La capitale delle Highlands era la nostra prossima meta.
– "Quanto ci vuole per arrivare a Inverness?", chiesi.
– "Il navigatore mi porta due strade. Una è panoramica e dura quasi tre quarti d'ora in più rispetto a quella normale che, invece, dura all'incirca due ore"
– "Quale preferisci?"
– "Ma che domande, Nico. Ovvio che prendiamo la panoramica"
– "Alla grande!"
Il tempo era davvero molto bello. La Scozia ci stava dando l'occasione di ammirare davvero per bene le sue bellezze.
Se avessimo saputo in anticipo cosa ci avrebbe riservato la strada panoramica, forse Milly avrebbe risposto con un bel "col cazzo che prendiamo la panoramica". Ma è così bello crogiolarsi nell'inconsapevolezza delle avventure prima di compierle. D'altronde ci pensa "il senno di poi" a renderci più responsabili.
Arrivare a Inverness significava attraversare lande deserte, dava l'impressione di trovarsi in un'altra dimensione priva di esseri viventi. Mai nemmeno per un attimo abbiamo temuto di esserci perse. Come potevamo anche solo sfiorare questo timore, se la strada era sola e unica?
– "Siamo passate dall'azzurro del mare, al verde intenso della costa, fino al verde scuro dei monti, arrivando al marrone intenso delle Highlands"
– "E tutto nel giro di poche ore"
– "Impressionante"
– "Ci manca solo il bianco della neve e possiamo dire di aver assistito al ciclo completo delle quattro stagioni"
Milly sussultò alla mia esclamazione. Credo che per un attimo avesse pensato davvero a quell'ipotesi e le si fosse gelato il sangue nelle vene all'idea di guidare nella neve.
E così accadde che la strada iniziò ad essere sempre più in salita, perché è risaputo, i panorami migliori si apprezzano dall'alto, e le temperature si abbassarono di botto. E dal nulla sbucò anche lei: la neve.
Il paesaggio era idilliaco, accostammo addirittura l'auto per scattare qualche foto. Ma poi una piccola bufera decise che era arrivato il momento di metterci davvero alla prova. Mantenere i nervi saldi fu un primato che a Milly sarebbe stato assegnato su due piedi se a un certo punto non avesse iniziato nuovamente a inveire contro la zia Gabaldon e Jamie e tutta la malora dietro. Io me la ridevo di gusto. Che poi a pensarci ora c'era davvero da preoccuparsi: la strada panoramica ci aveva portato sul cucuzzolo di una montagna, senza parapetti, con quelli che io definisco "sdurrupini" su entrambi i lati della strada; la neve che rendeva tutto più scivoloso, e dei dossi che ci toglievano del tutto la visuale, quindi in pratica non capivamo dove stavamo andando e se proseguendo ci fosse stata una curva, uno sdurrupino o un'altra auto. Per miracolo divino nessuno era stato così incosciente da prendere quella strada.
Ad un tratto iniziammo a scendere, e di conseguenza le temperature risalirono di un po'. La neve scomparve.
– "Puoi tirare un sospiro di sollievo", consigliai alla mia amica.
Lo fece e aggiunse: - "Non osare a dire nulla riguardo quest'altro pezzo di viaggio, che non vorrei trovarmi nel mezzo di una mareggiata, o frana, o qualche altro disastro naturale"
– "Promesso, croce sul petto"
– "Direi che possiamo anche fermarci a sgranchire le gambe, che ne dici?", proposi.
– "Direi che è un'ottima idea. Inoltre, siamo arrivate a Loch Ness..." Milly non finì la frase, se ne pentì nel momento stesso in cui la stava pronunciando. Si voltò verso di me, io già ridevo.
– "Bene, stai sicura che lo incontriamo noi. Vuoi vedere come lo avvistiamo noi il famoso mostro?", mi chiese Milly. – "Mò ti faccio vedere"
– "Giusto due minuti che il navigatore dice che ci vuole ancora un po' per arrivare a Inverness. Sarebbe bello se riusciamo a posare le valigie e fare un giretto prima che la luce vada via"
Milly concordò. Avevamo proprio voglia di scoprire la Inverness raccontata nei libri della zia Gabaldon.
Stavo osservando il lago quando udii un rumore fortissimo. Mi voltai verso Milly chiedendole se per caso avesse trovato il modo per chiamare il mostro, e invece si stava solo soffiando il naso. Per la durata del viaggio la mia amica diventò "il Trombone delle Highlands". Il raffreddore peggiorava sempre di più e soffiarsi il naso ormai era diventato un rito. Ancora oggi entrambe crediamo che si senta l'eco del suo trombone tra le sconfinate lande scozzesi.
Altratappa volevamo farla poco prima di arrivare a Inverness, visitando l'Urquhart Castle,ma ahinoi, era chiuso l'ingresso.Ci toccòfotografarlo da lontano. Poco male, tanto Inverness ci avrebbe regalato belleemozioni.
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Cara Scozia, il diario di un'avventura
PertualanganDa Glasgow a Edimburgo, passando per Fort William fino all'incantevole Isola di Skye. Il racconto di due amiche e del loro legame che supera i confini del tempo per consolidarsi nel presente, durante il viaggio che ha cambiato le loro vite. Pronti a...