capitolo 18

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Il traggito verso la sala grande era stato abbastanza tranquillo. Quasi tutti gli studenti erano tornati a casa per le vacanze e i corridoi erano totalmente liberi e silenziosi. Harry aveva continuato a tenere la mano di Draco per tutto il tempo, non volendo rischiare che il ragazzo provasse ad allontanarsi come sempre.

D'altro canto il biondo stava già cercando una strategia per liberarsi dal moro, quando entrambi si ritrovarono davanti all'ingresso della sala.

Deglutì molto rumorosamente e piantò i piedi sul pavimento, rifiutandosi di andare avanti anche dopo i richiami del grifondoro e delle continue richieste per sapere perché si fosse fermato.

Non passò molto tempo prima che ad avere la meglio fosse di nuovo il prescelto, che lo trascinò dentro la stanza semivuota. All'interno di essa regnava il silenzio, o quasi. Qualche studente giocava ad una partita di scacchi magici, altri chiacchieravano allegramente tra loro, altri ancora si limitavano a consumare la cena, ma di sicuro quel solito trambusto sempre presente era totalmente sparito.

Malfoy ringraziò il cielo quando, una volta entrato in sala grande e aver lasciato la mano del ragazzo, nessuno si era voltato verso di loro. Fece un cenno affermativo della testa al moro, prima che si incamminasse a testa bassa al tavolo dei serpeverde, il quale era ancora più vuoto degli altri.

Si sedette al suo posto nell'angolo più lontano, stringendosi le spalle con le mani e lasciando che una lacrima silenziosa gli rigasse la guancia.

Stare con Potter lo stava lentamente uccidendo, perché nonostante lui lo amasse ed Harry si fosse lasciato con la Weasley, quest'ultimo non ricambiava i suoi sentimenti. Si sentiva davvero uno stupido a pensare che qualcosa tra loro due potesse succedere. Doveva smettere di fare tutti quei pensieri sul ragazzo e di arrossire per ogni suo minimo gesto. Era diventato ridicolo e ogni giorno si malediva mentalmente per essere diventato ciò che è era: uno sbaglio.

Era sempre stato uno sbaglio fin dall'inizio. Era un vigliacco, un codardo che sfuggiva da tutte le sue responsabilità solo per paura, e che scappava con la coda tra le gambe ogni volta che si presentava un problema troppo difficile da risolvere. Era diventato poi un mangiamorte, ovviamente non per sua scelta, ma, ancora una volta, lo era diventato per paura. Ma d'altronde che altro avrebbe potuto fare? Suo padre lo avrebbe punito di sicuro, lo avrebbe cruciato e frustato sulla schiena nuda come al solito lasciandolo in una pozza del suo stesso sangue. Aveva già sofferto abbastanza e non voleva solo aumentare il dolore.

Si aggiungeva però il fatto di essere gay. Fin dal primo giorno che Lucius lo era venuto a sapere, le cose tra loro due erano degenerate rovinosamente: essere gay, secondo suo padre, era uno sbaglio e le persone come loro meritavano di scomparire della faccia della terra. I gay non meritavano di vivere come gli altri e tanto meno di essere trattati come gli altri.

Narcisa era stata invece molto più comprensiva.

Inizialmente era rimasta molto stupita dalla rivelazione del ragazzo, ma non aveva osato dire una sola parola contro al figlio, limitandosi ad affermare che chiunque deve essere libero di mostrarsi come si è realmente. Essere gay non era sbagliato, tanto meno poteva essere una cosa che si può scegliere. Semplicemente si nasce in questo modo, oppure si sviluppa una certa attrazzione con il tempo.

Ma l'unica cosa importante era che ognuno era libero di amare chi vuole e che nessuno ha il diritto di toglierti la felicità.

Un'altra lacrima rigò la guancia del ragazzo, ricordandosi delle parole dolci di sua madre.

"Posso sedermi qui con te?" La voce di Potter lo fece ritornare velocemente alla realtà, e dovette trattenersi dall'urlare per lo spavento quando vide il ragazzo proprio di fianco a lui.

Ti Proteggerò Ad Ogni Costo _Drarry_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora