PARTE 3

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[Margot]

Sono stesa sulla branda cigolante della mia cella. Mi rifiuto di uscire, per l'ora d'aria. Non ho più mangiato, da quella maledetta sera. Passo le mie giornate chiusa qui dentro, nella semioscurità.

Ma la realtà è una sola: vorrei essermi trovata al posto di Amanda. Un'ultima preghiera, l'iniezione e poi, forse, quel famoso eterno riposo di cui tutti parlano.

Osservo il tatuaggio al lato del polso sinistro.

Alive.

Il tatuaggio che ho dedicato a Miguel. Perché lui mi ha fatta sentire davvero viva.

Ma ora Miguel non c'è. Non c'è nessuno. Sono sola e a pezzi.

Incredibile come sia assurda la vita. Victoria è stata violentata da tre uomini e io amo uno di loro.

E cosa mi è successo? Sono stata violentata anch'io da tre uomini.

Tre bestie.

Mi tocco distrattamente i lividi sulle braccia. Ho cercato in tutti i modi di liberarmi da loro. Ho urlato. Li ho implorati di smettere.

Ma niente è servito.

Sono riusciti a distruggere Margot Keller.

- Sembri già una condannata a morte, Margot. - Trisha, dal suo angolo, mi sbeffeggia. - Uomo morto che cammina. Uomo morto che cammina. -

Non le rispondo, ma su una cosa ha ragione: sono letteralmente un uomo morto che cammina.

Perché dentro di me, ormai, non c'è più nulla.

- Si sono divertiti con te, eh? -

Chiudo gli occhi, lasciando scorrere le lacrime.

Sì, Trisha, si sono divertiti.

- Keller, c'è una visita per te. - dice la bestia con i capelli rossi.

Silenzio. Non parlerò né con lui, né con nessun altro.

- Keller, hai sentito? -

Purtroppo, ho sentito eccome. E vorrei che sparisse. Se avessi anche solo una piccola lama tra le mani, in questo momento, non esiterei a uccidere prima lui e poi me.

- KELLER! -

Trisha ridacchia, prendendosi ancora una volta gioco di me.

- KELLER, ALZATI! -

Invece, rimango immobile nella stessa posizione. Faccia al muro, spalle alle sbarre, silenzio.

- KELLER, ALZATI O VENGO A PRENDERTI! - sento la serratura scattare più volte, seguita dal cigolio del cancello. Poi, mi afferra per un braccio, costringendomi ad alzarmi. Ma le gambe non mi reggono e finisco a terra. - Cristo, sei un sacco di merda. -

Mi rialzo a fatica, cercando di trattenere le lacrime e mi costringo a seguirlo. Non mi mette neanche le manette, sapendo già che non farei assolutamente nulla.

Entro nella sala visite a testa bassa, sperando di non vedere Miguel.

Mi siedo al tavolo, ma non oso comunque guardare.

- Margot... -

È Sean.

- Che ti hanno fatto...? - prova a prendermi la mano, ma la tiro subito indietro. Non voglio essere toccata. - Dimmi che non è quello che penso. -

Se pensi quello che penso io, allora hai indovinato.

- Miguel si è sentito male, stanotte. Ha avuto un attacco di panico ed era convinto che ti fosse successo qualcosa. - fa una breve pausa. - Ora, so che aveva ragione. -

Perfume of Love - MIGUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora