Sono sicura di stare per soffocare.
Il tram è affollatissimo, manca l'aria.
<<Forza Silvia, puoi farcela>> mi dico. Ma la verità è che sono spiaccicata, in mezzo a una marea di gente. Sono quasi tutti uomini, di nazionalità perlopiù tunisina e indiana. Persone che sono venute in Italia nella speranza di trovare lavoro a Roma e che, ovviamente, sono rimasti delusi. Bestemmiano il traffico in una lingua che non conosco, sono stanchi e arrabbiati. Stringo a me la borsa con i libri e le buste della spesa, nella speranza, inconsciamente un po' razzista, che non mi vengano rubate.
Dopo un po' di minuti, non so quanti, arriva la prima fermata. Ne scendono una decina. Tiro un sospiro di sollievo. Finalmente posso sedermi comodamente e guardare il panorama fuori dal finestrino. Sono le cinque di pomeriggio e Roma è incantevole. Sono davvero contenta di aver passato il test per teologia alla Sapienza. Anche se, se non fosse stato per i miei migliori amici, sicuramente non sarei qui. Mi aiutano con l'affitto, e mia madre non mi avrebbe mai fatto venire a Roma da sola. Ovviamente, mi chiama almeno cinque volte al giorno e controlla i miei accessi di Whatsapp.
Sono cresciuta in Puglia. Mia madre si chiama Annamaria e fa l'assistente per gli anziani, mio padre si chiamava Enzo e lavorava all'Ilva. Dico si chiamava perché ora non c'è più. Il Male se l'è portato via due anni fa.
Quando era vivo, non andavo molto d'accordo con lui. Ma nemmeno con mia madre, del resto. I miei genitori sono stati super apprensivi. Un po' tutti i genitori del Sud lo sono, a dire il vero, ma i miei li battevano tutti. Fino a tredici anni uscire senza di loro era proibito, motivo per cui a scuola ero anche presa in giro e non avevo amici. E si ostinavano a comprarmi le Barbie, che puntualmente buttavo. Passavo il mio tempo a studiare. Ero una specie di Rapunzel, insomma. Ho anche i capelli biondi e lunghi, quindi il paragone ci sta tutto ( a essere sincera, l'unica cosa bella che ho, perché per il resto sono una ventenne comunissima : occhi marroni, più bassa della media, poco seno).
Alle superiori per la prima volta mi concessero di andare a una festa, ma alle undici, prima dell'uscita della torta, mio padre mi venne a prendere, tra le risatine generali di tutti. Quando fummo in macchina sbottò:
<<Ma che ora è? E' quelli sono i tuoi compagni di classe? Con i capelli colorati, i jeans strappati, quintali di trucco in faccia e il seno da fuori! Ma chi frequenti?>>
Volevo obbiettare che l'abito non faceva il monaco, ma sapevo che era inutile. Oggi però, persino quei momenti con lui mi mancano.
A sedici anni, i miei genitori trovarono finalmente la compagnia alla mia altezza: sorprendentemente si trattava di un ragazzo. Gabriele, che io chiamo affettuosamente Gabri, è il figlio di un collega di mio padre. Timido, introverso, magrolino e alto, con una nuvola di ricci castani e intelligenti occhi neri nascosti dagli occhiali rotondi. Insieme siamo andati all'oratorio, dove abbiamo conosciuto Assuntina, da tutti detta Tina, nome che ricorda inevitabilmente la tipa di Uomini e Donne.
Così siamo diventati un trio. Tina ha superato a pieni voti il durissimo esame di mia madre. Capelli rossi naturali, sempre puliti e in perfetto ordine, occhi chiari angelici,non un filo di trucco, vestiti castigatissimi e scarpe di vernice. Insomma, una ragazza d'altri tempi. Oltretutto è figlia di due dentisti ed era la più brava della scuola, il che ovviamente non guastava. Peccato che l'immagine perfetta che i nostri genitori avessero di lei si discostasse molto dalla realtà, ma io e Gabri ovviamente non abbiamo mai proferito parola.
Finalmente il bus si ferma sotto il portone dell'appartamento, in via Centocelle. Per fortuna abito al primo piano. Appena entro, sento dei versi inconfondibili. Tina è sul divano, con il pc affianco e una mano nei pantaloni del pigiama. Riesco a vedere un ragazzo e una ragazza che si danno da fare su un tavolo, prima che lei abbassi lo schermo. E' letteralmente fucsia.
<<Silvia ! Già qui?>>
<<Veramente sono le cinque passate. E tu, non dovevi stare a lezione questo pomeriggio?>> mentre lo dico i miei occhi vanno sui suoi libri di lingue, che evidentemente non sono mai stati aperti. Non sono quelle le lingue che le interessano, a quanto pare.
<<Ho il mal di gola>> risponde lei
<<Non si studia con la gola>> mormoro << e poi, scusa, non per farmi gli affari tuoi, ma non puoi fare queste cose in bagno? Gabri potrebbe arrivare da un momento all'altro>>
Tina per tutta risposta si mette a ridere:
<< Primo: Gabri è in camera sua a studiare per l'esame di psicologia e non uscirà prima dell'ora di cena. Secondo, se mi vedesse non capirebbe nemmeno cosa stessi facendo>>
<<Esagerata>> commento.
<<E infine, non faccio sesso da sei mesi! Non puoi capire che tortura è!>>
<<Come vuoi>> rispondo facendo spallucce, e me ne vado. Tina non ha detto quelle parole con cattiveria, ma ha ragione. Io non posso capire, perché in ben vent'anni di vita non l'ho mai fatto. Non ho neanche mai baciato nessuno. E non me ne vergogno, perché sogno di arrivare vergine al matrimonio e di baciare quello giusto. Ma rispetto le scelte altrui. E poi c'è Gabri a farmi compagnia in questo.
Busso alla porta e lui mi dice di andare avanti. Eccolo lì, chino sui libri come sempre, il mio migliore amico. A tratti sembra che li esca il fumo dalle orecchie.
<<Gabri, ti va di uscire stasera?>>
<<Devo studiare>> mi risponde.
<<Ma non possiamo sempre studiare. E poi...>>
<< E poi?>>
<<Sono due anni esatti che è morto mio padre. Voglio distrarmi>> gli rispondo, abbassando lo sguardo.
Lui mi guarda dispiaciuto. Per un attimo rimane in silenzio:
<<E va bene. Dove andiamo?>>
<<All'università danno una festa di carnevale stasera>> rispondo.
<<Ma non ho il costume>>
<<Ho già provveduto>> rispondo, strizzando l'occhio.
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Mamma mi sono innamorata di un pornostar !
RomanceSilvia ha 21 anni, è pugliese ma studia a Roma. Un giorno incontra Sergio, un ragazzo misterioso e bellissimo. Presto scopre che è uno stripper.... ma sarà davvero solo questo il suo segreto?