XLIV

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[Lemurian Star, Henry Jackman]
[Feel the Fire, Pluto]

Se fosse stata una situazione diversa, quell'occasione sarebbe stata anche piacevole da vivere. Aveva l'ansia, ma di certo non era lei quella che doveva fare questo grande passo, non che fosse un vero e proprio grande passo, ma quello di Maria e Sam era davvero un capitolo importante della loro vita.

La promessa di matrimonio, era uno di quei tanti aspetti della vita che ti aspetti di affrontare, innanzitutto non da solo e poi, quando sei già preparato, già pronto. Maria lo era abbastanza, ma era comprensibile, non del tutto se pensiamo a quanto poteva essere più grande quest'ansia il giorno del suo matrimonio, però se si vedeva Wanda, si percepiva la stessa identica sensazione.

Accompagnata da tante altre ancora, ovviamente.

Continuava a lisciarsi il tessuto della gonna del vestito, quello che era della mamma di James e giocherellava con le balze, sperando che quelle potessero districare il suo enorme gomitolo di pensieri. Era quasi come se, una volta lasciato il tessuto, sulle sue dita ci fosse ancora la sensazione di toccarlo.

Era permanente.

Come permanente era il peso sulle spalle che doveva essere leggero ma no, poteva dire a James quello che le era successo prima, sin da subito. Ma il punto era che, forse, quello che credeva leggero, una volta che lo avrebbe detto a James si sarebbe fatto più pesante. Era inutile dirlo... le parole di conforto delle sue amiche non l'avevano aiutata affatto.

E potevano anche provare a capirla, ad empatizzare con lei, il punto è che non riesci mai a capire realmente quella persona cosa sta provando fino a quando tu, non provi la stessa cosa.

Girò con la testa verso la finestra, guardando gli addobbi che decoravano il giardino, tutti bianchi. Palloncini bianchi, stoffe drapeggiate bianche ed alcuni dettagli in verde, come altri palloncini, decorazioni e i piccoli ventagli che erano messi sulle sedie.

Verde era anche il suo vestito, non a caso... la rallegrava solo il pensiero di come James avrebbe reagito una volta che l'avrebbe vista, lui l'aspettava giù, al piano di sotto e di sicuro era in trepidazione anche lui, minimamente rispetto a come era lei o Nat o Maria o Sam, ma anche lui sarà entusiasta, se lo sentiva.

Facendo un respiro profondo e guardandosi un'ultima volta allo specchio, si rese conto che era ora e quindi, una volta chiusa la porta della loro stanza alle sue spalle scese le scale e come accade nei soliti film con cliché romantico... James la seguì con lo sguardo, per tutta la durata della scesa fino a che non comparve di fronte a lui con un sorriso smagliante.

"Sei... meravigliosa"

"Grazie... ma sei arrivato tardi"

"Come?"

"Dico che ti ci è voluto di tempo prima di farmi i complimenti per un bel vestito che ho indosso"

"L'ultima volta che hai indossato un vestito carino non è andata a finire esattamente come adesso, te lo ricordi vero?"

"Si... me lo ricordo, io intendevo... quando eravamo in quel locale e dopo hai sparato contro Rumlow, non avevo indosso lo stesso vestito vestito adesso ma diciamo che la tua faccia non è cambiata affatto da adesso ad allora"

"Quello era più..."

"Lo so com'era... me lo ricordo, questo ti piace? Spero non ti dispiaccia che l'abbia messo io"

"Sei meravigliosa, te l'ho detto"

"Anche tu non sei niente male... vieni andiamo"

Lo prese per mano e lo trascinò in giardino, il tacchetto delle sue scarpe alte faceva rumore sul pavimento in marmo di quella casa ma una volta arrivati sul retro, lui le offrì il suo braccio in modo da non poter inciampare nell'erba un po' alta.

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