.Vestibolo del dramma.

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Fanny guardava i due ragazzi con interesse, la testa piumata piegata leggermente di lato come se stesse riflettendo su qualcosa di complicato ed Emma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, affascinata dal piumaggio colorato e dagli occhi estremamente acuti e intelligenti dell'animale, simili a due tizzoni scuri.
"È bellissima vero?" domandò in un soffio, mentre il rapace gonfiava il petto cremisi con un certo orgoglio.
"Già. Bellissima" mormorò Harry Potter, seduto al suo fianco, l'aria perennemente concentrata su altro.

Cadde di nuovo il silenzio. I due ragazzi erano seduti in attesa da almeno dieci minuti sulle due seggiole di fronte alla scrivania del preside. Un imbarazzo velato a nutrire la tensione tra loro.
Silente non si era ancora presentato, anche se Emma aveva la curiosa sensazione di essere osservata e già due volte si era guardata intorno attenta, scrutando le pareti colme di libri e strumenti, come se si fosse aspettata di incrociare lo sguardo del preside.

Potter invece era visibilmente nervoso e tamburellava con le dita della mano destra sul bracciolo della sedia, il ginocchio sinistro che si muoveva veloce a tempo con i suoi pensieri e ogni due minuti si agitava insofferente sul posto, nel tentativo vano di trovare una posizione più comoda. La ragazza provò a ignorarlo, prendendo un grosso respiro e ordinando i suoi pensieri. Non sapeva cosa aspettarsi.

Fino a quel momento non avevano parlato molto, vagamente a disagio, entrambi consapevoli che era la prima volta che si trovavano in una stanza completamente soli e che su di loro gravava quello che era successo nel bagno di Mirtilla Malcontenta e di cui non avevano ancora discusso. Emma stessa, solitamente piuttosto pacata, non si sentiva ben disposta nei confronti del Grifondoro.

"Come sta... Malfoy?" azzardò lui dopo qualche minuto di silenzio, lanciando un'occhiata incerta alla ragazza.
"Bene" rispose secca l'emoor, lisciandosi le pieghe della gonna della divisa con improvviso interesse.
"Bene. Meno male" esalò lui con sollievo, grattandosi la testa, con il risultato di arruffare ancora di più i capelli neri.
Vedendo il suo volto contratto di ansia e dispiacere, così grondante di scuse che non riusciva a esternare, a Emma sfuggì un sorriso, ma non disse nulla. Era ancora arrabbiata con lui.

Prima però che il silenzio tra loro rischiasse di diventare di nuovo fonte d'imbarazzo, Silente entrò nella stanza, passando da una stretta porta dietro la scrivania. Indossava un'elegante veste color rosa pallido e non sembrò far caso alla tensione evidente tra i due, ma al contrario si sedette di fronte a loro con aria quasi allegra, scrutandoli attentamente da dietro i suoi occhialini a mezzaluna.

"Ah. Eccoci qui, la nostra prima lezione tutti insieme, come state?" chiese bonario, luminoso quasi.
"Bene!" risposero entrambi nello stesso momento, incerti e Silente fece un piccolo sorriso, studiandoli con distaccata gentilezza.
"Ne sono contento, ne sono contento" bofonchiò "Anche perché quello che affronteremo oggi ha bisogno di molta concentrazione da parte di entrambi. Di tutte le lezioni che abbiamo fatto insieme questa sarà probabilmente la più importante, ma, temo di dovervi avvisare, anche quella con meno risposte."

"Parleremo del nostro legame?" chiese subito Emma, senza riuscire a trattenersi, decisa ad arrivare in fretta al nocciolo della questione.
"Sempre la prima con la curiosità" ridacchiò lui, prendendola bonariamente in giro "in parte sì. Ne parleremo"
L'emoor sorrise mesta, ma Harry invece rimase con la testa quasi incassata nelle spalle, lanciando solo un'occhiata pallida all'uomo.

Il preside non vi diede però peso e poggiò le mani sulla scrivania con un movimento elegante, sedendosi più comodo e facendo un respiro profondo, come a raccogliere i pensieri.
Emma non potè fare a meno di osservare la mano ferita, tesa sul legno di fronte a loro: sembrava morta da tanto era nera. Potter, invece, vi teneva orgogliosamente lo sguardo lontano, come se volesse dimostrare di poter fare a meno della curiosità, ma se il preside si accorse dell'interesse dell'una, o dell'ostentato disinteresse dell'altro, non ne diede segno, troppo perso nei suoi pensieri.

"Per iniziare... perché non provate a descrivermi il vostro legame?" domandò all'improvviso con leggerezza e i due ragazzi si lanciarono un mezzo sguardo, indecisi, come se non sapessero da cosa partire.
Fu Harry a schiarirsi la voce e parlare per primo, da bravo Grifondoro, pur con le guance rosate e l'aria di chi si sente a disagio.
"Beh, sembra che facciamo entrambi incubi simili, a volte, ma non sempre insieme, ma dormiamo comunque entrambi a fatica."
"Ti accorgi quando c'è anche Emma con te?" chiese il preside e il ragazzo annuì contro voglia.
"È successo solo raramente però, come per esempio quando abbiamo visto l'attacco al signor Weasley."

"E tu Emma?" chiese l'uomo con interesse "Te ne accorgi?"
Anche l'emoor annuì lentamente, cercando di pensare a tutte le volte che la connessione tra lei e Potter si era attivata. Era successo prevalentemente nel sonno, ma non solo. Era... strana.
"È vero che è successo piuttosto raramente." disse quieta "Quando avviene è qualcosa di strano. Riesco proprio a percepire la presenza di Harry nel sogno, dal suo punto di vista. A volte siamo una cosa sola, altre volte però avverto la sua persona come fossimo in una stanza, come se negli incubi fosse seduto accanto a me"

"Interessante e gli incubi hanno perso intensità con il tempo?"
Entrambi i ragazzi scossero la testa vagamente afflitti.
"Stanno peggiorando gli incubi da soli in realtà" disse Harry "Io non dormo affatto, ma non ci siamo più visti. No?"
Emma fece un leggero segno di assenso verso il ragazzo.
"D'accordo." annuì il preside, gli occhi che brillavano attenti e sembrò perdersi per un lungo momento nei suoi pensieri, ma nessuno dei due ragazzi osò intervenire, fino a quando non fu lui di nuovo a spezzare il silenzio.
"Molto bene. è una partenza immagino, vi faccio un'altra domanda importante: avete mai provato a comunicare nei sogni?"

Grifondoro e Corvonero si accigliarono leggermente, ma di nuovo scossero la testa nello stesso momento.
"Invece durante le intromissioni di mente che avete subito durante, per esempio, il Torneo Tremaghi? I momenti in cui siete svegli, ma riuscite a percepirvi? Avete mai tentato di parlarvi nella mente?" insistette il professore nuovamente e questa volta Potter scosse la testa, ma Emma annuì sicura.
"Non solo durante le prove" rispose con enfasi "Ho cercato di usare la connessione per comunicare con Harry in più di un'occasione, ma è come se ci fosse un muro. Durante la terza prova però, nel cimitero, credo che mi abbia percepito, cercavo di far sentire lui la mia presenza. Volevo fargli sapere che non era solo."

"E tu riuscivi a percepirla, Harry?" indagò l'uomo e il ragazzo parve illuminarsi stupito e assentì con un cenno lieve del capo, gli occhi verdi sgranati che osservavano l'emoor di sottecchi.
"È vero, l'avevo dimenticato." sussurrò "Anche se mentre ero nel cimitero non sapevo fosse lei. Avvertivo semplicemente un qualcosa, come se qualcuno mi stesse supportando e in realtà anche durante la seconda prova, nell'ultimo tratto a nuoto. L'Algabranchia non funzionava più e credevo di soffocare, ma ho sentito qualcuno, come dentro di me che mi spingeva a nuotare."
Emma confermò la versione del ragazzo con un sorriso.
"Non ero sicura che te ne fossi accorto"
"Me ne ero accorto."

Il preside unì le due mani e le portò sotto il mento pensieroso, Emma non avrebbe saputo dire se fosse preoccupato, o solo stanco.
"Bene, molto bene, questo mi solleva." disse lentamente "Altre volte in cui hai avvertito Emma usare la connessione su di te, Harry?"
Il moro scosse la testa "No, mi dispiace" mormorò e Silente annuì una volta di più, assorto.
"È possibile che il tuo sia un meccanismo di difesa, Harry. Dovremo lavorarci per aggirarlo, la vostra connessione è un vantaggio estremamente positivo ed essenziale"

Le Ombre di HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora