Dopo il viaggio in Irlanda riprendemmo la solita routine, ciascuna alle prese con le rispettive abitudini e vicissitudini. Milly immersa tra i preventivi di viaggio in agenzia, io impegnata con la mia ultima sessione estiva di esami, accantonammo in uno spazio minuto e remoto delle nostre teste la serie consigliata da Rosita. Finché un pomeriggio fiacco in cui il sol pensiero di aprire il manuale di letteratura italiana mi esortava a svuotare compulsivamente la dispensa, nel disperato tentativo di preservare il mio girovita, rispolverai quell'angolino rimasto al buio e mi ricordai di Outlander.
Il primo episodio dovetti guardarlo in due tempi diversi perché (non me ne voglia nessuno) mi addormentai. Lo trovai noioso e siccome volevo dargli comunque una chance, lo guardai una seconda volta ma il parere rimase lo stesso. Decisi di archiviare completamente la serie e di non pensarci più.
Dopo aver finalmente finito i miei ultimi esami all'università mi stavo godendo i miei meritati giorni di nullafacenza, quando un pomeriggio afoso di luglio Milly decise di punzecchiare la mia curiosità.
- "Stai vedendo Outlander?", mi chiese.
- "No Milly. Ho visto la prima puntata ma non mi ha preso e ho lasciato stare", risposi.
- "Ho capito. Io ho iniziato a vederla. Nulla di entusiasmante ma penso di continuare perché mi interessa sapere come finisce la storia", mi confidò la mia amica col tono di chi non si sta creando chissà quali aspettative.
Come siamo passate da questa conversazione a cambiare completamente punto di vista ancora non ce lo spieghiamo nemmeno noi. Fatto sta che è successo.
Non possiamo dare la colpa alla televisione o ai giornali perché il fenomeno Outlander in Italia è partito in sordina. Ma non soddisfatte noi abbiamo pure comprato subito tutti i libri della saga letteraria.
Dopo un paio di giorni Milly mi chiamò: - "I primi episodi sono moscetti ma aspetta di arrivare alla sesta puntata. Fidati di me! Non te ne pentirai" La sua voce non riusciva a contenere l'eccitazione. Io ero titubante a riguardo, ma decisi di fidarmi.
La svolta inaspettata arriva proprio sul finale del sesto episodio: Claire costretta a sposare Jamie. Da quel momento in poi penso di non averci capito più nulla e gli episodi a venire mi hanno tenuta incollata allo schermo del mio tablet. A un certo punto non potevo più farne a meno.
- "Se non mi avessi ordinato di continuare a vedere la serie, adesso conserverei ancora intatta quella minima integrità psichica che mi era rimasta e che ora è andata a farsi benedire dopo aver visto l'intera stagione", incolpai la mia amica.
- "Non potevo rimanere sola ad affrontare questa pazzia. Dovevi essere travolta
anche tu da questo ciclone", si giustificò lei.In realtà sapevo benissimo che puntarle il dito contro non avrebbe di certo alleggerito la mia coscienza, dopotutto ero pur sempre partita prevenuta. Il merito (o la colpa, dipende dai punti di vista) va dato alla serie con il lavoro certosino di riprese e di ricerca della giusta ambientazione. Il coinvolgimento era stato graduale, ma più ci si addentrava nella storia, più la trama si faceva avvincente. Alla fine, era stato impossibile rimanere impassibili davanti al fascino di quelle terre.
Ma a prescindere da tutto ciò, io e la mia amica siamo partite perché abbiamo sentito forte il richiamo delle cornamuse, dei clan e della sua affascinante storia. La Scozia è l'emblema perfetto della libertà: è una nazione che ha combattuto valorosamente per affermare la propria indipendenza, una nazione che ha creduto nei propri valori e che ha assegnato al coraggio una connotazione geografica.
- "Cara amica mia, sono sempre più convinta che la Scozia siamo noi"
- "Come darti torto, Nico"
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Cara Scozia, il diario di un'avventura
AvventuraDa Glasgow a Edimburgo, passando per Fort William fino all'incantevole Isola di Skye. Il racconto di due amiche e del loro legame che supera i confini del tempo per consolidarsi nel presente, durante il viaggio che ha cambiato le loro vite. Pronti a...