PARTE 1

31 2 0
                                    

Odio aspettare ai semafori. Odio aspettare in generale, a dirla tutta. Non sono mai stato un tipo paziente e quella lucina rossa mi dà sui nervi.

È che quei cani dei Figli dell'Inferno mi danno ancora più sui nervi, santa mierda. Si sono presi uno dei miei più grandi affari. E me lo hanno scippato da sotto il naso, cazzo! Me la pagheranno. Oh, sì che me la pagheranno. Soprattutto quel Rodriguez. Siamo in guerra da anni, li ho aiutati a smantellare il Cartello dei Rojas, che ha reso anche a me la vita impossibile. E come mi ripagano!? Rubandomi gli affari?!

No, no, no. Non mi fregheranno così.

E perché non scatta il verde!?

Vete a la mierda, sono stufo.

Accelero e attraverso l'incrocio, anche se non è il mio turno, ma la mia ruota anteriore urta contro quella di un'altra Harley. E al volante c'è una donna. Perdo l'equilibrio e, nonostante tutti i tentativi di rimanere dritto, finisco a terra!

- ¡Qué carajo, mira a dónde vas! - Che cazzo, guarda dove vai!

Mi rialzo, furioso e rimetto in piedi la moto. Non la guardo neanche e parto di nuovo verso la mia destinazione.

Mi ci mancava solo una fottuta caduta!

Sfreccio per le strade di Acapulco, fino a raggiungere il bar in cui mi aspetta Sebastian, il mio Vice. Fa un caldo infernale, ma dovevo rimediare a quell'affare perso e questo era l'unico posto. Anche se è significato farmi cinquanta ore di viaggio in moto. Ne avrei risparmiate venti, se avessi preso il traghetto, ma soffro di mal di mare e al diavolo, no.

Parcheggio accanto alla Harley di Sebastian e mi sfilo il casco. Ho i capelli fradici di sudore e sono sul punto di evaporare.

- Mierda, que calor... - borbotto, sventolandomi la giacca di pelle.

- Miguel. - Sebastian mi raggiunge fuori. - ¿Como le fue? - Com'è andata?

- El trato es nuestro. - L'affare è nostro. - No es como lo que nos robaron los perros, pero de todos modos estoy bien. - Non è come quello che ci hanno rubato i cani, ma mi va bene comunque.

- Siempre tendremos una forma de vengarnos de ellos. - Avremo sempre modo di vendicarci con loro.

Annuisco ed entro nel locale. C'è l'aria condizionata e tutto il mio corpo ringrazia.

- Una Corona, por favor. - Una corona, per favore.

Mi siedo su uno sgabello, proprio sotto la bocchetta dell'aria fresca. Che goduria, ragazzi...

- Urbock. Voglio una Urbock! - sibila una donna. Mi volto verso di lei, che è dall'altro lato del bancone e la riconosco. È la ragazza dell'incrocio. Il suo abbigliamento, il suo fisico, i suoi occhi. Sì, è lei. - Non voglio la Corona, è la Urbock la birra migliore! -

Prego!? Che ha detto!? La...Urbock è la birra...migliore!? Una stupida birra austriaca?

Cambio posto e la raggiungo in un baleno. Sono messicano, vivo da trent'anni nella patria della Corona e non lo accetto. - Avrei dovuto investirti io, a quell'incrocio, Señorita. -

Mi guarda, i suoi occhi lanciano fiamme. - Ah, quindi è questa la faccia dello stronzo che ho fatto cadere. -

Sorrido. - Miguel, molto lieto. - le bacio il dorso della mano.

La ritira con uno strattone e prende la sua birra, senza degnarmi di una parola. Beve un lungo sorso e una goccia le scivola dall'angolo della bocca.

Gliela asciugo con il pollice. - Davvero bevi quella robaccia, Señorita? Perché non prendi una Corona? -

- Perché voi messicani avete in testa solo quella. E la Urbock è più buona, Miguel. - sottolinea il mio nome e solleva la bottiglia. - Prosit! -

Prosit?! È tedesca? No, forse è austriaca, se è fissata con la Urbock.

Le passo la mia Corona. - Facciamo cambio. Assaggia la Corona e io assaggerò la Urbock. Se la Corona è migliore, verrai a cena con me. Stasera. -

- E se non lo fosse? -

- Mi dirai il tuo nome e potrai andartene. -

- Mmh. - beve ancora un sorso di Urbock. - Ok, ci sto. Ma ti avviso: non sono una facile. Se cerchi un paio di gambe aperte, hai scelto la puttana sbagliata. - prende la mia birra e manda giù gli ultimi sorsi rimasti.

Santa Muerte, chi diavolo è questa donna?!

E perché mi attrae così tanto? Dos

Bevo la Urbock e devo trattenere un conato. Dio, fa schifo. Ma come fanno a vendere questa schifezza?

- Allora, com'è la Corona? - le chiedo, ordinandone un'altra per me. Mi alzo sullo sgabello e rovescio la Urbock nel lavandino.

- Ehi! - la ragazza mi tira un pugno sul braccio. Un pugno potente, che riesco a sentire. Cavolo, che forza. - Ora me la paghi tu, idiota! -

- Non hai risposto alla mia domanda, Señorita. -

Mi tira per il colletto della giacca. Il suo viso si ritrova a un millimetro dal mio. I nostri nasi si sfiorano. Le sue labbra toccano le mie, quando parla. E i suoi occhi azzurri non lanciano più fiamme di rabbia. No. C'è qualcos'altro. Quel qualcosa che si trova anche nei miei.

- Mi devi una cena, Presidente. -

Ridacchio. - E tu devi pagarmi la Corona. La Urbock te la offro io. - 

Perfume of Love - MIGUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora