PARTE 2

51 1 0
                                    

Sono a metà strada. Cabo San Lucas non è dietro l'angolo, maledizione.

Ma è il momento di cambiare la giacca. Da qui in poi, devo fare molta attenzione. Gli Angeli e i Figli non sono ben visti, da queste parti e sto correndo un rischio dopo l'altro, venendo spesso qui.

- Serve aiuto, signorina? -

Una voce profonda, al distributore di benzina, mi arriva alle spalle. La riconoscerei tra un milione, ormai.

Continuo a rifornire la mia moto, senza voltarmi. - No, grazie. Non accetto aiuti dagli sconosciuti. -

- Oh, quindi è una brava ragazza. Capisco. -

- Un angelo. - ridacchio.

Sento le sue mani sui fianchi, prima che le sue labbra piombino sul mio collo. Brividi di piacere lanciano scosse in tutto il mio essere. Potrei morire qui e ora, sul serio.

- Mi sei mancata. - sussurra.

- Sono passate solo due settimane. -

- Quattordici lunghi giorni. - mi bacia dietro l'orecchio, il suo respiro caldo mi solletica la nuca.

Dio, è mancato anche a me. Dovermi nascondere è una tortura e, non poterlo vedere tutte le volte che voglio, mi sta uccidendo. Mi lascio andare contro il suo petto sodo e chiudo per un momento gli occhi. Dovrò godermi queste poche ore insieme più che posso, dato che il mio soggiorno sarà breve.

Rimetto a posto la pompa e mi volto verso di lui. Miguel mi guarda con i suoi occhi scuri e profondi, prima di chinarsi a baciarmi. Il contatto delle nostre labbra è elettrico.

- Ciao, mi princesa. -

- Ciao, chico malo. -

Ridacchia. - Mi fai venire voglia di prenderti qui e ora. -

- E che aspetti? - lo stuzzico. - Hai paura, per caso? -

Mi sbatte contro una delle colonne di cemento. - Non provocarmi troppo, sai che ne sarei capace. -

Sorrido e mi mordo il labbro. - Per quanto muoia dalla voglia, non possiamo. Abbiamo già troppo poco tempo. -

- Ah, quindi non hai paura di essere arrestata? -

- Ti sembra che abbia paura degli sbirri? -

- No, per niente. - mi morde la guancia. - Andiamo. -

Ci mettiamo in viaggio insieme, ognuno sulla sua Harley. Mi piace viaggiare fianco a fianco con lui, mi fa stare bene. La sua presenza, per quanto possa sembrare folle, è rassicurante per me.

So che Miguel è...particolare, ma non è così cattivo. Ha i suoi momenti di rabbia cieca, ma sta imparando a controllarsi.

Fa lo slalom tra alcune auto e lo seguo, ridendo. Accelero quanto basta per raggiungerlo.

- Vuoi fare a gara, mi princesa? - grida, per coprire il rombo delle moto.

- Perderesti come al solito, chico malo! -

Proseguiamo così ancora per un po', prima di cambiare strada e dirigerci verso il mare. Mancano quattro ore, per raggiungere Cabo San Lucas e ho fame. Gli faccio cenno di fermarci e lui coglie al volo.

Ci fermiamo davanti a una tavola calda locale, con un distributore annesso. Miguel lascia le chiavi al proprietario, in modo che possa farci il pieno.

- Vieni. - mi tira verso il retro del locale e mi ritrovo con le gambe intrecciate attorno ai suoi fianchi e la schiena premuta contro il muro.

Non ci penso due volte a baciarlo come si deve. So che non aspettava altro. E lo stesso vale per me. Le nostre lingue danzano in perfetta armonia, i respiri si mescolano e i cuori battono all'unisono.

- Ti amo, mi princesa. - bisbiglia.

- Ich liebe dich. - rispondo.

- Eh? -

- Ti amo, in tedesco. - ridacchio. - Dovrai impararlo, prima o poi. -

- Sì, ma è troppo complicato. Voi tedeschi sembrate sempre incazzati, quando parlate. -

- Non sono tedesca, ma austriaca. -

- Fa lo stesso. - mi rimette giù. - Ora andiamo a mangiare, sto morendo di fame. -

Entriamo nel locale, mano nella mano e ci sistemiamo in fondo. Mi tolgo la giacca, rivelando i tatuaggi. Il più evidente, è quello sul braccio destro. Un'ala d'angelo, tre grandi rose, una bussola e il mietitore. È complicato da spiegare, ma il significato è molto profondo. L'ala d'angelo è per mio padre, morto quando avevo diciotto anni. Il giorno del mio compleanno. Da allora, non l'ho più festeggiato. Nessuno, a parte Miguel e Amber, conosce la data. Le tre rose sono riferite a mia madre e alle mie due sorelle minori, Dana e Vicky. La bussola è per non dimenticare mai la strada da seguire e il mietitore...beh, non c'è bisogno che lo spieghi, credo.

Sul braccio sinistro, ho solo una piccola scritta al lato del polso: Alive. Viva. L'ho fatto da poco, dopo aver conosciuto Miguel. È per lui. Mi fa sentire viva. E poi, ci sono le fasi lunari lungo la spina dorsale. Quello, insieme alla scritta, è stato Sean a farlo. Ha tatuato tutti i suoi compagni, anche Amber e Isabel.

- Quel bustino è invitante. - ridacchia Miguel, guardandomi la scollatura. Si solleva appena dal divanetto, per dare un'occhiata più da vicino. - Molto invitante. -

Gli spingo la testa indietro. - Idiota. -

- Ehi, non vedo la mia ragazza da due settimane, avrò diritto di guardare ciò che è mio, no!? -

Ciò che è mio. Sorrido e bevo un sorso del mio frullato. - Vedi di non diventare troppo possessivo, mio caro chico malo. -

- Altrimenti? -

- Chi lo sa? Potresti farti molto male... -

- Se parli dell'astinenza forzata, ormai ci sono abituato. -

Scoppio a ridere e scivolo sul divano, per incollarmi lui. Mi passa un braccio sulle spalle e ne approfitto per accoccolarmi contro il suo petto. Inspiro il suo profumo e gli bacio il collo. - Troverò una soluzione, ma per ora dobbiamo continuare in questo modo. -

- Sei in un branco di cani rognosi, Margot. Prima o poi, contageranno anche te. -

- Miguel... -

- Cosa? È la verità. - beve un sorso della sua birra. - Rodriguez darà di matto, quando scoprirà di noi due. -

Se solo fosse l'unico... - Temo di più la reazione di Amber, sai? -

- Perché? Sta con Edgar da quando aveva diciassette anni. -

Anche questo è vero. Sbuffo e mi raddrizzo. - Non ci voglio pensare, adesso. Mi rovinerà le poche ore che passerò con te. -

- Ci penserò io a tirarti su. -

Gli lancio uno sguardo divertito. - Di solito, sono io a tirare su te. -

Rotea gli occhi, prima di ridere. - Sei allucinante. -

- Non mi ami per questo? -

Perfume of Love - MIGUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora