.La Serpe e il Corvo.

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Harry Potter era appena stato nominato come il quarto campione del Torneo Tre Maghi e un silenzio denso e incredulo riempiva la Sala Grande. Il Calice di fuoco, messaggero di quella notizia, ancora brillava debolmente di azzurro e ogni singola persona presente era girata verso il tavolo di Grifondoro e fissava il malcapitato.

Nessuno riusciva davvero a capire cosa fosse successo e persino i professori sembravano sgomenti, eppure, nonostante Victor Krum, Fleur Delacour e Cedric Diggory, accompagnati da numerosi applausi, grida e schiamazzi, fossero già stati nominati e avessero già abbandonato la Sala, il Calice si era accesso nuovamente e aveva sputato fuori un quarto nome: Harry Potter.

Il ragazzo in questione, incuneato tra Hermione Granger e Ronald Weasley, era visibilmente nel panico. Si guardava intorno confuso, come se non capisse nemmeno perché all'improvviso tutti, compresi i due amici di sempre, mostrassero quello strano interesse per lui. Pallido, smilzo e spaventato, gli occhi verdi sgranati e spersi, non aveva affatto l'atteggiamento che ci si sarebbe aspettati da un Grifondoro appena nominato campione di Hogwarts.

Emma, rivolta verso di lui come il resto della scuola, lo guardava sinceramente dispiaciuta per tutta quell'attenzione che evidentemente non aveva cercato. Si girò affranta verso James, per dire lui che non credeva possibile che Potter avesse messo il suo nome dentro il calice, ma qualcosa dentro di lei cambiò e improvvisamente ebbe la spiacevole sensazione di trovarsi letteralmente al posto del bambino che è sopravvissuto.

L'immagine della Sala grande le sfarfallò davanti dal punto di vista del tavolo di Grifondoro e per un breve istante sentì tutti quegli sguardi addosso alla sua pelle e percepì il panico di Potter invaderla. Trasalì spaventata, cercando di ignorare i brividi gelidi che le correvano lungo la schiena e provò a riscuotersi, scostando prontamente lo sguardo dal ragazzo, turbata.

Non sapeva cosa fosse successo, ma era convinta che Potter fosse innocente e non era solo la sensazione che aveva avvertito poco prima a dirglielo: era logica. Il ragazzo non aveva in fondo la folta barba che si erano ritrovati i gemelli Weasley e sembrava fin troppo spaesato per essere al corrente della sua situazione. Forse addirittura credeva a uno scherzo. Harry Potter, insomma, era stupito quanto tutti loro.

La tensione nella Sala venne spezzata da Albus Silente che, pur accigliato e con aria preoccupata, lo richiamò una seconda volta, con la sua voce incredibilmente tranquilla.
"Ti devo chiedere di lasciare la Sala, Harry. Oltre quella porta"
Hermione, seduta al fianco del ragazzo e visibilmente pallida, si riscosse e diede lui una piccola gomitata, scuotendolo ed Harry sembrò animarsi debolmente e si alzò dal tavolo in modo meccanico, senza guardarsi intorno, anzi incassando la testa nelle spalle e uscendo a passo svelto dalla stessa porta accanto al tavolo dei professori che avevano imboccato gli altri campioni.

Tutti e quattro i tavoli dove erano seduti gli studenti, appena le sue spalle magre superarono l'uscita, parvero implodere. Le voci concitate di chi faceva ipotesi si accavallarono nella sala e tutti i presenti, contemporaneamente, presero ad agitarsi animosamente, con uno sfarfallare di parole e considerazioni.
"Incredibile" esalò Lilith sconvolta, mentre Sean fischiava forte e Sarah e Carmen iniziavano a parlare come sempre svelte tra loro.

Emma li ignorò e rimase in silenzio, gli occhi fissi sul tavolo, mentre ragionava sulla sensazione che aveva provato in quel singolo istante in cui si era sentita Harry Potter e continuò a pensarci anche mentre abbandonava la sala insieme agli amici e si avviava verso i dormitori, circondata dal chiacchiericcio vivace. Non partecipò alla discussione se non con qualche breve monosillabo, ma sorrise in modo incoraggiante quando James le chiese se andasse tutto bene.

Solo una volta al sicuro sotto le pesanti coltri del suo letto, l'emoor lasciò andare un sospiro e mordendosi il labbro inferiore, in un gesto pieno di insicurezza che non faceva da molto tempo, si chiese se avesse provato quella singolare sensazione solo per empatia nei confronti di Potter, oltre che per il suo innato disprezzo verso coloro che guardavano anche lei con bramosa curiosità, o se per caso l'avessero provata anche gli altri emoor.

Trovare una risposta ai suoi dubbi però significava andare a cercare David, Emily o anche solo Artemius e quindi abbandonare il dormitorio di notte, durante il coprifuoco e nonostante la strana sensazione che le stringeva lo stomaco, pensò che avrebbe potuto aspettare l'indomani e si rese conto che comunque non avrebbe saputo trovare la Sala Comune di Serpeverde. Rigirandosi più e più volte nel suo letto, che le sembrava stranamente scomodo e poco accogliente, Emma infine crollò sfinita in un sonno piuttosto agitato.

Le Ombre di HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora