Ciò che rese ancora più magica Skye fu un avvenimento in particolare.
A pensarci oggi, a distanza di anni, ancora scuote un po' gli animi.
Eppure, ci sono cose per cui non esiste una spiegazione logica.
Ma facciamo un passo indietro. Dopo l'escursione alle Fairy Pools, l'umore era alto e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Decidemmo di prendere la strada verso la prossima guest house prenotata. D'altronde ci voleva un'ora abbondante di macchina per raggiungerla ed era quasi sera.
La strada verso Balmacara, il villaggio dove avevamo prenotato il pernottamento di quella sera si trovava sulla costa scozzese, al di là dello Skye Bridge. Il tramonto e la costa hanno contribuito a rendere quel tragitto tanto memorabile.
Il ponte che collega l'isola alla terraferma è un'opera architettonica. Ma è talmente nascosto alla vista che ci si rende conto della sua presenza solo quando si è saliti sopra. Mi ero abituata a vedere il mare alla mia sinistra perché la strada percorsa fino a quel momento si affacciava sulla costa. Mi voltai verso destra e notai che anche lì c'era acqua. Consapevole della fobia per i ponti di Milly, notai solo che la presa sul volante si era rafforzata.
– "Non vorrei aggiungere tensione, ma ti sei accorta che siamo su un ponte?", la stuzzicai.
Milly aveva gli occhi fissi sulla strada, non si voltò e in tutta onestà mi aspettavo un bel "vaffanculo", e invece: - "Me ne sto accorgendo ora, porca miseria! Non voglio nemmeno pensarci. Questo ponte mi ha preso alla sprovvista"
– "Ha colto anche me di sorpresa, non me lo aspettavo". Poi però mi voltai a guardare il cielo colorato con le tonalità porpora della sera e mi sfuggì un sospiro: - "Cazzo però, è bellissimo il panorama da qui"
Secondo il navigatore la nostra destinazione era vicina, eppure girammo tanto in tondo prima di deciderci a chiedere informazioni all'unica persona presente in giro a quell'ora.
Abbassai il finestrino e con l'indice feci segni a un ragazzo rossiccio col berrettino di lana e le mani infilate strette strette in tasca, di avvicinarsi all'auto.
– "Sai dirci dove si trova il Ceol na Mara?"
A questo punto succede una cosa che non abbiamo poi più avuto il piacere di constatare per l'intera durata del nostro viaggio. Il ragazzo inizia la frase con un "Aye", l'affermazione gaelica. Mi volto verso Milly che ovviamente si era resa conto della stessa cosa, e le sorrido. Lei aveva un viso che era già tutto per intero un sorriso. Anche le orecchie mi sembravano coinvolte in quella pacata euforia.
Morale della storia: non capimmo una parola della risposta di quel poveretto che intanto era stato costretto e togliersi le mani dalle tasche per indicarci la strada. Lo salutammo con affetto e tanta gratitudine e seguimmo la direzione che ci aveva indicato col braccio.
– "Almeno la strada è una sola, da qualche parte pur dovrà sbucare", disse Milly.
La fortuna volle che la stradina era piccola senza traversine laterali e all'improvviso sulla nostra sinistra leggemmo il nome della nostra guest house.
– "Eccola", esclami di botto.
– "Ottimo! Ora dobbiamo solo capire dove parcheggiare Delice"
Nel frattempo, si era fatto buio, lasciammo l'auto sul ciglio della strada ed entrammo a fare il check-in. La casetta era minuscola con sole due camere per gli ospiti, così accogliente e calorosa che ce ne innamorammo all'istante.
Il proprietario era un tipo strano appassionato di cornamuse. Oserei quasi dire ossessionato. Ci condusse alla nostra stanza e si fermò a scambiare due chiacchiere con me mentre Milly portava Delice lì dove il tizio ci aveva detto di parcheggiare la macchina per la notte. Da quel momento iniziarono i cinque minuti più lunghi della mia vita, il proprietario della guest house non faceva altro che chiedermi di cornamuse e di che tradizione ci fosse in Italia, manco se io ne fossi stata un'esperta. L'unica risposta sensata che in quel momento mi uscii fuori dai pensieri fu: - "Non so nulla di cornamuse tranne che di solito le usano i zampognari a Natale".
– "Zampognari?"
