Un nuovo amico

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Dopo quella sconvolgente dichiarazione decidemmo di fare ritorno alla guest house, volevamo prepararci per la cena. Avevamo trovato un posticino carino vicino al Castello e avevamo prenotato un tavolo per le 19:30. Attraversammo il ponte e gli occhi ci caddero sulla "House of Fraser", un negozio di articoli per la casa, vestiti e souvenir, tutto rigorosamente in stile scozzese.

– "Direi che il tempo di un giretto ci sta"

Mi era bastato voltarmi verso Milly senza proferire parola per capire che anche lei aveva visto il negozio e pensava di farci un giretto.

– "Perfetto, entriamo!"

Il negozio era pieno di corsie e reparti, ci perdemmo ben presto di vista. Io avevo la solita litania in testa di mia madre che prima di partire si era accertata che comprassi souvenir per parenti, amici e vicini di casa. Ero un po' riluttante a spendere somme esorbitanti considerata la quantità di souvenir che avrei dovuto comprare secondo la lista fatta da mia madre. Pensai che in un posto come quello di sicuro avrei trovato qualcosa di carino a pochi spiccioli. Raccolsi il necessario e mi diressi alla cassa per il pagamento. Mentre il commesso, un serioso ragazzotto con gli occhiali col classico kilt come divisa, faceva il conto, i miei occhi caddero su una targhetta che sparava il prezzo di 99 pounds. Il cestino a cui era appoggiata era pieno di sacchetti rossi e oro con un valoroso Highlander disegnato, il cui kilt sembrava sul punto di essere sollevato dal vento. Ne presi uno, lo rigirai tra le mani e notai una sola scritta McCondom. A riportare il fatto ora mi vien da pensare "ma che razza di idiota sono, era palese, no!?". In quel momento, invece, l'unica cosa che mi venne spontaneo fare fu accettarmi quale fosse il contenuto di quei sacchetti, perché nella mia testa già pensavo di aver fatto l'affare del secolo. Ne avrei comprati circa una decina e li avrei distribuiti ai vicini. Sarebbe stato esilarante, ma forse me ne sarei accorta comunque prima e avrei quindi evitato i loro sguardi stupiti. In ogni caso col sacchettino tra le mani mi rivolsi al commesso che oltre ad essere serioso, ora pareva avere pure una faccia corrucciata.

- "What's this?", chiesi.

Il commesso prima mi guardò per capire se fossi seria o quali fossero le mie vere intenzioni, poi notando che in effetti in fronte avevo scritto "sono una povera scema", mi rispose con un tono che esprimeva più ovvietà dell'ovvietà stessa: – "It's a condom"

E all'improvviso l'incantesimo che aveva momentaneamente preso in ostaggio le mie funzioni cognitive svanì e la ragione arrivò di corsa per cercare di rimediare alla figura di merda fatta in sua assenza. L'unica cosa sensata che mi venne da dire fu: - "I'm sorry".

Poi, come se il sacchettino avesse preso fuoco tra le mie mani, lo rimisi subito al suo posto. Accennai un sorriso forzato al commesso, consapevole del mio stato di imbarazzo che traspariva da ogni poro del mio viso, e gli dissi che non avrei aggiunto altro al conto.

Pagai, presi il sacchetto e mi voltai per uscire di corsa dalla House of Fraser.

– "Fatto compere?", Milly con le braccia occupate da mille cianfrusaglie, si stava dirigendo alla cassa per il conto.

– "Mai quanto te", le risposi.

Posò tutto sul bancone e chiese al commesso di fare il conto.

– "Aspettami, faccio subito", mi disse.

Volevo starmene zitta e raccontarle quello che era appena successo lontano da orecchie indiscrete, ma tanto il commesso era inglese, impossibile che capisse l'italiano.

– "Vedi quel cestino pieno di preservativi?"

Milly annuì, esortandomi a continuare.

– "Ho appena chiesto a questo Highlander tutto d'un pezzo, cosa fossero perché non mi era abbastanza chiaro dal nome sul sacchettino"

- "Incredibile", rispose Milly.

– "Eh già, una bella figura di merda. Chissà cos'avrà pensato il commesso?"

– "In realtà nulla", voce maschile, il sorriso ci morì a entrambe sulle labbra. A parlare era stato il commesso in un perfetto italiano.

– "Doppia figura", disse Milly.

A me uscii un: - "Ma che caz...? Quante probabilità c'erano di trovare forse l'unico italiano al mondo nella città più a nord dell'intero Regno Unito?"

– "In effetti ti stupirebbe sapere che Inverness è piena di italiani che vivono e lavorano qui"

– "Ma davvero?"

– "Assolutamente"

– "E tu come ci sei arrivato?"

– "In aereo"

Scambiai un'occhiata con Milly che aveva tutta l'aria di dire "ah bene, sotto l'armatura seriosa, si nasconde un animo ironico".

– "Certo, ma come mai hai scelto proprio questa città?", tradusse Milly.

– "Mi piace la sua tranquillità. Inoltre, è economica, ha tutto quello che serve per vivere bene, tutte le comodità di una città e allo stesso tempo a pochi minuti di macchina puoi immergerti nella natura e apprezzarne i meravigliosi panorami"

– "Ne sembri proprio innamorato"

– "In effetti sì"

– "E come l'hai conosciuta? C'eri già stato prima?"

– "Lo scorso anno mi sono laureato e sono venuto a far visita a una coppia di amici che da diversi anni si è trasferita qui. Alla fine, ho deciso di restare anche io"

– "In bocca al lupo allora per tutto"

– "Grazie, e se vi ricapiterà di tornare da queste parti, passate pure per un saluto"

– "Senz'altro"

Fu Milly a rompere il silenzio mentre ci dirigevamo alla guest house:

-"Nico,non gli abbiamo chiesto come si chiama"

Cara Scozia, il diario di un'avventuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora