XXIV - Maldito orgullo

1.2K 48 7
                                    

il giorno dopo...

È da più di dodici ore, se non di più, che non sento Kylian. Ieri erano circa le 3am quando sono arrivata a casa, lui penso che per ovvi motivi sia tornato a casa sua.

Appena sono arrivata a casa con le guance rosse dalle lacrime, subito i tre Parisiens in casa hanno iniziato a ammassarmi di domande, che io sdeviai chiudendomi in camera.

Kylian invece, meravigliata dal suo ego messo da parte, verso le quattro del mattino circa mi ha scritto un semplice 'Notte'. Come mia risposta ha ottenuto solo un misero visualizzato.

Ora è esattamente mezzogiorno e qualche minuto. Ho appena messo piede giù dal letto da pochi secondi.

...

«Buongiorno casciavit» mi salutó mio fratello, sbagliando totalmente tasto visto che non avevo la minima voglia di litigare per le nostre rivalità calcistiche.

Mi alzai dallo sgabello andando davanti all'arco del salotto, «Esci» affermai indicando esso.
«Per quale motivo Madame?» si azzardò a domandare.
«Esci» ripeto alzando i toni, senza dargli nessuna spiegazione.

Lui si alza alzando anche le braccia in segno di resa, tutti in sala mi fissarono senza aprire bocca.
Mi riaccomodai al mio posto appena lo sbruffone uscì dal salotto e afferrai la mia fantastica tazza del Milan con dentro il caffè-latte acido fatto da Neymar.

«Ma ci vuoi spiegare che è successo ieri?» insiste Ney, era da ieri che continuava a chiedermi che fosse successo con il francese.
«Chiedilo a quel simpaticone del tuo migliore amico» affermo, incurvando un sorriso falso abbastanza acido.
Lui si schiaccia il palmo della mano in faccia, «Che ha fatto ora quel demente?» mi chiede con le mani impugnate sui capelli.
«Mi ha solo letteralmente accusata verbalmente dopo che mi sono dichiarata a lui» risposi.

Subito Ouidad, che era al mio fianco, si gira sbarrando gli occhi. Lei sapeva che era difficile che io mi dichiarassi a qualcuno.
«Cazzo Kylian, che guaio hai fatto» borbotta la marocchina tra lei e lei.
Io mi giro verso Ney alzando e abbassando le sopracciglia.

«Corro subito a casa sua a dirgliene quattro sto pomeriggio, non la passa liscia» afferma infine, picchiettando l'indice.
«Sará meglio» affermo con un sorriso smorzato.

...

Oggi dovrei andare a richiedere l'iscrizione all'università, precisamente Moda e Design, quindi subito entrai in doccia e asciugai i miei capelli lasciandoli ricci naturali.

Non avevo voglia di vestirmi elegante quindi misi una semplice polo blu e dei jeans skinny bianchi con i dottor Martens.

Mi incamminai verso l'uscita salutando tutti, «La nostra ragazzetta diventerá una stilista ragazzi!» esclama Presko, dopo avermi lasciato due baci sulle guance.
«Ci puoi contare!» esclamo.
Saluto poi Ouid, che non poteva accompagnarmi poiché doveva andare a richiedere l'iscrizione in un'altra università.

Senza perdermi tanto in scemenze, apro la porta e mi avvio verso il mio caro tassista, che in poco tempo mi porta a destinazione.
Di solito chiacchiero sempre con lui, anche dei miei fatti privati, oggi invece il silenzio ha regnato per tutto il tragitto. Colpa di quel cazzuto di francese, mi cambia l'umore peggio di un disturbo mentale.

«Grazie mille!» spezzo il silenzio quasi eterno con l'autista, per poi scendere dall'auto.

Ero in anticipo della bellezza di quaranta minuti, quindi decisi di dedicarmi un po' di tempo per me.
Mi avvai verso il centro di Parigi, che distava neanche cento metri, entrando in un piccolo bistrot tanto carino, quanto caro però.
Peccato che appena apro la porta con quel capanaccio che tintinnava attaccato ad essa, mi ritrovo davanti la figura mascolina di quel decerebrato di Mbappé.

Stava pagando alla cassa la sua colazione, subito distoglie lo sguardo dalla cassiera e lo poggia su di me, spalancando gli occhi.
Sembrava che non ci vedessimo e sentissimo da mesi, invece ci siamo privati di noi solo per nemmeno 24 ore.

«Ami..» spezza il silenzio lui, mentre la cassiera gli porgeva il suo bancomat e lo scontrino.
Indietreggiai uscendo da quel piccolo bar così invitante ma la sua presenza mi urtava quasi, non volevo starci più un minuto la dentro.

«Amira!» sento dietro di me in lontananza intanto che continuavo ad aumentare il passo.
«Amira ti vuoi fermare?» non avevo la minima intenzione di fare quello che dicesse.
«Ami-» non lo feci finire che mi imbucai nel primo bar che vidi ai miei lati. Come non detto entró anche lui.

«Amira cazzo fermati!» mi tiró per la maglia e mi ritrovai a due centimetri scarsi dal suo viso.
Sentivo il suo respiro sul viso, «Che vuoi» azzardai a dire con voce tremante e cupa.
Stava esaminando ogni mio lineamento, «Ma cosa sono queste?» mi domanda, passando un dito sulle macchie violacee sui miei zigomi.
Mi prese un magone allo stomaco, «Chiedilo al tuo fottuto ego Kylian, chiedilo a lui che forse ti sa rispondere» sputai acida.
«Amira, era un momento di rabbia. Non volevo risponderti così».

Affermava tutto ció con gli occhi più lucidi di una lastra di ghiaccio, non sapevo che fare.
Sorgevano mille domande tra i miei pensieri..

A Dream or a Nightmare? - Kylian Mbappé Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora