[Margot]
Mi sveglio completamente intontita e ci metto un po', a capire dove mi trovo.
Sono nella mia camera da letto, tra le mie lenzuola, nel mio appartamento.
Non ho dormito benissimo, ma comunque meglio degli ultimi giorni.
Sbadiglio e controllo l'ora sulla sveglia. Le undici.
Le undici!?
Non mi sono mai svegliata così tardi, tranne quando restavo a dormire da Miguel, in Messico.
Miguel...
Sto per cedere allo sconforto, quando sento il telefono di casa squillare. Mi alzo, cercando di ricordare dove si trovi. Seguo il suono e lo recupero dal divano.
- Pronto? -
- Margot, ich bin Mama. - "Margot, sono la mamma."
Mia madre!? - Mama...hallo. - "Mamma...ciao". Mi butto sulla poltrona. - Wie gehts? Alles gutte? - "Come va? Tutto bene?"
- Oh ja, es ist okay, Schatz. Und wie geht es dir? - "Oh sì, va tutto bene, tesoro. E a te, come va?"
Tasto dolente. Mi schiarisco la voce. - Gut. Ich habe in letzter Zeit viel gearbeitet. - "Bene. Lavoro molto, ultimamente."
- Und wie läuft es mit dem berühmten Miguel? Gibst du mir früher oder später Bescheid? - "E come va con il famoso Miguel? Me lo farai conoscere, prima o poi?"
Doppio tasto dolente.
Ha sentito una volta la voce di Miguel e ho dovuto parlarle (in breve) di lui, o non mi avrebbe più lasciata in pace.
- Margot, bist du noch da? - "Margot, ci sei ancora?"
- Ja...alles ist gut. - "Sì...va tutto bene."
- Haben Sie argumentiert? - "Avete discusso?"
Magari fosse solo questo. - Nein...Entschuldigung, Mama, gerate ist ein Kunde aufgetaucht. Bis bald. - "No...scusa, mamma, è appena arrivato un cliente. Ci sentiamo presto."
Riattacco, senza darle la possibilità di dire altro e sospiro.
Prima o poi, in qualche modo, dovrò dirle la "verità". Non saprà mai di quello che faccio e cosa mi è successo in prigione. Inventerò una scusa, modificando semplicemente la realtà.
Trascino le gambe fino alla cucina e mi preparo un caffè. Forte. Nero come la pece. Amaro. Più amaro di qualsiasi cosa amara.
È come riprendersi dalla sbornia più forte della tua vita.
Solo che io non ho avuto una sbornia.
- CAZZO! - lancio la tazza vuota a terra, sfogando una piccola parte della mia rabbia. Vorrei spaccare tutto, ma poi mi toccherebbe anche sistemare e non ne ho voglia.
Ma sono furiosa e restare qui non è la soluzione. Devo uscire, non pensare alle persone che mi circondano e riprendere in mano la mia fottutissima vita. 'Fanculo la prigione, 'fanculo Logan e 'fanculo tutti gli altri. Finché non mi toccheranno, potrei riuscire anche a tollerarli.
Spero.
Mi faccio una doccia e indosso i miei vestiti abituali: jeans attillati (che ora mi stanno leggermente larghi), top bustier e la giacca di pelle. Scarpe comode e...
- Chi cazzo sei, tu? - borbotto, guardandomi allo specchio. Ho le occhiaie, i capelli sono un disastro e credo di aver perso almeno sei o sette chili.
Mi tolgo i jeans e recupero un paio di pantaloni neri di pelle. Mi stavano stretti, ma ora sono perfetti. Dio, è una 38...e non ne indosso una dai tempi delle medie, in Austria. Ero la ragazzina sfigata di turno, con l'apparecchio e zero tette. Poi il mio corpo è cambiato ed è venuta fuori questa Margot.
Una Margot che, adesso, non si piace più.
Mi vedo lurida. Ho paura che tutti possano accorgersi che sono spezzata. Distrutta.
Devo andarmene.
[Miguel]
Ho passato la notte sul pianerottolo di Margot. Ho mal di schiena, le gambe intorpidite e l'emicrania.
- Signore, tutto bene? - una donna sulla sessantina si avvicina, preoccupata.
- Uhm...sì, sì, non si preoccupi. -
- Sicuro? Aspetti. - attraversa il corridoio e apre una porta. È una vicina, quindi. Sento cocci e pentole sbattere, prima che esca con...una tazza di caffè in mano. - Ecco, prenda questo. -
- No, davvero... -
- Insisto. - mi sorride. - Se sei piantato davanti la porta di Margot, è perché sei il famoso Miguel. -
Accidenti, ma mi conoscono tutti!? - Ok, allora grazie. - la prendo più che volentieri. Un caffè mi serviva proprio.
Quando alzo lo sguardo, è già sparita nell'ascensore. Ed è meglio così, perché non avrei risposto alle sue domande.
Ma, proprio mentre sto per bere, la porta di Margot si spalanca e cado all'indietro di schiena. Il caffè mi si rovescia tutto addosso e, cazzo se è bollente! - AAAARH! SANTA MIERDA! - la tazza mi scivola dalle mani e si rompe da qualche parte. Ma è il petto che brucia, a farmi urlare.
- Miguel! - Margot mi tira su e strappa la maglietta proprio al centro. Ah, che sollievo! - Amore mio... -
Spalanco gli occhi. L'ha detto di nuovo. E mi sta toccando. Non oso muovermi, per paura che possa allontanarsi.
- Chi ti ha dato quel caffè? -
- La tua vicina. Come faceva a conoscermi? -
- Deve avermi sentita parlare con te, qualche volta. È un'impicciona, anche se non con cattive intenzioni. -
- Ah. -
- Ce la fai ad alzarti? -
Sì. - Non proprio. -
Mi aiuta a rimettermi in piedi e passa un braccio dietro la mia schiena. Posso sentire di nuovo il suo profumo, il suo calore. È più magra di prima e questo mi spaventa, ma è ancora la mia Margot.
- Siediti sul divano, prendo del ghiaccio. -
Faccio come dice e mi libero completamente della maglietta. La mia pelle è già diventata rossa.
- Ecco. - si mette in ginocchio accanto a me e preme lo strofinaccio ghiacciato sul mio petto. Sussulto, ma mi rifiuto di muovermi ulteriormente. - Scusa. -
- Non fa niente. -
- Hai dormito qui fuori? -
- Sì... -
Sospira. - Ah, chico malo... -
Mi sfugge un sorriso. - Mi era mancato. -
- Cosa? -
- Sentirtelo dire. -
Mette via il ghiaccio e, senza preavviso, si butta sopra di me. All'inizio sono sorpreso, ma finisco per avvolgerle le braccia attorno alla vita. Lascio che si sieda a cavalcioni sulle mie gambe e assaporo la meraviglia di questo abbraccio. Le sue spalle hanno una leggera scossa e capisco che sta piangendo.
- Perdonami, amore mio... - sussurro.
- Non è colpa tua... -
- Avrei dovuto dirti la verità fin dall'inizio. -
Si raddrizza e le asciugo le guance. - Quello che hai fatto è terribile, ma ti credo, quando mi dici che non è stata la tua volontà. -
- Ma l'ho comunque fatto. -
- Miguel, penso di aver bisogno di un po' di tempo. -
Fa male sentirglielo dire. - Ok. -
- Torno in Austria. -
Accuso il colpo, in silenzio.
L'Austria è troppo lontana. E io non voglio che se ne vada.
- Miguel? -
La spingo delicatamente via e mi alzo in piedi. Senza una sola parola, spalanco la porta e me ne vado.
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Perfume of Love - MIGUEL
ChickLitMargot è il Sergente d'Armi degli Angeli della Morte, un club motociclistico formato da sole donne. Vive a San Diego, fa il lavoro sporco e, per la legge, è una criminale. Amber Davis è la sua migliore amica, l'unica a conoscere quasi tutta la sua s...