PARTE 1

49 1 1
                                    

Guidare la Harley, per me, è come avere un paio d'ali e volare ovunque voglia. Ecco come mi sento, quando sono al volante.

Libera.

Sfreccio per le strade di San Diego, sotto il sole cocente della California. La mia giacca di pelle non passa inosservata. Nera, con una donna angelo sexy stampata sulla schiena e il logo "Sergente d'armi" sulla parte sinistra del petto. Faccio parte di un club, gli Angeli della Morte. Il Presidente è Amber Davis e il Vice sua sorella, Isabel. Ma spesso non c'è, dato che ha una famiglia, perciò faccio le sue veci. Diciamo che prende solo alcune decisioni e per il resto me ne occupo io. È più semplice, così.

Parcheggio davanti al "Biker Mar MC" di John, il padre di Amber. Isabel è figlia di Eduardo Rojas, che una volta gestiva il cartello messicano con suo fratello Emilio. Poi le cose sono cambiate, non ho capito un tubo tanto era contorta la storia. Comunque, ora si sopportano tutti e chi si è visto, si è visto. Mi tolgo il casco, liberando i miei capelli scuri ed entro nel bar. La campanella appesa sulla porta, annuncia il mio arrivo. Tutti i clienti si voltano a guardarmi. Devo dire che neanch'io passo inosservata. Jeans aderenti, strappati, top bustier bianco, stivaletti col tacco, giacca e occhiali da sole. No, non passo per niente inosservata.

- Ciao, John. - mi siedo al bancone, liberando anche i miei occhi azzurri. Hanno sempre avuto un certo effetto sulle persone. Le intimidiscono e non capisco perché.

- Ehi, signorina Keller. - ridacchia, riempiendo un bicchierino di whisky. - Sai dov'è finita la tua Presidente? -

- Chiedilo a Edgar. - lo sfotto. Vive con lui da mesi e a John non va giù. - Magari si staranno ancora coccolando tra le lenzuola. -

- Zitta e bevi, per l'amor di Dio! -

Scoppio a ridere e butto giù il liquido ambrato, in un sorso solo. Mi brucia la gola e lo stomaco, ma resta un toccasana per l'anima.

- Ciao, Margot. - Sean appare accanto a me e mi dà una pacca sulla spalla. Condividiamo lo stesso ruolo ed è la prima persona con cui ho fatto amicizia. - Pronta per il fine settimana? -

- Non proprio. Devo andare in Messico. -

Solleva un sopracciglio. - Di nuovo? -

Merda. - Sì...mia...cugina vive lì. -

- Ma sei austriaca. -

Giusto. - Lo so, imbecille! - scoppio a ridere. - Ma, come me, ha scelto di cambiare aria. L'Austria non faceva per lei. -

Avanti, Sean, non sei il tipo da fare troppe domande. Bevila e fatti gli affari tuoi.

Ok, io ho lasciato Vienna quando avevo diciannove anni, ma questo non è un motivo per cui non debba credere alla mia bugia.

Perché È una bugia.

- Beh, io mi metto in viaggio. - salto giù dallo sgabello e pago sia il mio whisky, che quello di Sean. - Ci vediamo domenica, al massimo lunedì. -

- Fai attenzione! - esclama John, mentre esco.

- Sì, nonno! -

Mentre sto salendo in sella, arriva Amber. Non passa inosservata neanche lei, anche se ha qualche anno più di me. - Ehi, dove vai? - mi chiede.

- In Messico. - mi infilo in fretta il casco.

- Da tua cugina? -

Amber sa da un pezzo la storia di mia cugina che vive lì. Ho inventato una mezza verità e ci ha creduto. La cugina in questione, in realtà, vive a New York, ma nessuno di loro la conosce, quindi sono tranquilla.

- Sì, ha bisogno di me. -

- Ok. - mi pizzica la coscia. - Fai la brava. -

Faccio rombare di proposito il motore della Harley e parto come un razzo.

Odio mentire ai miei amici. Ci tengo tanto a loro, sono la mia vera famiglia. Non è il legame di sangue a unire le persone, ma quello dell'anima.

Però, sono costretta a dire una bugia dietro l'altra, altrimenti potrei perdere tutto. Mi odierebbero, soprattutto Amber ed Esteban, il Vicepresidente dei Figli dell'Inferno. Non la passerei liscia, con loro. Sono due cozze, quando ci si mettono.

Mi fermo a un semaforo rosso e ne approfitto per leggere il messaggio ricevuto. L'ho sentito vibrare un quarto d'ora fa, ma non potevo fermarmi.

Ti aspetto al confine, mi princesa.

Mi chiama così, perché la famiglia di mia madre ha origini nobili. I miei antenati si staranno rivoltando nella tomba, probabilmente.

Ok, chico malo. A più tardi.

Aggiungo una faccina con la linguaccia e lui risponde con una arrabbiata.

Chico malo, eh?

Sorrido.

Perché, vorresti dirmi che non sei un cattivone?

La risposta arriva in un lampo.

Chi lo sa?

Ridacchio, mentre infilo di nuovo il cellulare nella tasca della giacca e mi rimetto in viaggio. 

Perfume of Love - MIGUELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora