𝒸𝒽𝒶𝓅𝓉ℯ𝓇 13

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Jungkook

«Jimin in questi giorni sei strano, che hai?» gli chiesi mentre lui era seduto alla scrivania intento a studiare per un imminente esame

«Nulla, e ora non fare finta di preoccuparti per me tanto non ci crede nessuno»

«Ti ho chiesto solo se stessi bene, non mi parli più e quando mi avvicino inizi a piangere, ti sembrano atteggiamenti normali di una persona a cui va tutto una meraviglia?»

«Infatti niente va una meraviglia Jeon» disse sottovoce quasi tra sé e sé non distaccando nemmeno per un momento gli occhi dai libri

«Ah ora non mi chiami nemmeno più per nome?» Ma niente, continuava ad ignorarmi

«Cazzo Jimin parlami! Per una santissima volta nella mia vita in cui ti chiedo qualcosa sinceramente almeno rispondimi!»

«Non mi va»

«Ma vai a farti fottere»

Ma prima che potessi chiudere definitivamente la porta della camera, essendo già sull'uscio, sentii Jimin iniziare a piangere, per l'ennesima volta in questi ultimi giorni, e mi bloccai per un momento

«Vattene! Chiudi quella porta e vai via» mi urlò contro

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Quella sera non andai in discoteca come facevo solitamente.

Semplicemente ero diventato curioso: volevo capire perché da un momento all'altro Jimin non volesse più parlarmi o soltanto incrociare il mio sguardo, perché quando gli parlavo o mi avvicinavo a lui iniziava ogni volta a piangere come un disperato. Quindi decisi di rimanere a casa per capirci un po' di più.

Cenammo "insieme", se così si può dire: ordinammo una pizza e quando ci venne consegnata lui prese al volo una fetta per poi uscire di casa immediatamente. Io lo fermai sull'uscio della porta prendendolo dal braccio.

«Dove vai?»

«Non ti interessa, lasciami» mi disse guardando in basso con sguardo assente

Io non riuscivo davvero a spiegarmi come potesse essere cambiato così tanto da un momento all'altro.

Le prime settimane con lui erano favolose: io lo prendevo in giro e lui cercava di tenermi testa, sempre, con quel suo bel caratterino. Poi è uscito con Woojin e il giorno dopo è diventato triste, scorbutico e strano.

Di certo non era imbarazzato per quello che avevamo fatto. Mi ricordavo molto bene com'erano andate le cose, quindi esclusi immediatamente quell'opzione.

Ad ogni modo, lui era uscito e io non mi feci affatto scappare quell'occasione per frugare un po' tra le sue cose. Cercai di fare molto in fretta perché non sapevo dove stesse andando e quindi dopo quanto, più o meno, sarebbe tornato.

Corsi al piano di sopra entrando in camera sua e iniziai a dare un'occhiata un po' ovunque. Ovviamente quella, essendo in realtà camera di Taehyung, non poteva di certo contenere chissà che di Jimin, ma ero sicuro che qualcosa se la fosse portata da casa sua. Doveva pur sempre trascorrere qui più di due mesi.

Dopo vari minuti di ricerca però continuavo a non trovare nulla, ma poi mi ricordai di una cosa: Jimin era un ragazzo particolare, lo ammetto, ma a volte era di una stupidità e banalità assurda.

Mi vennero in mente quelle scene che dei classici film adolescenziali dove uno dei personaggi nasconde i suoi segreti e i suoi oggetti più cari in una scatola sotto il letto o sull'armadio.

«No, non può averlo fatto sul serio» dissi tra me e me quando mi abbassai per guardare sotto il suo letto e vidi una scatola non molto grande davanti ai miei occhi

«Che stupido»

Aprendo quella scatola trovai solo un quaderno, nient'altro se non un quaderno. Non era molto grande e si poteva subito notare che Jimin non ci avesse scritto su molto, ma era l'unica cosa interessante che avevo trovato fino a quel momento.

BABYSITTER | jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora