.Scorci e un Malfoy.

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La nebbia premeva sulle immense vetrate della torre, nascondendo le montagne e il cielo alla vista, mentre goccioline luminose, date dalla condensa leggera, si staccavano lentamente dalla superficie liscia, scivolando verso la parte più bassa della finestra. Emma, avvolta in una coperta, le osservava con pacato interesse.

Era sola quel giorno e leggermente annoiata. Lilith aveva un terribile raffreddore che l'aveva resa insofferente, tanto da farla chiudere in dormitorio, dicendo di non voler vedere nessuno.

Luna leggeva il Cavillo in un angolo della Sala Comune, i suoi buffi orecchini a rapanello che spiccavano sui lunghi capelli biondi, mentre ondeggiava il capo, canticchiando con voce sommessa un motivetto allegro.

Dan e Luke erano corsi ai ripari e si erano chiusi in biblioteca con Richard, sperando che il secchione potesse aiutarli a fare in tempo il compito di Trasfigurazione.

Sarah e Carmen se ne stavano sedute accanto al fuoco, chiacchierando amabilmente, le teste tanto vicine che si poteva confonderle e le loro risate allegre riempivano a intermittenza il vuoto della Sala Comune.

Persino James e Sean erano impegnati, perché, nonostante il tempo terribile e la pioggia, avevano deciso di andare al campo da Quidditch per volare un po', dichiarando che per quanto il Torneo fosse avvincente, senza un po' di sport Hogwarts non era la stessa.

Emma, che non si sentiva affatto abbastanza atletica per sfidare quella bufera e aveva troppo freddo per pensare anche solo di uscire a fare un giro con Ginny, o per andare a cercare David ed Emily, si ritrovò quindi per la prima volta stranamente sola. Era un pomeriggio uggioso, che favoriva l'umore malinconico e lei era ancora piuttosto debilitata dalla prima prova del torneo. Dormiva male ed era vessata dagli incubi, sempre più presenti e oscuri e a poco servivano le lezioni di Occlumanzia con Severus.

La ragazzina appoggiò la fronte sul vetro liscio, pensando a Harry Potter e la loro connessione: la vita a Hogwarts era fatta anche di quei rari momenti di solitudine e dolce far niente.

*

"Scacco" disse James, gli occhi chiari brillanti dalla soddisfazione.
Emma corrugò la fronte, osservando il cavallo bianco dell'amico che svettava nella sua posizione critica per il suo povero re nero, rimasto privo di protezione e fece scorrere lo sguardo sopra le caselle, occupate qua e là da pedine agitate, che sbraitavano consigli per non finire tra i pezzi mangiati. Infine lo vide: l'alfiere dimenticato nell'angolo sinistro della scacchiera, che la fissava in silenzio.

"Ti sbagli" disse all'amico, mentre faceva muovere il pezzo avanti di una sola casella "è mio lo scacco." precisò e si godette lo sbigottimento di James per un istante, prima di aggiungere con un mezzo sorriso trionfante: "Matto"

Il ragazzo aprì e chiuse due volte la bocca, chiaramente sorpreso, e poi sbuffò sonoramente, accasciandosi sul divano con un'espressione contrariata stampata sul volto lentigginoso.
"Ma non mi dire" intervenne Sean, seduto accanto all'amico "Emma ti ha battuto. Di nuovo"
"È una questione di fortuna." rispose acido James.
"Credevo il tuo motto fosse 'negli scacchi solo abilità" ribatté l'emoor divertita, picchiettando amichevolmente sul suo ginocchio.

 "Non prendertela male Emma." ridacchiò Sean "James cambia i suoi motti in base alla sua fortuna, ora probabilmente si starà maledicendo per averti insegnato a giocare a scacchi. L'ho visto lanciare una scacchiera contro un muro una volta. Questo è un gioco davvero pericoloso da fare con lui"

 "Non è vero" sibilò subito James, lanciandogli un'occhiataccia, ma era esattamente così.
Gli scacchi erano l'unica cosa che gli facevano perdere la calma, rendendolo estremamente competitivo e nervoso, al contrario del suo atteggiamento generalmente pacato e composto. Vederlo uscire dai gangheri, senza più la sua espressione placida e seria, era sempre divertente e il fatto che Emma continuasse a batterlo con una certa facilità sembrava addirittura esilarante agli occhi di Sean.

"Dovresti saperlo Jam" lo punzecchiò l'emoor "l'allievo supera sempre il maestro prima poi, se si applica e usa la testa."
Allungò una mano per scompigliare i capelli scuri dell'amico, che si perse dietro mille borbottii, facendo ridere di gusto Sean.

Lilith, ancora piegata dal raffreddore, scese in quel momento le scale del dormitorio femminile e si avvicinò lentamente al divano dove stavano i tre compagni di Casa. Lanciò uno sguardo curioso alla scacchiera, corrugando la fronte e sorpresa si girò verso l'amico.
"Oh McGregor, hai perso di nuovo" disse distrattamente, inconsapevole di essere il coltello nella piaga.

James assunse una smorfia esageratamente sconfortata e tutti si fecero sfuggire una risatina appena trattenuta.

Le Ombre di HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora