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Rio De Janeiro
[Pray For Me, Kendrick Lamar & The Weeknd]
[Fireflies, Lorne Balfe]

Inutile dire che comunque non aveva dormito e no, non era per via di tempeste oppure magari c'era qualche zanzara e non se n'era accorto. Come di consueto, lo stesso motivo per cui non dormiva la notte era lei, era solo lei, si svegliò verso le sei di mattina quando era ancora buio fuori, ma si alzò da sotto le coperte solo quando si iniziò a fare giorno e la casa stava iniziando a riprendere vita. Infatti sentì il rumore delle stoviglie proveniente dalla cucina e questo gli fece pensare alla sua casa di vent'anni prima, a Shelbyville.

Quanto gli sarebbe piaciuto ritornare a casa, indietro nel tempo, rivivere quella vita che gli era stata strappata via e che, quando ne aveva la possibilità, non ne aveva colto l'occasione di viverla. Che stupido, l'unico pensiero che aveva di sé stesso era l'essere stato stupido, l'essere stato troppo superficiale, troppo menefreghista e sembrava che, ogni giorno, si svegliava con la colpa addosso, più che una supposizione era proprio così, non c'era un solo giorno, da quasi sei anni dove non si svegliava sereno e tranquillo, senza rimorsi o sensi di colpa.

Chissà che cosa le stava succedendo, chissà che cosa stava facendo, chissà come stava lei e chissà come stava anche... anche suo figlio. Di sicuro se gli sarebbe successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, anche perché la prima a non averlo fatto è stata Wanda, era così difficile... quando si è innamorati, ci si dichiara ad una ragazza ed è fatta, la si porta a cena, ci esci con lei per un paio di volte e se anche lei ricambia è fatta, passerete altri anni insieme, vi sposerete ed insieme avrete una vita felice ma la vita di Bucky non era più felice.

Non lo sarebbe mai stata più.

Stanco dei suoi troppi pensieri, si alzò scocciato dal letto, già di prima mattina e si diresse alla porta della sua camera provvisoria, solo fuori riuscì a sentire, stavolta chiaramente, il suono delle stoviglie accompagnato da un buon odore di caffè, era troppo presto e fuori luogo per dirlo, ma questo posto gli ricordava casa. Non era la sua vera casa, ma gli ricordava casa... che strano controsenso
Scese le scale enormi che conducevano al piano di sotto e sentì, solo in quel momento le voci della sera prima, a piccoli passi perché si sentiva ancora fuori luogo, si avventurò in cucina, dove vide la mamma del suo nuovo amico T'Challa, sua sorella e sua moglie, mentre tutto il resto era seduto fuori, al tavolo sotto il gazebo.

"Buongiorno" disse lui e i tre si girarono con dei sorrisi smaglianti e contagiosi, verso di lui

"Ciao a te! Hai dormito bene?" gli chiese la sorella di T'Challa e lui, anche se pensò che il suo atteggiamento fosse strano, le rispose comunque

"Si, benissimo" disse lui ma qualcuno parve non crederci

"Mentiras" disse infatti T'Challa

"¿Quieres un café, chico?" gli chiese sua mamma e lui rispose direttamente con un sorriso che stava a dire sì

"Forza, andiamo fuori, staremo bene..."

James lo seguì vedendo come lui spalancava le porte finestre che davano sul giardino, passarono sul lato destro della piscina e da lontano, vide come il tavolo messo sotto al gazebo fosse già occupato dalle stesse persone che T'Challa gli aveva presentato la sera prima, solo che però le stesse ad un suo segnale, si alzarono dai loro posti, facendoli rimanere da soli. James però non era stupido, sapeva perfettamente quando era in pericolo oppure quando poteva stare tranquillo e non conoscendo tante cose di questo paese, nemmeno la persona che l'aveva ospitato in casa sua, subito si allarmò.

"Hai fatto andare via i tuoi amici"

"Preferisco parlare da solo... allora, ieri sera te la sei cavata, oggi invece ti tocca rispondere... cosa ci facevi ieri in quel club ieri sera e perché dovevi uccidere Vanko"

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