29. Safe place

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Pᴀɪɢᴇ

Nuovo anno, nuove esperienze che si profilano all'orizzonte.

Le vacanze praticamente volano in un soffio e, come un orologio che riprende il suo ticchettio, le lezioni a scuola ricominciano. Solo ora mi rendo conto che, nel giro di pochi mesi, tutto questo non sarà più parte della mia quotidianità.

Non è tanto il futuro a spaventarmi, quanto il passato. Sono una persona incredibilmente nostalgica, di quelle che sfogliano cento volte gli album di foto, una di quelle persone che si perde facilmente lungo il viale dei ricordi.

Stamattina c'è bel tempo, come la maggior parte delle giornate in California. Scendo al piano di sotto per fare colazione e trovo mia sorella seduta a tavola. Sorseggia con molta probabilità il suo classico cappuccino e digita dei messaggi al telefono.

Mi chiedo come faccia ad essere già così sveglia e attiva. Io a malapena riesco a ricordare il mio nome. Da quando è tornata dall'Europa, ho cominciato a prestare più attenzione alle sue abitudini. Qualche notte fa, svegliata dal desiderio di biscotti al cioccolato, l'ho sentita ridere sommessamente e parlare al telefono dal corridoio. E ieri sera, ne sono quasi certa, è uscita con quella persona misteriosa e non con la sua vecchia amica del liceo, Jane, che a giudicare dai suoi social media si trova a Princeton, nel New Jersey.

«Buongiorno, Cass», saluto, strofinandomi un occhio.

«Ehi», ricambia distrattamente senza staccare gli occhi dallo schermo.

«Con chi parli di prima mattina?», chiedo, curiosa. Mi siedo di fronte a lei e poso la guancia contro il pugno.

Cassie spegne il cellulare e lo posa sul tavolo. «Con nessuno. Stavo sistemando l'agenda degli impegni», dice, massaggiandosi il lobo dell'orecchio in modo un po' nervoso. «Ah, Avril ha preparato dei cornetti che sono la fine del mondo. Ti va uno?»

Il mio stomaco brontola, rispondendo al mio posto. Cassie ridacchia e sparisce in cucina per prepararmi la colazione.

Il suo telefono è lì, di fronte a me. Mi si insinua un pensiero in testa: prenderlo e scoprire chi sia il suo cavaliere celato nel mistero.

No!, mi ripeto. Non ho il diritto di farmi i fatti suoi, devo lasciar perdere. Ma ecco che il display si illumina, notificando un messaggio in arrivo.

E se mi sporgessi solo un po'...?

Mi mordo il labbro, combattuta tra curiosità e senso di colpa. Alla fine la curiosità ha la meglio. Mi allungo appena per sbirciare.

"𝖡𝗎𝗈𝗇𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝗈 𝖻𝖾𝗅𝗅𝗂𝗌𝗌𝗂𝗆𝖺"
"𝖡𝗂𝗀𝗅𝗂𝖾𝗍𝗍𝗂 𝗉𝗋𝖾𝗌𝗂 𝗑 𝗌𝗍𝖺𝗌𝖾𝗋𝖺 :)"

Prima che possa elaborare ciò che ho letto, un urlo mi scuote. «Paige!», tuona la voce di mia sorella, facendomi sobbalzare.

Cazzo. Poteva restare due secondi in più in cucina!

Deglutisco, colta in flagrante. Sbatte violentemente il piatto di ceramica sul tavolo e si riprende il cellulare. Mi fulmina con uno sguardo che sembra trapassarmi. «Stavi ficcanasando come tuo solito?», chiede, abbastanza incazzata.

Il suo comportamento mi lascia a bocca aperta. «Io... io...»

«Tu cosa?»

Mi alzo di scatto, spalancando le braccia in segno di resa. «Sì, va bene? Ho letto le notifiche dei messaggi. Ma perché diavolo non mi hai detto che tu e Matt vi state frequentando?», scatto, sentendomi ferita.

Incrocia le braccia al petto. «Perché sono fatti miei!», ribatte. E non ha torto, ma...

«Cazzo, io dico sempre tutto a te e ad Alex! Io devo venire a sapere le cose così. Mi fate sentire l'ultima ruota del carro, sapete?», le confesso, arrabbiata.

Regina delle NeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora