«Ciao papà»
Era tanto che non pronunciavo queste parole, sembra strano, eppure è davanti a me, anzi, mi è sempre stato accanto, ed io non l'ho capito fino ad oggi.
Ho sempre avuto un padre.
«Ho appena finito di parlare con i medici, la bambina sta bene, è perfettamente in salute» mi dice, avvicinandosi.
La... bambina?
«Cosa...?» chiedo a voce bassa.
«Si, ce l'hai fatta, sta bene»
Non riesco a replicare, lo guardo con occhi persi e bocca semi-aperta, lui mi sorride.
«Vuoi vederla?» mi chiede.
Annuisco e lui esce dalla stanza.
Mi fa male la pancia, alzo il lenzuolo e vedo una cicatrice sul ventre, la tocco a malapena.Ahia.
In un paio di minuti lo sento tornare indietro, con un passo più lento, più cauto.
Apre la porta, spalancandola lentamente.
Osservo la figura di mio padre varcare l'uscio, avvolgendo con le braccia un neonato, avvolto da una coperta.
Si avvicina e mi posa la bambina tra le braccia, la tengo stretta e la osservo.
È sveglia e vigile, ha gli occhi di Levi e i capelli (c/c), continua a stringere le manine in dei pugnetti, come se volesse afferrare qualcosa.
Avvicino un dito alla sua mano e lei me lo afferra, rilassandosi a sua volta.
Sento bagnarsi la guancia a causa di una lacrima che sento scendere lungo il viso.«Guarda che puoi piangere se vuoi, te lo meriti» dice mio padre, mentre io non stacco lo sguardo dalla bambina.
Faccio scendere un'altra lacrima e la avvicino a me, stringendola contro il petto.
«Scusa» sussurro.Non so a chi io abbia chiesto scusa, a lei, a mio padre, a me stessa.
L'uomo che ormai chiamo 'papà' si avvicina e si siede accanto al letto ospedaliero.
«È davvero bellissima»
«Si, lo è»
«Come hai capito chi ero?» mi chiede improvvisamente.
«Prima che mi soccorressi, avevo trovato il diario di mamma. O meglio, il tuo diario»
«Ma...»
«Il locale delle scommesse, il modo di raccontare, le dediche piene di dettagli... ho solo fatto 2+2»
«Sei proprio uguale a lei»
«Ci sono ancora tante domande senza risposta però» lo guardo e aspetto che inizi a parlare.«E va bene» raddrizza la schiena «Tua madre ed io ci siamo conosciuti al bar delle scommesse, era figlia di un imprenditore abbastanza noto ma aveva deciso di prendere in mano la sua vita, così decise di arruolarsi come soldato e capitava spesso al bar nelle pause. Era bellissima» Si ferma e mi guarda «Uguale a te» commenta. «Io mi sono innamorato a prima vista, lei invece era più fredda, più ribelle, più... forte. Non le piacevano le regole, nonostante fosse il miglior soldato del suo corpo cadetti. Non le piaceva il mondo che la circondava, nonostante ci vivesse. Probabilmente mi ha conosciuto nella parte della sua vita in cui aveva deciso di scappare. La nostra storia è durata meno di un anno, in segreto. Suo padre, quando scoprì chi ero ed il reddito che avevo, le tagliò i fondi e lei fu obbligata a trasferirsi in superficie, sposando un'ufficiale dell'esercito»
«Un'ufficiale...»
«Non lo amava. Ma era rimasta incinta, e aveva bisogno di soldi. Io non potevo darle niente»
«L'ho conosciuto, il generale intendo» gli dico.
«Sul serio?»
«Si, pensavo fosse mio padre ma ho poi scoperto che non era così»
«Quindi lo conosci...»
«È morto, se è quello che ti interessa sapere. Divorato da un gigante durante la 57esima spedizione, al posto mio»
«Ti ha salvata?»
«Non era una cattiva persona. Aveva una famiglia nuova. Era anche un uomo triste, triste fino alla fine. Quasi patetico»
«Capisco»
Ci furono dei minuti di silenzio e ripresi parola.
«Anche lui ha detto che sono come lei, come mia madre intendo»
«Lo sei davvero, la sua copia»
«Grazie»
«Per?»
«Per aver vegliato su di me quando nessuno lo stava facendo»
«È il lavoro di un genitore» sorride.
«Già»
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Lasciati amare | Levi x Reader
Fanfiction(T/n) è una ragazza nata e cresciuta nel Sottosuolo abbandonata dal padre dopo la morte della madre: dall'età di 6 anni vive per strada, da sola. Non si fida di nessuno e vive rubando e truffando. Un giorno però viene catturata da un Caporale della...