PARTE 1

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[Margot]

Il carcere di San Quintino è esattamente come me lo aspettavo.

Lugubre. Orribile. Ammuffito. Sporco. Chiassoso. Infernale.

Sono qui da poco più di una settimana, passo le giornate in silenzio e non dormo più la notte. Perché? Beh, perché la mia compagna di cella è una grandissima figlia di troia.

Si chiama Trisha, era una bodybuilder ed è qui dentro per aver ucciso il suo personal trainer a suon di pugni.

Non ho paura di lei.

Il problema è che non la sopporto.

Si lamenta di ogni cosa, non le piace il cibo, tortura tutti e le guardie sono terrorizzate dalla sua stazza.

Cosa diavolo pensava, di essere finita in un hotel a cinque stelle?

Siamo sedute nella mensa. I tavoli sono luridi e vecchi. Le sedie scricchiolano sotto il nostro peso e, prima o poi, finiremo con le chiappe sul linoleum giallognolo. Il sole si riflette a piccoli quadratini, in tutta la grande stanza. Le sbarre oscurano gran parte della luce, purtroppo.

- Ciao, Margot. - Amanda, una delle detenute, si siede accanto a me. È l'unica sana di mente, qui dentro. O almeno, lo sembra. Ma, a differenza mia, lei alloggia nel braccio della morte. Che significa? Beh, che ha letteralmente i giorni contati.

- Ciao, Amanda. - le rispondo, mescolando il "cibo" nel mio piatto. Ha un colore strano, per non parlare dell'odore.

- Non ti ricorda la sbobba del liceo? -

- In Austria, non avevamo la mensa. -

- Che fortuna! - ridacchia. - E... -

- Bene, bene, bene. - Trisha arriva alle mie spalle e si ferma a un passo da me. - Margot, oggi tocca a te. -

- Ah, sì? - bevo un sorso d'acqua.

Spinge il mio vassoio lungo il tavolo, fino a farlo cadere a terra. L'intera mensa si zittisce, in attesa.

- Non mangerai, oggi. -

- Non ne avevo comunque intenzione. - rovescio il bicchiere sul pavimento, prima di lanciare anche il bicchiere. - Questo te l'ho risparmiato. -

- Gentile. - mi preme improvvisamente la faccia contro il tavolo. La sua forza non ha pari, ma sono talmente arrabbiata, che non sento assolutamente niente. - Non mi provocare, stupida idiota. -

- Altrimenti? -

Tira un calcio alla sedia e finisco di peso a terra. Riesco appena in tempo a fare leva sulle braccia, salvandomi il naso.

- Non mi provocare. -

Mi rimetto in piedi, ridendo. - Sei ripetitiva, Trisha. Non va bene. -

- Eh? -

Senza darle tempo, le tiro un pugno in faccia e la spingo a terra. Ora i ruoli sono invertiti, signore e signori.

La afferro per il colletto della divisa, o come cavolo si chiama e la tiro su di peso. - Sarò anche una stupida idiota, per te, ma non hai idea di quanto possa essere malvagia e spietata. Sono capace di farti rimpiangere ogni fottuto giorno della tua miserabile vita e, onestamente, non te lo consiglio affatto. - la strattono, sfoggiando il mio sguardo peggiore. Persino Miguel aveva paura, quando mi "trasformavo". - Ora alzati e chiedi scusa a tutte. -

- Cosa!? -

- Chiedi scusa. - ripeto, facendole sbattere di proposito la testa.

Quando sollevo lo sguardo, noto che Amanda mi sta osservando a occhi sgranati. - Sai una cosa, Margot? -

Perfume of Love - MIGUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora