Le tazze della colazione erano ancora nel lavello, insieme a quelle che avevano usato la sera precedente.
Adriana non aveva avuto la forza di lavarle.
Si sentiva uno straccio. Quella era stata una delle notti più brutte della sua vita, seconda solo a quella in cui sua figlia morì.
Pensò a Maria Sole, l'aveva chiamata così perché desiderava un nome dolce e pieno di aspettative per la figlia. Si sentì stupida, perché il destino l'aveva smentita nel modo più atroce.
Poi provò rabbia, per la prima volta dopo anni.
Odiava sé stessa.
Si rimproverava per non essere stata capace di crescere Beatrice, per averla messa sulla strada sbagliata, per averle riempito la testa con tutte quelle fandonie. Tutte quelle storie di creature magiche, energie cosmiche, folletti e spiriti della terra. Avrebbe voluto cancellare ogni cosa e ricominciare da zero.
Non le avrebbe mai detto che la natura ci parla, che bisogna saperla ascoltare. No. Non le avrebbe raccontato tutte quelle storie sugli antenati che ci ascoltano e ci indicano la via.
Osservò gli acchiappasogni che giacevano a terra in giardino sotto la pioggia battente, in un impeto di rabbia li aveva strappati tutti dai rami degli alberi quella notte, maledicendo sé stessa e tutta la sua vita fatta di favole, sensazioni, percezioni.
Non era reale, si diceva, niente era reale.
E se Beatrice era quel che era, la colpa era solo sua.
Provava pena per sua nipote e si chiedeva come avrebbero potuto superarlo. Ne avevano già passate tante, ma mai si sarebbe aspettata una tale reazione da parte di Beatrice. Eppure, sembrava stare bene!
Era sempre stata una bambina e una ragazza allegra, razionale, magari un po' avventata, ma nulla di cui doversi preoccupare.
A scuola andava bene, i suoi voti erano nella media e i professori non avevano mai avuto nulla da ridire.
Nessuno.
Mai.
Non un colloquio con la famiglia in tanti anni, nemmeno in quelli più difficili.
Nessun accenno a comportamenti strani, discorsi preoccupanti, frasi deliranti. Nulla.
Tutto era sempre filato liscio.
Eppure, ora Adriana si trovava di fronte qualcuno che non aveva mai visto prima. Una Beatrice che non riconosceva. Una ragazza che parlava sconvolta e su di giri di mondi paralleli, di città sull'acqua, di maghi e streghe, di qualcuno che entrava e usciva dai muri!
E lo faceva con dovizia di particolari e con gli occhi che brillavano!
Con una lucidità che faceva spavento.
Adriana si rimproverò per non aver capito prima quanto soffrisse la nipote, quanto la sua mente fosse sotto pressione costante e quanto il desiderio di fuggire dal dolore l'avesse portata a crearsi tutto quel suo mondo immaginario.
Era arrivata a pensare che una specie di signore oscuro con un nome spigoloso che non ricordava avesse causato la morte dei suoi genitori. Quanto poteva avere sofferto? Perché Adriana era stata così cieca, così insensibile alla sofferenza che tutti i giorni aveva avuto sotto il naso? Non se lo sarebbe mai perdonato.
Ancora non capiva perché quel Corrado la assecondasse.
Ci avrebbe parlato, al più presto.
Decise di provare a reagire e si avvicinò al lavello, poi si ricordò che non doveva fare rumore.
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Il Passante
FantasyCOMPLETATA. Corrado e Beatrice. Due ragazzi, due compagni di classe, quasi due perfetti sconosciuti. Finchè a Camarelli, paese perduto tra le nebbie del nord Italia, non accade l'impossibile. Un uomo ha appena attraversato il muro della Cattedrale...