina, entri pure»
Nell'aula fa il suo ingresso una ragazza dall'aspetto particolare. È vestita interamente di nero, dalla maglietta corta al jeans attillato e strappato sulle ginocchia; l'unica nota di colore è data dalle punte viola dei capelli corti, che alla radice sono invece castani. Una lunga linea scura di trucco evidenzia gli occhi color nocciola e riporta l'attenzione sul viso.
Mi sale un groppo in gola quando la riconosco e sarei più felice di dare una testata al muro che concepire di averla di nuovo nella stessa scuola.
No. No. No. Lei no, mi ripeto.
«Piacere, io sono Evie Miller», si presenta con l'enfasi di chi si è svegliato da cinque minuti.
Incrocio lo sguardo di Chloe, che invece vorrebbe solo sotterrarsi.
«Prego signorina vada a sedersi al penultimo banco», la invita il signor Dawson, indicandole il posto proprio davanti a Chloe.
Evie si avvicina e un sorrisetto le compare sul viso quando mi nota.
Il professore comincia quindi la sua lezione e la nuova arrivata sembra più interessata a scarabocchiare sul suo quaderno.
Mentre provo a concentrarmi e a prendere appunti, sul mio banco arriva un foglietto appallottolato. Controllando di non essere osservata, lo sposto sotto al banco e lo schiudo.
"E' tornata. Perché?!"
"Non ne ho idea", scrivo prima di richiuderlo nuovamente. Tentenno per un momento, poi lo riapro e aggiungo: "Come ti senti?".
Non ci parliamo da tanto, è vero, ma è lecito preoccuparsi per lei, no?
Lo rilancio a Chloe e osservo la sua espressione mentre legge. Forse mi sbaglio, ma noto un leggero pentimento.
Il foglietto ritorna a me.
"Bene... credo. Tu?"
"Onestamente? Non lo so più. Forse, in cinque anni, sarà cambiata", le rispondo.
"Non ne ho idea, ma spero di sì"
Punto la biro sulla carta, pronta a scrivere dell'altro, ma stavolta non lo faccio. Accartoccio il foglietto e lo getto nella borsa.
⋆⋅⋆⋄✧⋄⋆⋅⋆
Durante l'ora di spacco, come previsto, Isabelle ed io ci riuniamo per appendere i volantini. «Com'è andata geografia?», domanda.
«Praticamente l'insegnante è passato dal parlare del Brasile alle sue vacanze in Sud America», le confesso. Estraggo lo scotch e le forbici dalla borsa.
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Regina delle Nevi
Teen Fiction«Sono le persone giuste che colorano la tua vita» «𝐀𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐭𝐞𝐚𝐫𝐬 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐚𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐝𝐨𝐰𝐧 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐟𝐚𝐜𝐞 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐬𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐲𝐨𝐮 𝐜𝐚𝐧'𝐭 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐚𝐜𝐞 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐨𝐧𝐞, �...