𝒸𝒽𝒶𝓅𝓉ℯ𝓇 32

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Vorrei poter dire di non aver fatto nient'altro con Jungkook dopo la sala massaggi. Vorrei davvero poterlo dire, ma purtroppo è successo, altre due volte. Sia nella sauna che in piscina.

Fu una bellissima giornata quella, come d'altronde tutte le altre. Ma purtroppo il nostro viaggio si concluse lì, la nostra permanenza a Busan era terminata. Solo durante l'ultimo giorno ci rendemmo conto di quanto eravamo stati bene insieme, di quanto ci eravamo divertiti.

Il giorno dopo, quindi, tornammo a Seoul. Ci salutammo, promettendoci di rivederci qualche volta per una cena o magari un altro viaggio come quello, e ci scambiammo i nostri numeri di telefono.

Non nego che Jungkook si irrigidì notevolmente quando Namjoon mi passò il suo numero, memorizzando poi il mio come pasticcino.

«Bene, io e Jimin dobbiamo andare. A presto ragazzi» ed entrammo in casa posando le valigie all'ingresso

«"Pasticcino" gne gne gne» cercò di imitare Namjoon con una vocina irritante e io non potei fare a meno di ridere a quella scena, soprattutto alla smorfia che aveva assunto mentre parlava

«Senti, quello mi sta abbondantemente sul cazzo. Ci ha interrotti minimo due volte mentre stavamo per iniziare a fare qualcosa e poi ci provava spudoratamente con te, quando gli ho detto chiaramente di lasciarti stare»

Sentendo quelle parole decisi di provare una cosa...

«E quindi? Cosa ci sarebbe di strano se lui continuasse a provarci con me? Non sono mica fidanzato con qualcuno, sono single e lui è un bel ragazzo. Quasi quasi ci provo io»

«Forse tu non hai ancora capito una cosa. Tu appartieni a me, Park Jimin»

Quelle parole.

Di nuovo quelle parole.

Quelle dannatissime parole da cui tutto è iniziato.

Cosa diamine voleva dire che ero suo? Se fossimo stati insieme avrebbe avuto un minimo di senso, ma non era così! Io e Jungkook non stavamo insieme, non avevamo alcuna relazione e lui non provava niente per me! Quindi perché continuava con questa maledetta storia del tu sei mio? Non aveva senso e riusciva solo a confondermi sempre di più.

Si avvicinò lentamente a me portando le sue mani sulla mia camicia con l'intento di sbottonarla, ma io lo fermai.

«Jungkook ieri l'abbiamo fatto 3 volte. Dammi tregua!» ridacchiai allontanandolo

«E va bene, vado di sopra a disfare la valigia»

«Ok, io chiamo Taehyung e poi ti raggiungo»

Non sentivo Taehyung da quasi una settimana, era molto impegnato in Italia: suo padre gli stava facendo recuperare le lezioni dell'università tramite una classe online così che si tenesse al nostro stesso passo e fosse pronto per gli esami quando sarebbe tornato.

BABYSITTER | jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora