Passarono diversi giorni.
Tutto taceva, tutto era immobile, come se il tempo avesse concesso una pausa al mondo.
Beatrice si assentò da scuola e Corrado ne sentì la mancanza.
Si domandava dove fosse, cosa stesse pensando. Non aveva avuto il coraggio di chiamarla dopo quel pomeriggio ai giardini. Era stato stupido da parte sua pensare che l'avrebbe rivista in classe, doveva immaginarselo.
Era certo che si sarebbe sentita tremendamente sola, perché non avrebbe potuto confessare a nessuno il segreto che aveva scoperto sulla morte dei suoi genitori. Come avrebbe potuto farlo? Chi le avrebbe creduto?
Decise che sarebbe andato a trovarla a casa sua dopo la scuola, con la scusa di portarle degli appunti.
Non conosceva il suo indirizzo, solo la zona, ma Beatrice gli aveva descritto la casa della nonna nei dettagli, l'avrebbe trovata.
Prese la bicicletta e pedalò per circa un quarto d'ora prima di raggiungere il quartiere dove viveva Beatrice. Alcuni palazzi di mattoni rossi si susseguivano tutti uguali per poi interrompersi bruscamente lasciando il posto ad alcune case più piccole. Corrado scese dalla bicicletta e la tirò a mano, camminava piano e si fermava ad ogni cancello per leggere i cognomi sui citofoni.
Oltrepassò una decina di case in tutto e stava per raggiungere la fine della strada quando vide sulla sinistra una piccola casetta bianca circondata da un giardino, sugli alberi diversi acchiappasogni dondolavano al vento. L'aveva trovata.
Legò la bicicletta alla ringhiera e si avvicinò al cancello.
Costa A.- Corvini B.
Suonò e attese con lo stomaco che si contorceva. Un grosso gatto lo fissava immobile sdraiato sui gradini dell'ingresso.
Vide una tenda muoversi dalla finestra e poco dopo la porta d'ingresso si aprì.
Una signora minuta con dei lunghi capelli grigi raccolti in una treccia si affacciò.
"Sì? Chi è?" chiese nella sua direzione.
"Ehm, buongiorno! Sono Corrado vado a scuola con Beatrice, le ho portato alcuni appunti".
Adriana aprì il cancello e lo invitò ad entrare.
Corrado oltrepassò il giardino, i rami del melograno ondeggiarono lasciando cadere a terra le ultime foglie gialle. Salì piano gli scalini che portavano alla porta d'ingresso dell'abitazione, dove lo aspettava Adriana.
"Buongiorno", disse.
"Ciao Corrado, ci conosciamo finalmente, Beatrice mi ha parlato di te" disse Adriana con un sorriso.
Era una donna piccola e magra, con la pelle color miele, gli zigomi alti e la fronte luminosa. Non assomigliava per niente a Beatrice. "Non è in casa in questo momento"
"Come? Credevo che stesse male" disse Corrado deluso per non averla trovata.
"Sì, stamattina però mi ha detto di sentirsi meglio, è rimasta chiusa in camera per tutto il weekend, non so, forse solo un po' di stanchezza" disse Adriana con una voce che metteva pace.
"Capisco. Dove posso trovarla?"
"Non saprei, ha preso la bicicletta, mi ha detto che aveva voglia di prendere una boccata d'aria"
"Ok"
"Mi spiace che tu sia venuto apposta"
"Nessun problema, passavo di qui".
Adriana lo osservò bene e capì che mentiva.
Il vento fece ondeggiare gli acchiappasogni nel giardino, qualcuno tintinnò lievemente. Corrado si voltò a guardarli e si rese conto in quel momento che quella donna gentile aveva perso una figlia e non sapeva realmente come fossero andate le cose. Ebbe un brivido.
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Il Passante
FantasyCOMPLETATA. Corrado e Beatrice. Due ragazzi, due compagni di classe, quasi due perfetti sconosciuti. Finchè a Camarelli, paese perduto tra le nebbie del nord Italia, non accade l'impossibile. Un uomo ha appena attraversato il muro della Cattedrale...