𝒸𝒽𝒶𝓅𝓉ℯ𝓇 19

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Jungkook

«Ma che diavolo gli ho fatto adesso!? Non ci siamo neppure visti per tutta la giornata!»

Jimin era corso al piano di sopra in lacrime. Continuava a ripetermi di avergli fatto qualcosa, ma io non capivo. Così dopo essermi calmato raggiunsi la porta della sua stanza e ci bussai sopra attendendo un "avanti", ma come mi aspettavo lui non disse nulla.

Silenzio.

Riuscivo ad udire solo i suoi singhiozzi, nonostante fosse sotto le coperte. Anche se non potevo vederlo per averne conferma ero convinto che fosse così. Ormai per tutte le volte che l'avevo visto piangere in quell'ultimo periodo avevo capito che preferiva farlo in quel modo.

Era un po' come per i bambini: loro si mettono le manine davanti agli occhi pensando che nessuno li possa vedere, come se diventassero invisibili. Ecco, anche con Jimin era una cosa del genere: pensava che dando sfogo al suo pianto sotto le coperte nessuno potesse sentirlo, oltre al fatto che non poteva sapere se qualcuno lo stesse guardando o meno, quindi si sentiva più al sicuro.

Bussai un'altra volta, ma niente. L'unica cosa che cambiò fu il suo pianto che si fece ancora più intenso.

«Jimin aprimi»

Ancora nulla.

«Jimin, fammi perlomeno capire. Scusa se non ci arrivo ma, basta piangere... per favore»

Sapevo ormai che Jimin preferiva il mio lato dolce, quindi per riuscire a dissuaderlo dovevo sforzarmi un minimo e comportarmi così con lui. Non volevo che ritornasse in quel periodo di continui pianti e paranoie.

Non aveva intenzione di venire ad aprirmi, ma comunque io non mi mossi da lì. Mi sedetti per terra, appoggiandomi con le spalle alla porta, ed aspettai a lungo.

Dopo all'incirca 10 minuti sentii il rumore della chiave che si inseriva nella serratura della porta, segno che Jimin stava per aprirla. Allora mi alzai subito e quando finalmente la porta venne aperta mi accorsi del suo stato: occhi rossi e lucidi, capelli disordinati e guance umide a causa delle lacrime.

«Jimin...»

«Io con te non ci parlo più!» mi urlò contro mettendo il broncio

«Sembri un bambino...» gli dissi cercando di trattenere una risata

Lui si girò verso di me e scoppiò a ridere rendendosi conto della verità nelle mie parole, ma dopo pochi secondi quella risata si trasformò in un leggero pianto. Così si accasciò su se stesso rannicchiandosi contro il muro e poggiando la testa fra le sue gambe.

«Sarei dovuto rimanere in camera. Ti odio»

«Uh allora mi parli ancora... Senti, anche se non so cosa ti ho fatto di preciso come posso farmi perdonare?»

BABYSITTER | jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora