20. Mai affezionarsi

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Pᴀɪɢᴇ

«Allora com'è andato il tuo ritiro spirituale?»

«Ne avevo davvero bisogno; ora sono come nuova», mi risponde Chloe. Per 'ritiro spirituale' lei intendeva una seduta alla spa, al centro commerciale e dal parrucchiere. Infatti ha scalato la lunghezza e ha scurito i capelli alla radice. «E a te? Hai risolto con gli altri?», aggiunge.

Mi stringo nelle spalle. «Isabelle non ignora la mia presenza, e Ben è l'unico che mi dà a parlare»

«Beh, questo è già un passo avanti», commenta sorseggiando il suo caffè macchiato. «E Noah?»

Mi torna in mente la scena della scorsa sera, lui e Evie avvinghiati e con le bocche incollate. È stato anche l'incubo che mi ha impedito di andare a dormire. «Stendiamo un velo pietoso», concludo.

«Ehi, almeno hai me, no?», mi fa notare lei. «E ringrazio il cielo per questo dono», replico con una punta di ironia.

Si ferma nel bel mezzo della corsia e indica l'aula a sinistra. «Ora ti devo abbandonare però, ho il test di scienze». Prima di scappare in classe mi scocca un grosso bacio sulla guancia, cosa che mi tira su l'umore, che ultimamente sta proprio strisciando per terra.

Io ho invece la verifica di filosofia, per cui la imito e mi dirigo in classe, dove ad attendere c'è il professor Lee. «Signorina White, mi può fare la cortesia di sedersi in fondo?», mi chiede. «Ho progettato un'accurata disposizione dei ragazzi, e preferirei tenere determinati soggetti avanti. Lei è una delle migliori, e so anche che non darà problemi», spiega mentre giocherella con la matita.

Non obietto e mi limito a eseguire. A mano a mano la classe comincia a riempirsi fino a lasciare un solo posto, proprio alla mia sinistra. E caso vuole che manchi solo una persona ancora.

«Signor Taylor, il suo banco è quello lì, vicino alla signorina White», lo informa il professore.

Prende un bel respiro e si muove nella mia direzione, anche se continua ad evitare di guardarmi in faccia. Poi il professor Lee passa tra i banchi per distribuire i fogli della verifica. «Un'ora da adesso ragazzi», annuncia.

Do una rapida occhiata a tutte le domande per farmi un quadro generale, ma mi rendo conto che so tutte le risposte, per cui non mi resta che cominciare a scrivere. Ci sono alcune risposte aperte, ma quelle sono più semplici delle crocette dato che ce n'è sempre una a trabocchetto che rende difficile la scelta.

Quando arrivo alla fine della seconda pagina, con la coda dell'occhio sbircio sul foglio del ragazzo biondo accanto, ancora fermo alle prime domande. Sono passati trenta minuti e non ha fatto assolutamente nulla?!

Noto che si massaggia la tempia con una mano e con l'altra face oscillare velocemente la matita. Non capisco se è disinteressato, con la testa da un'altra parte o è in difficoltà.

«La prima risposta è la B», sussurro piano. Non oso distogliere gli occhi dal foglio, e proseguo il mio compito nel frattempo.

«Perché mi aiuti?», sento domandargli.

«Zitto e scrivi», lo ammonisco. «Non te le posso dire tutte, quindi te ne dirò in ordine sparso»

Non ti aveva detto di farti i cazzi tuoi? Be', potresti mettere in pratica il consiglio, riflette la mia coscienza.

Non sto aiutando lui - questa sua versione grigia e senza senso - ma il ragazzo gentile che ho conosciuto. Sono convinta, non so in base a cosa, che gli sia accaduto qualcosa, altrimenti non si spiega questo cambiamento radicale dall'oggi al domani.

Finisco il test dopo un quarto d'ora, per cui mi alzo e consegno. Il Signor Lee abbassa gli occhiali sul naso. «Già ha finito?» Incredulo, gli dà un rapido sguardo. Sembra essere orgoglioso. «Molto bene signorina, credo che il comitato della NYU rimarrà impressionato dai suoi risultati. Se vuole, può anche andare»

Regina delle NeviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora