LVIII - Il capodanno migliore con le persone migliori

998 35 5
                                    

december 31th - cinque giorni dopo..

«TRE... DUE... UNO... BUON ANNO A TUTTI» strillammo tutti assieme mentre Jessica stappava lo spumante con quel suo sorriso brillante e affascinante.

Tutti iniziammo a scambiarci gli auguri, schioccare i bicchieri e lasciarci i baci sulle guance con di sottofondo il concerto di Canale5. Era un classico quel concerto sul televisore in Italia, con il countdown e tutti i cantanti che, appena scattava la mezzanotte, festeggiavano tutti assieme.. proprio come stavamo facendo noi in quel momento. I parigini non lo conoscevano, solo Jessica e i miei cugini forse, ma era sempre bello portare tutti gli altri alla vita dei comuni mortali.

«Amira» richiamò la mia attenzione Kylian, afferrandomi ad un angolo della cucina e facendo aderire le mie natiche scoperte dalla gonna su un bancone freddo.

Mi stava fissando piantando con tanto di acqua quei suoi occhi marroni sopra i miei.
Ogni volta che li guardavo mi sembrava di vedere la cioccolata calda invernale che bolliva, quella buona e densa che ti servono nei bar di montagna mentre fuori ci sono due, tre o addirittura quattro gradi sottozero. Erano bellissimi.. fantastici, non erano dei semplici occhi marroni per me, erano i suoi occhi, unici, proprio come lui.

«Vuoi essere il mio anno? O meglio, i miei prossimi anni?» mi chiese, mentre fissavo i suoi due pozzi marroni.
Scossi il capo, «Cosa?» balbettai, afferrando il suo viso tra le mie mani.
«Non ti va?» si tirò un centimetro indietro dal mio viso, incupendosi abbastanza.
«Si.. si che mi va» risposi balbettando, buttando le braccia dietro la sua nuca.

In mezzo secondo mi ritrovai sopra le sue labbra carnose e morbide, unite in un bacio unico, il nostro primo bacio da coppia confermata e non più da scopamici seriali. Era un bacio vero, pieno di amore ma anche una punta di sofferenza, pieno di tutte le gelosie e nervosi che prima non potevamo tirare del tutto fuori perché non eravamo una vera coppia, certo, era vero che sapessimo dei sentimenti di entrambi, ma finché non si è una coppia, come si può esprimere la propria gelosia?

«AMIRA» mi corse incontro mia madre strillando, interrompendo quel momento a dir poco fantastico.
«Dimmi» la guardai sgranando gli occhi e staccandomi dal parigino.
«Scusate, non volevo..» balbettò, notando la situazione in cui ci aveva beccati.
«Tranquilla, dille tutto» la fermò Kylian.
Mamma sorrise, «Hanno..» iniziò a parlare scoppiando in lacrime.
«Hanno?» la incitai a parlare unendo le nostre mani.
«Hanno rilasciato tuo padre» buttò fuori, tutto assieme e velocemente.
Portai le mani alla bocca, «O mio dio» esclamai, aggiungendo le mie lacrime a quelle di mia madre.

Era forse il capodanno migliore di quei miei diciannove anni di vita?

«Ma quando torna?» chiesi con la voce impastata dal magone.
«Ora, lo stanno portando ora» esclamò, per poi buttarsi nelle mie braccia.

Era successo tutto in cosi pochi minuti che il mio pianto fu un misto tra gioia e agitazione, mi girava quasi la testa dall'emozione.

«Al nostro bellissimo gruppo» si avvicinò Jessica, schioccando il suo bicchiere assieme ai nostri, «Come mai queste lacrime?» chiese la francomarocchina, notando i visi arrossati di me e mamma.
«Hanno rilasciato Othman» rispose con fierezza mia madre, per poi lasciarsi nelle braccia della riccia, che la trasportò in salotto con tutti gli altri.

Tornai al mio francese, che stava seguendo ogni mio movimento divorandomi con solo sguardo, «Ti amo, sono troppo felice per te» sussurrò sulle mie labbra.
«Non dirlo a me» ricambiai un bacio stringendomi a lui.

...

Eravamo tutti un po' andati, ma dopo il capodanno è sempre così. Tranne per il fatto che c'era Oui in cucina che dava lezioni di ballo a Jessica, Marco che cantava il karaoke con Ney, io stravaccata sul divano abbracciata a Kylian con in mano un bel bicchierone di Valpolicella, e infine Achraf, Joao e mamma che guidavano la base dei due calciatori improvvisati cantanti.

Ci interruppe il campanello, sbarrai gli occhi verso mamma, «Chi è?» strillai, correndo ad aprire, ma chi mi ritrovai davanti era ben che aspettato, il mio papà bellissimo.

«PÀ» strillai scoppiando a piangere e abbracciandolo con quella poca delicatezza che riuscivo a dosare.
«Come sei diventata bella» esclamò quest'ultimo accarezzando il mio viso.
«Tu lo sei di più» risposi, mentre le lacrime continuavano a scendere come cascate.

Gli lasciai lo spazio per entrare in casa, era un bel po' che non la vedeva, ma le persone all'interno ancora di meno, anzi, certe neanche le aveva mai viste.

«Perché abbiamo metà Paris Saint-Germain in casa?» mi chiese, girandosi in mia direzione, per poi girarsi nuovamente verso il pubblico parigino che ci assisteva, «Ma quello è Mbappé? Perché sei così calma con lui in casa?» aggiunse, sforzandosi quasi a ridere dopo la sua stessa frase, ma le risate degli altri lo superarono, facendogli incurvare un bel sorriso splendente.
Ridacchiai anche io, «Quante cose ti devo ancora raccontare Pà» affermai, battendo una mano sulle sue spalle.

A Dream or a Nightmare? - Kylian Mbappé Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora