.Pezzi d'estate e ritorno ad Hogwarts.

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Hogwarts.
Casa, in un certo senso. Un posto dove tornare.
Quella scuola imponente e frastagliata che si stagliava sul profilo blu notte del cielo, con la sua sagoma peculiare e affascinante.

Emma non si era accorta di aver contato le ultime ore della sua vacanza estiva, in realtà così arida di viaggi e divertimenti, ma ricca di riunioni e amicizia, in attesa proprio di quel ritorno. Aveva sperimentato un'insolita agitazione per tutto il tempo sull'espresso di Hogwarts, ansiosa di poter vedere all'orizzonte, quell'esatto scorcio sulla scuola di magia e se ne rendeva conto solo in quel momento.

Per Emma, trovarsi finalmente di nuovo lì, era in fondo come tornare a essere immersa nella sua tiepida normalità e sotto alcuni aspetti, come riprendere a respirare, perché, nonostante l'affetto che aveva imparato a provare per la scura e accogliente Spinner's End e per l'inaspettato caldo grigiore di Grimmauld Place, Hogwarts rimaneva il suo posto preferito.

Era il luogo dove poteva ritrovare tutti i suoi amici, compresi i tre emoor Serpeverde. Dove poteva passare il tempo a sbirciare Draco Malfoy, chiacchierare con Ginny al campo da Quidditch, o leggere in riva al lago nero, ma soprattutto, dove poteva usare la magia e quindi sentirsi completamente sé stessa.

Per un brevissimo istante, sia mentre avanzava attraverso il prato lasciandosi alle spalle le grosse carrozze trainate da strani cavalli, che li avevano condotti lungo la strada fino al castello e sia subito dopo, attraversando la Sala Grande verso il tavolo di Corvonero, i drammi che aveva vissuto a inizio estate, la solitudine, le notti insonni, il dolore e tutte le preoccupazioni che la dominavano sempre più spesso, le parvero secondari e si lasciò solo travolgere da quella manata di colore e affetto che era la scuola di Magia.

Lilith e James, che l'avevano raggiunta subito alla banchina del binario 9 e 3/4 e fatto con lei il viaggio sull'espresso, erano apparsi raggianti e sollevati nel vederla, con i loro volti curiosamente cotti dal sole e l'aria rilassata e si erano messi al suo fianco con entusiasmo, riempiendola di silenzioso affetto, mentre snocciolavano i racconti delle loro vacanze. Ora insieme a lei però osservavano muti le candele ondeggianti, che adornavano il cielo della stanza sopra le loro teste.

I lunghi tavoli delle quattro Case si srotolavano davanti a loro nel caos di nuovi studenti e vecchie conoscenze ed Emma scorse a quello dei Serpeverde David ed Emily, che si sbracciavano per salutarla e persino Artemius che fece un leggero cenno nella sua direzione, mentre a quello di Grifondoro, trovò Ginny, Hermione, Harry e i Weasley, che come sempre le facevano segni di saluto calorosi, nonostante l'avessero vista solo il giorno prima.

Lilith, James e l'emoor si sedettero e subito vennero circondati da Carmen, Sarah, Luna, Sean, i gemelli Harrods e persino Richard Done in tutto il suo gelido distacco.

E poi c'era Severus. Ovviamente Severus.
Che la osservava attento, ma con composta indifferenza, immobile tra gli altri insegnanti, quasi impalpabile in mezzo alle tante facce amiche che Emma riconosceva tutt'intorno. Il fatto stesso che l'uomo fosse lì a tenerla d'occhio, senza riuscire a nascondere completamente il suo neonato affetto per lei, la faceva sentire al sicuro.

Perché nonostante quel che aveva scoperto del passato del tutore durante l'estate, nonostante la morte dei suoi genitori, la sua apatia e ritrosia, nonostante l'ingombrante passato, il marchio nero e le differenze, Emma si fidava di Severus, perché sapeva che l'avrebbe protetta e questo la sollevava. Almeno un po'.

E sentì persino una vaga speranza scaldarle il petto, anche se era consapevole che Voldermort fosse tornato e il mondo magico sembrasse voler ignorare la cosa.

Anche se la morte dei genitori e Steph la faceva ancora sentire in colpa e aveva peggiorato drasticamente i suoi incubi.
Anche se non aveva ancora mai parlato a quattr'occhi con Harry Potter di ciò che li legava e di quel che avevano visto al cimitero.
Anche se era dolorosamente al corrente del fatto che tutto era cambiato persino lì ad Hogwarts, in alcuni casi in maniera irreparabile: come il vuoto quasi assordante lasciato da Cedric Diggory al tavolo dei Tassorosso.

Ma per la prima volta, l'emoor, nonostante tutto, voleva provare a vedere il bicchiere mezzo pieno. Voleva provare a curare le sue ferite come le aveva detto di fare Severus. Provare a sperare in un futuro, aggrappandosi testarda al bello che aveva nella sua vita.
Anche se i tuoi genitori e Steph erano morti a causa tua.

La ragazza scosse il capo a scacciare quel pensiero, avvolta dal calore di quelle pareti conosciute che la facevano sentire al sicuro e guardò il sorriso smagliante di Lilith e poi James reclinare la testa all'indietro nel ridere a una battuta di Sean.

 Si concentrò sulla calma che gli infondeva il semplice pensiero di essere di nuovo lì, seduta a quel tavolo, in mezzo ai suoi amici e pensò che in fondo ce l'avrebbero fatta, che poteva essere abbastanza forte per superare tutti i suoi problemi e dolori, e che poteva dimostrare una pazienza e resistenza sufficiente per aiutare anche gli altri a superare i loro.

Pensò che Hogwarts era più imponente e l'amicizia più forte e l'amore più essenziale di qualunque Mago Oscuro volesse metterli in pericolo: potevano farcela. Insieme potevano riuscire a rendere quell'anno scolastico un nuovo inizio, diverso dal disastro del precedente, potevano...

Tutte quelle ipotesi luminose si distrussero miserabilmente quando la donna vestita di rosa che si presentò come Dolores Umbridge, iniziò a parlare con voce squittente, anticipando Silente e auto presentandosi con tono compiaciuto come la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e distruggendo ogni vana speranza, mentre declamava tutte le nuove regole che il Ministero aveva approvato per agire in sicurezza. Nel loro interesse.

Emma era furibonda.

Le Ombre di HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora