Elias accostò la macchina in un piccolo vicolo nei pressi di Viale del Tasso. Pochi metri più avanti campeggiava logora l'insegna dell'Hotel Commercio, un tempo ritrovo di uomini d'affari e industriali in visita in città, ridotto nell'ultimo periodo di attività ad una bettola di terz'ordine e ormai chiuso e abbandonato da anni.
Corrado sedeva sui sedili posteriori, immobile. Accanto a lui Beatrice. Non poteva voltare la testa per osservare il suo viso ma era certo che fosse terrorizzata a morte quanto lo era lui.
Che cosa stava succedendo? Non riusciva a spiegarsi come ci fossero arrivati in quella macchina, ricordava di aver camminato sulle sue gambe senza però volerlo fare, poi si era accomodato senza proferire parola, Beatrice l'aveva seguito in silenzio ed Elias aveva messo in moto. Aveva guidato per una decina di minuti circa, dalla Piazza della Chiesa fino al centro storico e ora eccoli lì.
"Eccoci arrivati, ora scenderete dalla macchina e verrete con me e non guardatemi con quelle facce per favore! Mi ci avete costretto voi!" disse Elias voltandosi verso i sedili posteriori.
Corrado cercò di urlare ma dalla sua gola non usciva nessun suono.
"So che siete spaventati, ma vi assicuro che non vi succederà nulla di male" provò a tranquillizzarli Elias.
Quelle parole non sortirono alcun effetto calmante e Corrado sentiva il suo stomaco che si contorceva come un lombrico al sole, provocandogli delle fitte che si irradiavano in tutto l'addome. Probabilmente avrebbe vomitato.
"Ora potrete parlare, ma vi prego di non urlare e non dare in escandescenze, altrimenti dovrò zittirvi di nuovo" disse Elias allungando le mani verso i volti dei due ragazzi.
Beatrice fu la prima a riprendere possesso delle corde vocali e cacciò un urlo liberatorio come se fosse un neonato al primo vagito.
"Lei è completamente pazzo! Ci faccia uscire da qui!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo,
"Che cosa ci hai fatto? Cosa sei una specie di santone psicopatico?" seguì Corrado a voce alta, felice di sentire di nuovo la sua gola vibrare. Si sforzò di muoversi ma non ci riuscì.
"Santone psicopatico?" sorrise Elias.
"Non c'è niente da ridere! Perché non posso muovermi? Voglio muovermi!" urlò di nuovo Corrado in preda al panico.
"Ok, ok! Non avrei voluto farlo davvero, ma era l'unico modo, sono molto dispiaciuto. Di solito non utilizzo questi metodi barbari, non è nel mio stile" disse Elias guardandolo dritto negli occhi.
Adesso gli sembrava sincero e pure dispiaciuto.
Le sue mani nodose si avvicinarono di nuovo e improvvisamente Corrado sentì il suo corpo rispondere.
Scattò come una molla e cercò di aprire la portiera.
"Apri subito questa dannata macchina!"
"Facci scendere da qui!" urlò Beatrice.
Poi prese a pugni il vetro del finestrino nella speranza di intercettare qualche passante per la via.
"Aiuto, vi prego! Aiuto!"
"Dovete stare calmi, ve lo ripeto non ho intenzione di farvi alcun male!" disse Elias, che aveva lo sguardo colpevole, come se sapesse di aver combinato un pasticcio.
"Non me ne frega niente delle tue intenzioni, facci scendere subito!" urlò Corrado.
Elias si rabbuiò e si voltò di nuovo nell'abitacolo.
"Maledizione, io gliel'avevo detto che sarebbe stata una grossa stupidaggine! Ma loro, no! Portali qui Elias è la cosa migliore. E poi perché proprio io? Potevano chiedere a qualcun altro!".

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Il Passante
FantasyCOMPLETATA. Corrado e Beatrice. Due ragazzi, due compagni di classe, quasi due perfetti sconosciuti. Finchè a Camarelli, paese perduto tra le nebbie del nord Italia, non accade l'impossibile. Un uomo ha appena attraversato il muro della Cattedrale...