XXII

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"È infattibile"

"No, non lo è" disse Michelle

Forse trovare tante soluzioni non era proprio il rimedio adatto, ma vivere la situazione di Michelle non era neanche il massimo. Specie se lo vivi, se lo subisci per molto tempo, guardava il suo Thomas mentre giocava con Ethan e pensava che quello poteva essere di più, quello poteva essere di più di un semplice gioco fra i due. Poteva essere una scoperta, specie di quello che il rapporto fra i due bambini poteva diventare al di fuori di quelle mura.

Mura che vietavano loro solo di vedere il mondo, oramai da quasi tre mesi. Tre mesi per Nat, ma sette anni per Michelle, il tempo era diverso, specie per durata, però l'agonia era la stessa, l'angoscia era uguale al giorno prima ed andava avanti così fino a quando non avrebbero trovato la soluzione. Per lei era solo una trappola che la teneva incatenata ancor di più, una morsa che la stringeva fortissimo e che non la faceva respirare.

Poteva anche essere infattibile, ma non c'era altra soluzione, non quando quella ti permetteva la salvezza, non puoi pensare a come raggiungi un obbiettivo, con quali mezzi, con quali scopi, l'importante è averlo raggiunto, è esserci arrivata. E per Michelle non era un vero e proprio obbiettivo da raggiungere, era solo stesso da riacquistare, da poter rivivere e vedere come la sua vita scorreva adesso, le faceva solo salire i sensi di colpa.

Non che fosse la diretta imputata, neanche Peter lo era, però credeva che se non si sarebbe mossa prima, se non si sarebbe alzata le maniche da sola, se non avrebbe risolto la cosa, allora quella non si sarebbe risolta magicamente, le piaceva mettersi a lavoro, che fosse anche una semplice cosa da fare in cucina oppure salvarsi la vita. Una cosa che Peter le aveva insegnato, una cosa per cui lei gli era eternamente grata, altrimenti sarebbe stata ferma al momento esatto del suo rapimento, lasciandosi corrodere da tutte le sensazioni negative, da tutti i pensieri sbagliati, portando con sé anche il tempo.

Poteva pensarci prima, questo è vero ma non puoi quando qualcosa di più grande di te, ti ostacola tutto il cammino, ti fa cadere, ti butta già e non ti lascia altra scelta se non quella di farti male. Per Michelle era finito il momento dove si faceva male, dove si sarebbe arresa e non avrebbe fatto male, non avrebbe fatto arrendere neanche Natasha, Ethan e suo figlio.

"Si parla di tuo figlio, vuoi fingere che sia... vuoi fingere che sia morto per poi sperare che una volta che lui sia in strada, possa riconoscere qualcuno, quel qualcuno chiama la polizia e quella ci libera? É azzardato... troppo azzardato"

"Io mi fido di mio figlio, lui può essere la sola ed unica salvezza, non so quanto altro tempo ancora vuoi restare qui ma io sono stanca"

"Lo sono anche io però..."

"Però Ethan vorrà vedere la sua mamma, giusto? Non voglio sminuire te, il tuo lavoro sarà ripagato in futuro quando avrai un figlio tutto tuo,,, ma non puoi darmi torto, la tortura più grande è la nostra e sarà ancora più pesante sapere che quella non l'abbiamo evitata a loro... io la penso così, puoi fare anche a modo tuo, ma anche tu hai tutta la tua vita davanti e scommetto che non vuoi passarla così..."

"D'accordo... sputa il rospo"

"Okay... lui viene qui ogni due giorni, il martedì, il giovedì ed il sabato"

"Solo i giorni pari? Perché?"

"Ha un suo programma... almeno è quello che mi ha fatto credere, ma non devi badare molto ai giorni, ma agli orari"

"É per questo che porti quell'orologio?"

"Si, era uno dei suoi regali... quelli che gli ho chiesto quando... quando mi comportavo bene per lui"

"Hai chiesto dei regali?"

"Solo per... per cavarmela, quasi a trovare un accordo, ma non è andata sempre così"

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