XI - I just had..

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...

Arriviamo fuori Parigi, verso le campagne, dove c'era casa mia.

Solo che sorgeva un problema, stava diluviando.

«Ti accompagno io?» mi chiede Kylian.
Mi giro in sua direzione mordendomi il labbro inferiore nervosamente, per poi rigirarmi verso la strada, «Forse è meglio di si» affermo.
Lui sorride e sgancia la cintura di sicurezza, viene verso la mia portiera, «Madame» dice, come sempre, allungando il braccio.

Ci prendiamo per mano e camminiamo lungo la via sterrata che portava al villone di Achraf.

Agguzzo gli occhi vedendo la casa in lontananza e noto che le luci sono tutte spente, «Mah» dico.
Di solito a quest'ora tutti erano ancora svegli, eravamo un po' come dei gufi.

«Aspetta, chiamo Oui» dico verso Kylian.
Lui si mette a ridere, «Ti ricordo che sta diluviando e siamo sotto la pioggia Amì!» mi dice, ancora ridendo.
Rispondo ridacchiando anche io.

Squilla il telefono e annuisco verso Kylian, in segno che avessero il telefono acceso.

«Pronto Amí?» risponde mia cugina. «Oui! Che fine avete fatto? È tutto spento..» «Siamo da nostra nonna qui in centro a Parigi. Cazzo, mi sono dimenticata di dirtelo! Scusami davvero» esclama dispiaciuta, «Vuoi venire?» mi chiede infine. «No no, tranquilla tesoro-»

Mi si mozza il respiro quando, mentre parlavo al telefono, Kylian inizia a provocarmi baciandomi il collo. Gli tengo la nuca sbarrando gli occhi.

«M-ma quanto state da vostra nonna?» chiedo, in preda al piacere, «Eh, fino a domani pomeriggio» «Oh.. va bene dai, allora vi l-lascio in pace con nonna!» gli tiro uno schiaffetto sulla nuca ridacchiando, lui sorride sulla mia pelle. A momenti ho i capogiri. «Va bene dai.. buonanotte allora Amì!»
«Buonanotte a voi!» esclamo, per poi attaccare.

Metto il telefono in tasca e mi attacco alle labbra del mulattino davanti a me. Tanto eravamo in una campagna dispersa, nessuno poteva vederci.

«Ma così ti prende?» mi stacco sorridendo. «Porca puttana, sei attraente pure fradicia dalla pioggia» esclama. Sorrido sulle sue labbra per poi riattaccarmici subito.

Le mordeva a suo piacimento quando, capendo come sarebbe andata a finire, lo prendo per mano dietro di me dirigendomi dentro casa.

«No aspetta» mi ferma, tirandomi indietro. Mi riavvicina al suo viso, «Non mi piacciono i luoghi normali» dice con un sorriso ammaliante.
Ricambio il sorriso, «Cosa intenderesti dire con questo?» chiedo ironica ma anche confusa.
«Questo» esclama, prendendomi in braccio e iniziando a correre tra le campagne.
«Tu sei matto!»

Ci riattacchiamo come due calamite, con una foga illegale. Iniziando a spargere le nostre mani per tutti i nostri corpi.

Avevo detto che non lo volevo fare la prima sera, ma cazzo, come si fa a resistere una tale divinità?

Si stacca e passa al mio collo, pressandomi con le sue mani sulla mia schiena verso il suo corpo.

«Porca puttana» dico, con voce mozzata, «Sei fantastico» aggiungo.
Lui si stacca, «Lo so» dice, con un sorriso fiero.
«Aggiungo, anche il tuo ego è illegale» esclamo ironica, lui scoppia a ridere.

Ci mangiamo nuovamente con gli occhi per poi riattaccarci, solo che questa volta i vestiti cessarono.

Lo guardavo mentre, come un maestro, sfilava tutti i miei indumenti. Dal basso alza lo sguardo, notando il mio intimo abbastanza adatto alla situazione, solo che l'avevo messo totalmente per caso.

Lo guardo alzando e abbassando le sopracciglia, lui mi sorride e lo sfila a modo suo.

Finiamo a consumare tutte le nostre voglie, passioni e amori, in mezzo ad una campagna e sotto la pioggia estiva di agosto. L'atmosfera era magnifica, ma lui lo era ancora di più, si muoveva come solo lui sapeva fare. Sentivo le farfalle dappertutto. Questo non era semplice sesso per me.

...

Una volta raggiunti i limiti, la pioggia era quasi finita, ma la notte ancora no. Si sentivano i grilli che cantavano a tutt'orchestra, e noi, ci rivestiamo e ci buttiamo sfiniti sull'erba secca, come due sacchi di patate.

Mi giro in sua direzione sdraiata su un lato, «Sei bellissimo» dico, nel silenzio.
Si gira, «Anche tu mi amor» si appoggia con la testa sul mio seno.

Muovo la mano sulla sua testa facendo dei piccoli grattini tra suoi capelli afro, rasati e decolorati.

«Vuoi che facciamo la fine di pochi minuti fa?» mi chiede alzando la testa ironico e ridendo. Ricambio la risata, «Se proprio vuoi, non me ne privo» rispondo provocandolo. Ride riappoggiandosi dov'era pochi secondi prima.

Dopo pochi minuti sento dei respiri profondi, «Kylian?» lo chiamo sottovoce, fermando i grattini.
Alzo la schiena e noto che il bambinone si fosse addormentato.
Ridacchio risdraiando il busto, «Ventidue anni per niente amore mio» dico, per poi baciargli la testa.

Sento una notifica sul telefono,

' Che belli che siete guarda. Non senti il peso delle corna sul collo? '

«Ancora questa?!» esclamo mollando nervosamente le braccia a terra.

«Chi?!» esclama Kyky spaventato, risvegliandosi. «Nulla tato, quella tua fiamma che continua a dire che la foto sia recente» spiego.
«Ah, lite tra galline, non mi interessa» dice, guardandomi negli occhi e ridendo.
«Ma oh!» esclamo, tirandogli uno schiaffo. Lui si avvicina e mi bacia lentamente, «Tu sei la gallina bella peró, lei è quella brutta e che continua a chioccare» mi dice, sorridendo.
«Ma quanti film ti fai?» gli dico ridendo.

' Le corna causate dalle tue visioni, visto che sei una psicopatica, intendi? '

Le rispondo.
Kylian fissava lo schermo e, appena invio il messaggio, si alza e si riattacca un'ennesima volta alle mie labbra.
Tra smancerie varie, ci addormentiamo abbracciati letteralmente sul suolo di quella campagna. Non potevo chiedere di meglio.

A Dream or a Nightmare? - Kylian Mbappé Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora