Quando arriviamo a Ciudad Juárez, nonostante il caldo infernale, ho i brividi. Per strada non c'è assolutamente nessuno. È come essere nell'Afghanistan dei talebani, non so se mi spiego.
- Tieniti pronta. - Amber mi sussurra all'orecchio. - Tu e Sean dovrete coprirci le spalle, nel caso le cose vadano male. -
Annuisco. - Va bene. - faccio un paio di passi indietro e raggiungo Sean e Logan, che stanno aprendo i portelloni del furgone. Non dico una parola e aspetto.
È Alex a negoziare, qui.
Lancio un'occhiata alla mia sinistra e, all'interno di una vecchia casa, intravedo una figura.
Miguel.
È strano dirlo, ma sono davvero sollevata che sia qui.
I sicari Juárez contano tutti i fucili e li controllano uno per uno. Parlano in spagnolo e non ho la più pallida idea di cosa stiano dicendo. Spero che Miguel, da dove si trova, riesca a sentirli.
Dopo essersi accertati che sia tutto in regola, lanciano un borsone nero ai piedi di Alex e gli puntano la pistola alla testa.
Sean e io tiriamo fuori le nostre armi, pronti a sparare.
- Manca un fucile. - dice uno dei sicari. - Sono ottantuno. Te ne avevo chiesti ottantadue. -
Lancio un'occhiata discreta a Miguel, che scuote la testa. Ok, non c'entra niente. Sposto lo sguardo su Logan. Ha uno strano sorrisetto stampato in faccia e non mi piace per niente.
- Sean? - bisbiglio.
- Mmh? -
- Guarda Logan. -
- Perché? -
- Guardalo. -
Lo fa e vedo i suoi occhi stringersi. - Ho capito. -
- Coprimi le spalle, devo controllare una cosa. -
- Ok. -
Indietreggio fino al furgone e spalanco di nuovo il portellone. Non sembra esserci traccia del fucile mancante. Le casse erano ben sigillate, quindi deve averlo fatto sparire prima di partire.
- Hurensohn. - borbotto. Che, in tedesco, significa "figlio di puttana", per chi non lo sapesse.
- MARGOT!!! - la voce cupa e allertata di Sean mi fa sobbalzare.
Ho a malapena il tempo di voltarmi, che un dolore lancinante mi colpisce la coscia sinistra. Urlo e crollo a terra, tenendomi la ferita.
- Perra, pensaste que me habías jodido, ¿eh? - sibila uno dei sicari, torreggiandomi. - Hasta la muerte! -
Fermi tutti! "Muerte" significa...morte.
Cerco di rialzarmi, invano. Il dolore è troppo forte e l'emorragia mi sembra un po' esagerata. Cavolo, mi gira la testa.
Un improvviso spruzzo di liquido caldo, mi finisce dritto sul viso, prima che l'uomo davanti a me mi piombi addosso. Grido di dolore, quando atterra proprio sulla mia povera gamba. - Aaarg! Scheiße! -
- Margot! - Amber corre da me e lo spinge via. - Cazzo, devi andare in ospedale. -
Continuo a imprecare in tedesco, tanto è forte il dolore che provo. La gamba sembra invasa da un miliardo di coltellate in successione.
- SEAN!!! -
Sean si avvicina con una borsa e tira fuori delle bende. - Devo fermare l'emorragia, ma ti porteremo in ospedale. Potrebbe aver reciso l'arteria femorale. -
- Oh, fantastico... - borbotto.
- HO APPENA SALVATO UNO DEI VOSTRI, CAZZO! -
Miguel.
È stato lui a sparare al sicario. E a salvarmi.
Lo vedo entrare e so che si sta trattenendo. Non si avvicina, ma il suo sguardo dice tutto. Mima con la bocca "te amo" e io rispondo con un cenno della testa. Sean mi sta guardando e non voglio che capisca.
- Fate sparire il furgone. - dice. - Io la porterò in ospedale con la mia auto. Andate via di qui e nascondete le moto. - lancia le chiavi di casa sua ad Alex. - Nascondetevi da me, non verranno lì. -
- Dì un po', Arenales, che ti prende? - Amber è accigliata. - Da quando sei così amichevole con noi? -
- Non sono affari tuoi, Davis. - si avvicina e mi prende in braccio. - Hill, conosci la strada? -
- Non proprio. -
- Raggiungete Hermosillo passando per il New Mexico. Da lì, seguite i cartelli stradali fino a Pan American Avenue, per tornare qui in Messico e raggiungere Hermosillo. C'è un grande edificio moderno, bianco, sulla San Carlos. È il più alto di tutti, non potete sbagliare. Il mio appartamento è all'ultimo piano. - scende dal furgone con un balzo, tenendomi stretta. - Non toccate niente, o sarò io a urlare "hasta la muerte" contro di voi. -
- Sempre gentile. - borbotta Alex.
- Vengo con voi. - Sean ci segue fino alla macchina. Sapevo che sarebbe venuto, accidenti.
Miguel mi stende sui sedili posteriori e Sean appoggia le mie gambe sulle sue, per comprimere la ferita. Sto iniziando a sudare e ci vedo doppio.
- Non chiudere gli occhi, Margot. - mi dice. - Guarda me. -
- Ho sonno... -
- Lo so, è normale, ma cerca di rimanere sveglia, ok? -
- Il proiettile è uscito? - chiede Miguel.
- No, è ancora dentro. È molto in profondità, dovranno operarla. -
- Mierda. -
- Perché ti preoccupi tanto? -
Già, perché si preoccupa tanto!? Si farà beccare, se continua così!
- Perché so cosa si prova. Devo per caso ricordarti che la moglie di Rodriguez, un anno fa, mi ha sparato? -
Cosa!? Isabel ha sparato a Miguel?
- Volevi uccidere suo marito, sei fortunato che ti abbia preso alla spalla. -
Ok, quindi parliamo sempre della stessa solfa: l'eterna lotta tra i Figli dell'Inferno e i Los Diablos.
Oh, mamma, che sonno...
Provo a chiudere gli occhi, ma Sean mi picchietta la guancia. - Ehi, ehi, sveglia. -
- Margot, resisti. - dice Miguel. - Siamo quasi arrivati. -
- Come fai a sapere il suo nome? -
- Non avete fatto altro che urlarlo, poco fa. Non sono mica sordo, Evans. -
Sordo no, ma idiota sì...
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Perfume of Love - MIGUEL
ChickLitMargot è il Sergente d'Armi degli Angeli della Morte, un club motociclistico formato da sole donne. Vive a San Diego, fa il lavoro sporco e, per la legge, è una criminale. Amber Davis è la sua migliore amica, l'unica a conoscere quasi tutta la sua s...