Mi diedi una sberla in testa, mentre cercavo di trovare il termine più adatto a tradurre in inglese la parola zampognari. Alla fine, mi uscii un "people who play zampogna". Intanto, pregavo che Milly arrivasse in fretta a porre fine a quel teatrino. Le avrei scaricato il tizio con cui avrebbe anche lei intrattenuto un interessantissimo discorso sulle zampogne, e me ne sarei andata a fare due passi nei dintorni prima di cena. Ma per fortuna il proprietario aveva intuito il mio disagio e si congedò augurandomi buona serata.
Quando Milly ritornò in camera, la lasciai libera di riposarsi e rinfrescarsi prima di cena. Di fronte l'incantevole casetta in cui alloggiavamo c'era il Loch Alsh, un'insenatura marina tra l'isola di Skye e le Highlands nord-occidentali della Scozia. Andai a fare due passi sulla sua riva. Camminavo con le mani in tasca e lo sguardo perso all'orizzonte, quando dalla schiena mi salì un brivido. Non era freddo, col senno di poi penso fosse stata una sensazione, una presenza. Mi fermai e scesi alcuni gradini, mi sedetti su una panchina a pochi metri dall'acqua. Sentivo dentro di me una vitalità rinata, irradiavo energia, ero felice. La prima persona con cui pensai di condividere quel momento fu mia madre. La chiamai, le spiegai che eravamo arrivate in un posticino davvero incantevole. Chiusi la telefonata e ritornai a godermi quel momento. Poi mi voltai verso la guest house. Dalla posizione in cui mi trovavo riuscivo a vedere chiaramente la finestra della nostra camera. Pensai a Milly, alla sua forza e alla sua determinazione, al suo modo di affrontare la vita così diverso e coraggioso rispetto al mio. Siamo così diverse, eppure così complementari, sotto certi aspetti oserei dire essenziali per entrambe.
Era quasi ora di cena e non avevamo prenotato in nessun posto, così feci ritorno in camera. Mentre andavo via una lucina attirò la mia attenzione. Si trattava di una conchiglia. La raccolsi e mi venne la brillante idea di prenderne altre con l'intenzione di avere un ricordo tangibile di quel momento. Perché quando percepisci chiaramente una molla scattare dentro, è bello ricordarsi dell'esatto istante in cui il cambiamento è avvenuto.
Cenammo nella sala pranzo del Balmacara Hotel, un posticino tranquillo con vista sul lago. Il tutto reso più piacevole dalla presenza di una sola allegra famigliola seduta a qualche tavolo di distanza. Intanto, la pioggia era diventata un uragano, e ciò ci costrinse a ritornare di fretta alla guest house. Nuova notte, nuovo posto, nuova camera.
Dormimmo come ghiri, al mattino di buon'ora eravamo sveglie e pronte per la colazione. Mi stavo allacciando le scarpe davanti al grande specchio di fronte al letto e un motivetto si fece tanto insistente da voler a tutti i costi uscire dalle mie labbra. Iniziai a canticchiare "più bella cosa non c'è, più bella cosa di te. Unica come sei, grazie di esistere". In quell'esatto momento Milly uscì dal bagno con due occhi sbarrati e mi chiese come mai stessi canticchiando proprio quella canzone. Le dissi che non c'era una ragione precisa, mi era venuta in mente all'improvviso.
– "So che non canto mai Ramazzotti di solito, ma di certo mi hai già sentito intonare qualche canzoncina. Perché ti stupisce tanto?"
Milly continuava a guardarmi meravigliata e non ne capivo la ragione. Ma poi decidemmo di scendere a fare colazione e il momento svanì. Una volta giù ci lasciammo tutto alle spalle, la nostra attenzione venne completamente risucchiata dall'enorme vetrata sotto la quale era posizionato il tavolino per la colazione. Una colazione con vista, cosa chiedere di più.
Erail 16 aprile. Di lìa poco ci saremmo rimesse in viaggio. Destinazione: Inverness. Non prima però di aver fatto tappa alCastello piùfotografato della Scozia.
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Cara Scozia, il diario di un'avventura
AvventuraDa Glasgow a Edimburgo, passando per Fort William fino all'incantevole Isola di Skye. Il racconto di due amiche e del loro legame che supera i confini del tempo per consolidarsi nel presente, durante il viaggio che ha cambiato le loro vite. Pronti a...