23. Bagliori nel buio

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Wanda terminò la sua cena in fretta, sparecchiò e lavò i piatti come faceva tutte le sere.

Erano quasi le undici e mezza, si era attardata parecchio a scuola con alcuni colleghi per definire diversi progetti che le stavano particolarmente a cuore ed ora era stanca morta e con diversi compiti da correggere per l'indomani.

Non si fece prendere dallo sconforto, andò in salotto, spegnendo dietro di sé la luce della cucina.

Si accomodò sul divano sprofondando fra i cuscini e si tirò una coperta sulle gambe. Rimase per un po' ad ascoltare il silenzio della casa, gli unici rumori che arrivavano alle sue orecchie erano quelli della strada. Sul tavolino da caffè, aperto a metà giaceva il volume di letteratura italiana del terzo anno.

Wanda lo afferrò e ne sfogliò le pagine piene di appunti, con i ragazzi avevano appena iniziato ad affrontare Dante e lei ne era entusiasta.

Ricordava ancora come fosse ieri la prima volta che ne lesse qualche terzina. Fu suo fratello quando era piccola a donarle un libro di poesia che racchiudeva gli autori più rappresentativi della letteratura italiana. Wanda aveva circa tredici anni, suo fratello era molto più grande di lei e studiava Scienze Politiche all'Università.

Nel momento in cui aprì quel libro capì subito quale dovesse essere la sua strada, che era lì davanti ai suoi occhi, tracciata a caratteri tipografici neri su pagina bianca. Non sarebbe più uscita da quel libro, ne fece la sua vita, i suoi studi la portarono ad approfondire ancora di più quel mondo fatto di parole in cui era capace di perdersi per ore.

Annunciò quindi che avrebbe studiato Lettere, nonostante l'avversione dei suoi genitori commercianti, che avrebbero preferito che almeno lei portasse avanti l'attività di famiglia, dopo che il fratello li abbandonò per seguire una brillante ma tremendamente lontana, carriera diplomatica.

Quello che successe dopo fu una conseguenza naturale, l'unico modo per coltivare quella passione era cercare di trasmetterla, fu così che decise di prendere la via dell'insegnamento e, a detta di tutti, colleghi e genitori, non avrebbe potuto fare una scelta migliore di quella.

Appoggiò di nuovo il volume sul tavolo sporgendosi in avanti con il corpo, si vide per un attimo riflessa nel tavolino di vetro. Aveva gli occhi stanchi e i capelli in disordine, qualche chilo di troppo forse. Il tempo con lei era stato piuttosto clemente e i suoi cinquantacinque anni erano tutti racchiusi nelle piccole rughe disegnate agli angoli degli occhi. Si sentiva ancora bella, nonostante tutto.

Anche se a quanto pare a nessuno in tutti quegli anni era importato molto di osservare da vicino quella bellezza. Wanda ad ogni modo non se ne faceva un cruccio, il suo mondo le bastava, i suoi studenti le davano ogni giorno un buon motivo per continuare ad impegnarsi, a credere nel potere dell'immaginazione, delle storie, delle parole.

Un camion della nettezza urbana si fermò in quel momento sulla strada e si sentì un baccano terribile quando scaricò diversi bidoni pieni di vetro e lattine proprio sotto la sua finestra affacciata sulla piccola piazza. Osservò le luci dei lampeggianti riflettersi sulle pareti del salotto per un bel po', poi finalmente ritornò la calma, i rumori cessarono permettendole finalmente di concentrarsi sugli elaborati da correggere. Avrebbe voluto vivere in un appartamento più confortevole, magari in una zona migliore della città, ma quello era ciò che poteva permettersi.

Avvicinò la sua borsa da lavoro al divano e tirò fuori alcuni quaderni.

Ne prese uno.

Garmigli.

No, non aveva nessuna voglia di leggere l'elaborato di Garmigli per primo, sarebbe stato sicuramente ineccepibile e avrebbe alzato di troppo il suo standard di valutazione facendo impallidire tutti gli altri.

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