Venticinquesimo capitolo

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         Apro gli occhi. Che ore saranno? Non ho messo la sveglia. E' domenica, di nuovo. Le campane me lo ricordano.

<<C'è una chiesa nei paraggi?>> domando a Sergio. Lui è vicino a me, è sveglio ma non ha nessuna intenzione di addormentarsi. Abbraccia il cuscino e sorride.

<<Si, devi camminare per dieci minuti però. Se vuoi ti accompagno>>.

<<Preferirei andare a piedi a dire il vero. Tu non vieni con me?>>

Non gli ho mai chiesto se creda in Dio. Chissà perché, credo di sapere la risposta.

<<Non amo molto andare a Messa>> mi conferma.

<<Sei ateo?>> gli chiedo, e la risposta che potrebbe darmi quasi mi spaventa.

<<Sono agnostico , Silvia. Ho sospeso il giudizio. Sono domande troppo grandi per poter dare una risposta>>.

<<Non sei proprio un ateo convinto, allora>> gli faccio notare con un sorriso << in qualcosa credi!>>

<<CHi non crede in nulla non si alza nemmeno la mattina dal letto, Silvia>> mi risponde << io credo nella vita, nella passione, ma non posso essere sicuro di altro.. a parer mio, è da idioti essere convinti di qualcosa>> mi risponde, con il suo solito sorriso sghembo e gli occhi celesti che luccicano come due laghi di montagna Ma le sue labbra tornano lentamente di nuovo giù, e le sue iridi assumono un color tempesta.

<<Scusa>> mi dice imbarazzato.

<<Ma no, figurati. Ho ricevuto tante prese in giro per essere così credente. Ma io so che Dio esiste>> affermo. Non mi guarda come una bambina stupida che crede a babbo natale, e questo lo apprezzo.

<<Ti ammiro. Vorrei davvero credere che esista qualcosa di più grande di noi...>>

<<Anche gli alberi sono più grandi di noi>> ironizzo.

<<Ma secondo me non c'è nessun Dio che risolva i nostri problemi e che ci aiuti. Siamo noi i responsabili di tutto ciò che ci accade>>.

E' perfettamente lucido, ma ancora la testa sul cuscino e mi fa capire che non ha nessuna voglia di alzarsi. La sua pelle color cioccolato è in contrasto perfetto con le lenzuola immacolate, come con la mia pelle.

<<Fa come vuoi, Sergio caro, ma io devo andare in chiesa, a chiedere a Dio di aiutare mia madre e a ringraziarlo di avermi dato te>> gli rispondo

<<Addirittura>> sorride Sergio, e i suoi occhi si illuminano di nuovo.

Mi alzo. Ho ancora i vestiti del giorno prima, decisamente sudati.

<<Hai qualcosa che mi posso mettere?>> gli chiedo.

Lui si guarda intorno, nell'intento di ricordare.

<<Posso mettermi anche i tuoi vestiti, se serve>> gli dico, e già mi immagino andare in chiesa con la sua felpa che mi arriva fino alle ginocchia e i suoi jeans che mi coprono i piedi.

<<Non ne parlare, non ti andrebbero mai. Guarda nei cassetti, Natalie dovrebbe aver dimenticato un vestito bianco lungo>>.

Apro uno dei cassetti del comò e lo vedo. Di lana, con le maniche lunghe e il collo alto, sembra fatto di piume. Non è di marca, ma è molto carino. Non ci sono le calze, ma la primavera sta arrivando, quindi va bene.

Lo prendo, afferro il cellulare e vado in bagno. Mi sono dimenticata di avvisare i miei amici.

Tina mi ha mandato un messaggio all'una.

Mamma mi sono innamorata di un pornostar !Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora